Enrico Giovannini

Enrico GiovanniniAnsa | Enrico Giovannini

Nelle ore più calde della formazione del governo Draghi, il suo nome era considerato tra i papabili per il neonato ministero della Transizione ecologica. Un po’ a sorpresa, Enrico Giovannini, che di ambiente si occupa da tempo, essendo anche co-fondatore, nel 2016, dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, l’Asvis, è stato nominato ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. «Serve un Governo politico forte. Basta ristori a tutti: bisognerebbe aiutare le aziende senza speranza a riconvertirsi», aveva detto un mese prima del suo ingresso nell’esecutivo, avvenuto il 13 febbraio 2021.

Chi è Enrico Giovannini?

Nato a Roma nel 1957, Enrico Giovannini è sposato con due figli. Della sua vita privata si conosce davvero poco, essendo il ministro così riservato da non avere alcun account social. La carriera professionale di Giovannini inizia nel 1982, quando viene assunto come ricercatore presso l’Istat, a un anno dalla laurea in Economia e commercio ottenuta all’Università La Sapienza di Roma. Dopo sette anni in via Cesare Balbo, Giovannini si trasferisce all’Istituto nazionale per lo studio della congiuntura nei panni di dirigente di ricerca. Nel 1992 torna all’Istat, questa volta da responsabile prima del servizio studi econometrici e poi del dipartimento di contabilità nazionale.

Nel 2001, dopo diverse consulenze fatte per Confindustria e per il ministero del Tesoro, Giovannini lascia l’Italia e vola a Parigi per coprire l’incarico di Chief Statistician e Director of the Statistics Directorate presso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Ocse. Nel frattempo, l’Università romana di Tor Vergata gli affida la cattedra di Statistica economica. Il suo percorso professionale, tuttavia, si imbatte ancora una volta con l’Istat: nel 2009 Giovannini diventa presidente dell’istituto, ruolo che manterrà fino al 28 aprile 2013, quando l’economista sarà chiamato a ricoprire il primo vero incarico di carattere politico.

Carriera politica

È il 28 marzo 2013. Pier Luigi Bersani sale al Quirinale per riferire che il mandato di formazione del nuovo governo non è andato a buon fine. Due giorni dopo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nomina un pool di dieci “saggi” con il compito di cercare soluzioni per trainare l’Italia fuori dalla crisi istituzionale ed economica. Tra loro c’è anche Enrico Giovannini. Quando il 27 aprile si chiude positivamente l’esplorazione di Enrico Letta per formare un governo di larghe intese e l’attuale segretario del Pd scioglie le riserve, nella lista dei ministri portata al Quirinale compare il nome di Enrico Giovannini nella casella del ministero del Lavoro.

In realtà, già nel 2011 era stato convocato da Palazzo Chigi, quando l’inquilino era Silvio Berlusconi: allora il leader di Forza Italia l’aveva voluto a capo del gruppo di lavoro “Economia non osservata e flussi finanziari”, che nacque con lo scopo di elaborare misure di contrasto all’evasione fiscale. Nella sua permanenza – meno di un anno – al ministero del Lavoro, Giovannini non ha avuto modo di modificare l’impianto della contestata riforma Fornero di fine 2011, ma aveva avviato i lavori nel suo dicastero per elaborare l’introduzione di un prestito pensionistico, garantito da Stato e aziende, da erogare agli esodati non ancora arrivati all’età pensionabile.

Testo di Felice Florio

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