Disorientati, bamboccioni e annoiati: tutti i luoghi comuni sui giovani – Il video

Altro che disorientati, i ragazzi di oggi chiedono più fiducia e meno critiche: a Open parlano i maturandi

Bamboccioni, choosy, disorientati e annoiati. Una fiera di luoghi comuni e pregiudizi che pesano come un macigno sui giovani accusati di non voler lavorare, di essere schizzinosi e di pretendere tutto e subito. Giovani che in questi giorni sono alle prese con la Maturità.


I casi che fanno discutere

Dai giornali che parlano di «generazione disorientata» all’ultima trovata, quella del sindaco di Gabicce Mare, Domenico Pascuzzi, secondo cui «negli alberghi e nei ristoranti mancano i lavoratori stagionali del turismo».


Il motivo? Nessuno vuole faticare: «Prendono il reddito di cittadinanza». La solita storia sui giovani scansafatiche. C’è anche il call center che non trova dipendenti a 1200 euro al mese e la denuncia dell’imprenditore secondo cui nessuno vuole un contratto regolare.

La parola ai maturandi

Intanto i maturandi – interpellati da Open – chiedono più fiducia e meno critiche dalla vecchia generazione.

Giovani che passerebbero troppo tempo su Instagram e che, quindi, non conoscono il mondo che li circonda. Niente di più falso. I ragazzi si informano ma magari non acquistano più i giornali cartacei; i ragazzi leggono ma talvolta preferiscono un ebook; i ragazzi ascoltano la musica ma non hanno gli stessi gusti dei propri genitori.

Non è vero, quindi, che i giovani non conoscono Gino Bartali o Carlo Alberto dalla Chiesa. Magari non ricordano il giorno in cui è nato il generale, ucciso in un attentato mafioso, ma sono convinti di aver ereditato da lui (così come da altri, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, solo per fare un esempio) la cultura che li ha portati ad avere un atteggiamento netto nei confronti della mafia.

Alla Maturità 2019 hanno preferito altri temi a quello collegato alla memoria di dalla Chiesa solo perché non faceva parte del loro percorso scolastico e, dunque, temevano di commettere errori (non perché non lo conoscessero proprio).

Le frasi che fanno male ai giovani

«Mandiamo i bamboccioni fuori di casa» aveva detto il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, nell’ottobre 2007, illustrando i benefici di una norma che prevedeva agevolazioni sugli affitti per i più giovani.

«Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi» era stata, invece, la battuta infelice del ministro del lavoro Giuliano Poletti nel dicembre del 2016.

Anche Elsa Fornero, ministro del governo Monti, aveva attaccato i giovani parlando di «choosy» (schizzinosi, ndr). Uno scontro generazionale fatto di “noi” e “voi” che rischia di non avere nulla di costruttivo.

Più critiche costruttive, meno giudizi

Puntare il dito contro una generazione sfortunata e sfiduciata – cresciuta in un periodo di forte crisi economica e con un livello di disoccupazione giovanile record – è come sparare sulla croce rossa: facile parlare di bamboccioni quando un contratto a tempo indeterminato diventa un miraggio e quando gli stipendi non risultano essere allineati al costo della vita (sempre più alto).

Giudicare senza costruire non serve a nulla, parola dei maturandi pieni di interessi, sogni e speranze. E soprattutto mai annoiati né disorientati.

Leggi anche: