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«Fondi russi alla Lega», la banca che doveva fare da intermediario «non è una banca»

20 Luglio 2019 - 16:40 OPEN
Due dipendenti e un «bilancio da pizzeria». Mentre nuovi dettagli emergono sul general counsel della Banca. La Euro-IB prende le distanze: «Meranda non ha negoziato per nostro conto»

«Sono Gianluca Meranda, indicato come “banchiere Luca” nelle intercettazioni che riguardano l’inchiesta “Moscopoli” e ho partecipato all’incontro al Metropol». Scriveva così Gianluca Meranda a Repubblica “autodenunciando” la sua presenza a Mosca quel 18 ottobre 2018. «Specifico di aver partecipato alla riunione in qualità di general counsel di una banca d’affari anglo-tedesca interessata all’acquisto di prodotto petrolifero di origine russa» . Una nuova inchiesta de l’Espresso ne svelava poi il nome: Euro-IB, una banca di investimento londinese con sedi a Roma e Francoforte di cui il general counsel è appunto Meranda. Secondo nuove prove raccolte dal settimanale, da questa banca sarebbero stati redatti due documenti su carta intestata. Il primo era una richiesta all’agenzia russa Rosneft di una fornitura di gasolio a prezzo scontato da rivendere a un «compratore finale» (Glauco Verdoia, uno dei dirigenti della banca, ha assicurato che quel documento non era stato mai inviato a Rosneft, ma solo a Meranda). Nel secondo, sempre su carta intestata alla banca, si cita un’altra agenzia russa, Gazprom, che si sarebbe sfilata dall’affare.

C’è però una novità sulla banca che si sarebbe offerta da intermediaria nell’affare Russia: non è una banca. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera si tratterebbe di un sito web dietro al quale c’è una finanziaria privata con due dipendenti e quello che il quotidiano definisce «un bilancio da pizzeria». Il Corriere parla di «bilancio desolatamente striminzito, non certificato, in perdita, con un capitale sociale di 241mila sterline e Lloyds Bank ha in pegno una parte del patrimonio a fronte di un piccolo prestito erogato il 13 maggio scorso». Sul sito, la banca vanta uffici a Londra, Francoforte e Roma. A Roma però la sede è a quanto pare nello studio di Meranda, perché il numero di telefono è lo stesso. O meglio ex studio, visto che Meranda è stato sfrattato per morosità.

La nota della Euro-IB: «Meranda non ha negoziato per nostro conto»

La Euro-Ib ha però preso le distanze dal suo general counsel. Prima il manager Glauco Verdoia sulle pagine di Repubblica: «Meranda ha utilizzato il nome della banca per attività a noi ignote», diceva. Poi è arrivata la nota del Ceo e fondatore dell’istituto. «Contrariamente a quanto è scritto sulla stampa, il signor Meranda non ha mai negoziato “per conto” di EIB durante la sua visita a Mosca», scrive Alexander v. Ungern-Sternberg in un comunicato.

Meranda, i debiti e la Massoneria

L’ex ufficio di Meranda si trova in un palazzo che affaccia sul Lungotevere delle Navi a Roma. Secondo quanto riporta Repubblica, nel 2013 il fallimento di una srl, la Orsoline Costruzioni, di cui era socio al 50%, lo ha portato a contrarre un debito di 295mila euro. Equitalia gli ha pignorato tre proprietà nel cosentino. I debiti lo hanno messo in ginocchio tanto da non riuscire più a pagare l’affitto del suo studio: è costretto a lasciarlo a fine 2018. Sulle pagine di Repubblica, si autodefinisce «uomo libero e di buoni costumi», richiamando la formula d’ingresso nella Massoneria. Ma dalla Serenissima Gran Loggia d’Italia è stato cacciato nel 2015. Ha provato a fondare lui stesso una nuova loggia per poi aderire a quella francese. Probabilmente Meranda si è speso tanto nel portare avanti l’affare Russia proprio nella speranza di risollevarsi. La trattativa si è trasformata in un boomerang: Meranda è indagato dalla Procura di Milano. Davanti ai pm si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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