L’appello di Anpi: «Chiudiamo i partiti fascisti, calpestano la Costituzione»

Dopo la chiusura degli account Facebook e Instagram di CasaPound e Forza Nuova, arriva la proposta dell’Anpi

La presidente dell’Anpi, Carla Nespolo, non usa mezzi termini: «Si sciolgano le organizzazioni fasciste. La provocazione dei saluti romani sotto il Parlamento è l’ennesima prova che siamo di fronte a un fenomeno che va fermato», ha detto a Repubblica.


Intanto Facebook e Instagram hanno cancellato decine di account, compresi quelli di Forza Nuova e di CasaPound e di tutti i loro principali esponenti, per «istigazione all’odio». Dura la presa di posizione dei diritti interessati, che hanno annunciato azioni legali e class action e su Twitter (social network che finora non ha preso provvedimenti) hanno gridato alla censura politica.


«Applichiamo la Costituzione»

«Ha fatto bene Facebook a oscurare quelle pagine. Ora mi appello al governo e alla magistratura: basta tentennamenti, stop ai partiti e ai gruppi neofascisti. Applichiamo fino in fondo la Costituzione», ha detto la Nespolo.

«Bannateli da Twitter»

Il Gay Center, invece, ha chiesto che anche Twitter faccia la sua parte chiudendo subito gli account che istigano all’odio: «Forza Nuova e Casapound tra le tante loro azioni discriminatorie – dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center – hanno fatto incursione nella nostra sede, a maggio 2016, in orario di chiusura. Ancora oggi sono impuniti […] La scelta di Instagram e Facebook va nella direzione del rispetto dei diritti. Chiediamo che siano bannati anche da Twitter».

Cosa dice la Costituzione

In Italia i presìdi contro il fascismo sono la Costituzione, la legge Scelba e la legge Mancino. Si parte dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana che vieta la riorganizzazione del partito fascista «sotto qualsiasi forma». Ha carattere permanente e valore giuridico pari a quello delle altre norme costituzionali.

La legge Scelba

A rafforzare l’impianto costituzionale c’è la legge Scelba che, in materia di apologia del fascismo, sanziona «chiunque fa propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito fascista, e «chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

La legge Mancino

La legge Mancino, invece, sanziona gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Punisce anche l’utilizzo di simbologie legate a movimenti politici. In particolare si rivolge a «chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali di organizzazioni, associazioni o movimenti aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».

Il saluto romano

Proprio di recente la Cassazione – intervenendo su un caso specifico – ha chiarito che il saluto romano è da considerarsi reato e non un fatto «di lieve entità». Inneggiare al fascismo è vietato dalla legge Mancino perché rievoca l’ideologia basata sui «valori politici di discriminazione razziale e intolleranza».

Inoltre, il saluto fascista seguito dalla parola «presente!» è una «espressione gestuale pregiudizievole dell’ordinamento democratico e dei valori che vi sono sottesi». Per la Suprema Corte, questo saluto è «usuale di organizzazioni o gruppi inequivocabilmente diretti a favorire la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico».

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