Usa, via alle retate contro gli immigrati irregolari. Trump: «Li deporteremo nei paesi d’origine»

Al via negli Usa la deportazione forzata dei migranti. Le democratiche del congresso si oppongono

Sono cominciati i raid contro gli immigrati entrati illegalmente negli Stati Uniti: l’operazione, voluta da Donald Trump, era stata annunciata a metà giugno, ed è partita ieri – 14 giugno – in varie città: Atlanta, Baltimora, Chicago, Denver, Houston, Los Angeles, Miami, New York e San Francisco. New Orleans. Duemila le persone coinvolte ma, secondo i media americani, solo una manciata sarebbero state arrestate.


La maggior parte degli arresti – ha assicurato il presidente Usa – avverrà in settimana. Gli agenti dell’Immigrations and Customs Enforcement «deporteranno le persone e le riporteranno nei Paesi d’origine. Se prenderanno criminali, li metteranno in prigione negli Stati Uniti o all’estero».


Immigrati nel panico e in cerca di nascondigli

La Cnn ha raccolto diverse testimonianze di persone che, nel panico e nella paura collettiva, hanno fatto scorta di viveri e individuato possibili nascondigli per sfuggire alla polizia.

Le retate nell’era Obama

L’operazione è gestita dall’Ice – Immigrations and Customs Enforcement – fondato all’inizio degli anni duemila dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

Le retate del’Ice hanno avuto luogo regolarmente negli ultimi diciotto anni, anche sotto l’amministrazione di Barack Obama, ma la portata dell’operazione (duemila persone in un solo giorno) e la eco mediatica sono senza precedenti.

In passato, le politiche migratorie di Donald Trump sono state duramente criticate da attivisti e politici come Alexandria Ocasio-Cortez soprattutto per i centri di detenzione per immigrati irregolari, la separazione di familiari ai confini del Paese e la promessa di costruire un costoso muro al confine con il Messico.

Gli attivisti hanno lanciato un allarme: tra i migranti irregolari ci sono persone che sono tali soltanto perché non hanno ricevuto in tempo l’ordine di comparizione in tribunale per errori burocratici commessi dalla stessa amministrazione che adesso si prepara a deportarli.

Trump contro le deputate democratiche

Il presidente americano ha preso di mira un gruppo di deputate democratiche tra le più attive e radicali del partito, invitandole a tornare da dove sono venute e attirandosi così accuse di razzismo.

Anche senza essere esplicitamente nominate nel tweet, nel mirino del presidente americano sono finite Alexandria Ocasio-Cortez, nata a New York da genitori portoricani, l’afro-americana Ayanna Pressley, Rashida Tlaib, figlia di immigrati palestinesi, e Ilhan Omar, l’unica nata fuori dai confini Usa, in Somalia, ed emigrata successivamente in Minnesota.

«È così interessante vedere deputate democratiche “progressiste”, che sono originariamente venute da Paesi in cui i governi sono una completa e totale catastrofe, i peggiori, più corrotti e inetti al mondo (quando non hanno proprio un governo), adesso dire ad alta voce al popolo degli Stati Uniti, la nazione più grande e potente sulla Terra, come il nostro governo deve essere gestito», ha scritto Trump su Twitter.

«Perché non se ne tornano indietro e aiutano a sistemare i posti totalmente guasti e infestati dal crimine dai quali provengono? Poi potranno tornare e mostrarci come hanno fatto», ha aggiunto, ironizzando sul fatto che Nancy Pelosi, speaker democratica alla Camera, osteggiata dalle quattro deputate, «sarebbe molto contenta di organizzarvi velocemente e gratuitamente il viaggio».

Immediata la reazione di Tlaib, che ha invocato l’impeachment per Trump, mentre Bernie Sanders, leader della sinistra radicale del partito, ha nuovamente definito “razzista” il presidente. Dura anche la risposta della Omar, che, insieme alla Tlaib, è la prima musulmana a essere stata eletta al Congresso americano.

«Signor Presidente, come membri del Congresso, l’unico Paese al quale prestiamo giuramento sono gli Stati Uniti. Ecco perché lottiamo per proteggerli dal peggiore, il più corrotto e inetto presidente che abbiamo mai visto».

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