Un’altra tessera del mosaico: Repubblica stana l’uomo chiave della trattativa per il gas russo

A parlare è Glauco Verdoia. manager italiano di Euro-IB, istituto bancario anglo-tedesco di investimenti e consulenza. Verdoia sarebbe coinvolto nell’affare Russia e svela nuovi particolari

Un’esclusiva intervista di Fabio Tonacci su Repubblica aggiunge nuovi importanti elementi al caso Russia-Savoini. A parlare è Glauco Verdoia, manager italiano di Euro-IB, istituto bancario anglo-tedesco di investimenti e consulenza, di cui ieri L’Espresso ha diffuso copia di una lettera in carta intestata, inviata a Gianluca Savoini e firmata da un altro degli indagati dell’inchiesta, e partecipanti alla riunione del Metropol, l’avvocato Meranda.


Una lettera che appare proprio come lo sviluppo diretto dell’affare disegnato nell’albergo di Mosca. Meranda è consulente dell’istituto con sede a Londra, ma Verdoia nega che quella lettera sia stata da lui avallata.


Ma il manager fa un racconto che conferma punto per punto la trattativa: «Meranda venne da me nell’ottobre scorso per annunciarmi che sarebbe andato in Russia per una partita di petrolio e che avrebbe incontrato delle persone, senza specificare chi fossero». Tonacci gli chiede: Quando tornò in Italia cosa le riferì?

«Che aveva parlato con emissari della compagnia Rosneft e che c’erano buone possibilità per concludere l’affare. La banca doveva solo normalizzare una manifestazione di interesse. Non mi disse altro, né citò l’incontro con Savoini».

Accennò a percentuali da girare alla Lega? «No, per noi era solo un’operazione commerciale». La manifestazione di interesse l’avete fatta.
«Certo. Scrissi io la lettera. L’intento era comprare 3 milioni di tonnellate di prodotto petrolifero, per poi rivenderlo sul mercato a un certo numero di trader». All’Eni? «Non avevamo, né potevamo avere in quella fase, accordi preventivi con l’Eni».

Il ruolo di Meranda

A Rosneft avete chiesto uno sconto del 6,5 per cento. È alto. «Fu Meranda a suggerirmi quel valore, sostenendo che avrebbero accettato. Ero sorpreso, in effetti. Comunque, il 4,5 cento sarebbe stato riconosciuto ad eventuali compratori finali, a noi come banca sarebbe rimasto tra l’1,5 e il 2 per cento. Ma non siamo mai arrivati a quel punto, non avendo mai avuto risposta».

A chi inviò la lettera di interesse? «A Meranda, il 29 ottobre scorso. Mi disse di scriverla rivolgendomi genericamente a Rosneft, senza indicare nomi. Per settimane non ho avuto feedback, né da Meranda né da Rosneft. Poi a dicembre l’avvocato mi spiegò che l’operazione non poteva andare avanti, perché le controparti in Russia non si erano messe d’accordo. Per me la cosa morì lì, tant’è che non l’ho inserita nel nostro budget».

L’incontro con Vannucci

Ma il giornalista di la Repubblica apre anche un altro squarcio, chiedendo se davvero Verdoia conosce bene non solo Meranda ma anche il suo consulente fiscale, Francesco Vannucci, il ‘terzo uomo’ del Metropol, e se è suo socio.

«Sì, nella Società agricola Gualdo Del Re. È una srl con cui volevamo vendere una parte delle bottiglie prodotte dall’azienda vinicola Gualdo Del Re di Suvereto. Ci chiesero loro di commercializzare un po’ del loro vino. Ma in due anni non abbiamo mai venduto una bottiglia».

Come vi siete conosciuti con Vannucci? «Per caso, proprio al resort Gualdo Del Re, due anni e mezzo fa». Per caso? «Esatto. Poi una volta Vannucci è venuto al mio studio di Roma e ha incontrato Meranda. Si sono trovati bene, infatti si sono messi a lavorare insieme».

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