Di Maio a DiMartedì: «Stupito positivamente dal Pd. A Salvini avevo offerto ministero dell’Economia»

Il ministro degli Esteri all’attacco degli ex alleati, ma «Quota100 non si tocca»

Un Luigi Di Maio a tutto campo quello intervistato da Giovanni Floris durante la trasmissione Di Martedì su La7. Ma le parole che di certo sono più sintomatiche del nuovo clima, a poche ore dal voto di fiducia del Senato al governo gialloverde, sono quelle che rivolge al Partito Democratico.


Spiega il neo ministro degli Esteri: «Ero uno dei più scettici, avevo parlato di andare il voto. Poi mi sono consultato con il Movimento, anche con Grillo, l’abbiamo messo al voto, l’80% degli iscritti ha votato a favore del nuovo governo. Poi quando mi sono seduto al tavolo con il Pd mi ha stupito positivamente che eravamo d’accordo su temi come il salario minimo e i temi ambientali. Senza essere di destra e di sinistra, può iniziare un nuovo percorso».


La fiducia arrivata dal Parlamento, però per Di Maio non basta: «Ora con i fatti dobbiamo ottenere la fiducia degli italiani, che è la cosa che mi sta a cuore». Uno dei temi che sta più a cuore al capo politico del M5S è quello della “rivoluzione verde”: «Io vedo una grande opportunità. Noi in questa fase possiamo fare una rivoluzione verde ed ecologica per l’Italia. C’è consapevolezza dei cambiamenti climatici. Da qui già la legge di bilancio di dicembre. Basta gli inceneritori, bloccare le trivelle».

Ma l’ex vicepremier si toglie anche qualche sassolino nei confronti degli ex alleati. Riferendosi evidentemente alla Lega e a Matteo Salvini, attacca: «Ho assistito ad una crisi di governo surreale, hanno creduto di andare al voto, ora accampano scuse, citando il colloquio tra Merkel e Conte, che è avvenuto a febbraio».

Poi una rivelazione: «Dopo le Europee avevo detto alla Lega “prendetevi il commissario dell’Italia” ma si è fatta melina, non avevano a cuore il cambiamento dell’Europa. Oppure gli avevo detto “prendetevi il ministero dell’Economia per la flax tax“», ma Salvini ha preferito lo strappo.

Su un provvedimento del governo gialloverde però Di Maio non è disposto a tornare indietro, una misura che in realtà è stata da sempre cavallo di battaglia del Carroccio: «Quota 100 non si tocca, alla legge Fornero non si
torna – spiega l’ex ministro del Lavoro – questa è una garanzia del Movimento 5 Stelle».

Infine Di Maio disegna le priorità del nuovo governo: «Ad ottobre si devono tagliare definitivamente i parlamentari, servono due ore di lavoro ed è fatta». Sui migranti serve «fermare le partenze», anche «con politiche di sviluppo» in Africa, mentre «quando arrivano bisogna avviare un meccanismo europeo per la redistribuzione, che già esiste ma deve essere più veloce».

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