Dal Pd a Italia Viva anche Ungaro, eletto all’estero: «Solo una sinistra specializzata vince in Europa» – L’intervista

Sulla domanda del giorno – lo ius culturae – il deputato conferma che tutto il partito di Matteo Renzi è favorevole. Attesa anche una Green New Deal renziana

Fondare il circolo del Pd di Londra nel 2007 per poi lasciare il partito dieci anni dopo. È la storia del deputato Massimo Ungaro, classe 1987, capolista Pd nella circoscrizione Europa nel 2018, passato a Italia Viva nel settembre del 2019.


Nel 2007 Matteo Renzi era ancora presidente della Provincia di Firenze, un politico se non proprio sconosciuto comunque lontano anni luce dalla nomina a segretario del partito e dal premierato. Figuriamoci dal partito costruito “tutto intorno a sé”.


Oggi Renzi insiste nel dire che le differenze tra il suo partito Italia Viva e il Partito democratico sono sopratutto nella forma, «nell’entusiasmo» e nella voglia di mettere da parte litigi e correnti, come ha spiegato in un’intervista a Il Foglio (sembra fare eco alle esternazioni di un primo Beppe Grillo che dava dei “morti” alla “casta”).

Le differenze programmatiche passano dunque in secondo piano. Eppure, se guardiamo all’estero – nel Regno Unito con i liberal democratici come in Francia con il partito di Emmanuel Macron – sono diversi gli esempi di nuovi partiti di centro che ce la fanno, staccandosi dalle origini di sinistra. Così almeno sostiene una parte della base, tra cui Ungaro.

Deputato Ungaro, cosa l’ha spinta a lasciare il Partito Democratico ed entrare in Italia Viva? 

«In un momento in cui la destra diventa sempre più destra, il problema di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, che si vuole rendere strutturale, è importante per mettere chiarezza alla politica italiana la presenza di una forza riformista europeista liberale, che possa intercettare una serie di italiani che non si sentono di aderire al progetto sovranista ma nemmeno a un progetto di ritorno all’assistenzialismo. È in atto un processo di specializzazione della sinistra e in quei paesi dove non si specializza, temo, che i partiti arrancheranno, perché l’elettorato si è polarizzato. Io ho paura che il Pd abbia problemi di chiarezza. Oltre a portare maggiore chiarezza, così facendo allarghiamo lo spazio sia del Governo, sia del centrosinistra»

Non vi sembra così di rinunciare invece ad avere una vocazione maggioritaria e quindi anche alla vostra agenda riformista che difficilmente sarà realizzabile?

«Io sono un maggioritarista, vorrei avere un sistema maggioritario. Ma siamo stati sconfitti in un referendum popolare tre anni fa. Negli ultimi 25 anni abbiamo avuto un sistema maggioritario, poi sempre più proporzionale. Se nella prima Repubblica c’era una conventio ad excludendum, perché né il Partito Comunista né il Movimento Sociale italiano potevano prendere il governo del paese, oggi mi sembra di vedere nel panorama italiano l’emergenza di una nuova conventio ad excludendum per tenere a bada sovranisti anti-europeisti come sono Salvini e Meloni nelle quali mani l’Italia rischia di uscire dall’Euro e dall’Unione europea»

Massimo Ungaro (a destra), deputato in Europa

I sondaggi vi danno attorno al 5%. Crede che gli elettori hanno capito la vostra scelta? 

«Questo è da verificare. Credo che per molti militanti ci sia un tema vero di rottura che è molto doloroso. Mi posso immaginare che sia stata vissuta come un passaggio difficile. Detto questo, per poter durare l’unità ha bisogno di precise condizioni politiche. Rimaniamo uniti nel sostegno di questo governo, ma sentivamo la necessità di maggiore chiarezza»

Per lei è stato difficile lasciare il Pd?

«Vengo da una militanza prima nel Ds e poi nel Partito democratico dalla sua fondazione, quindi c’è da parte mia un attaccamento emotivo anche con tutte le persone con cui ho collaborato in questi anni»

Cambiando argomento, lei è favorevole alla proposta di Enrico Letta di abbassare l’età per votare a 16 anni?

«Sono assolutamente favorevole a estendere il voto ai sedicenni, perché credo che abbiano sicuramente le capacità di prendere le decisioni consapevolmente. Come sono del resto anche favorevole allo ius culturae. È veramente ingiusto che circa un milione di bambini che sono cresciuti nel nostro paese e ci studiano non abbiano accesso alla cittadinanza. Bisogna approvarlo il prima possibile»

Quella sullo ius culturae è una posizione condivisa da tutta Italia Viva?

«Assolutamente»

C’è la stessa apertura nei confronti del movimento Fridays for Future? Sente che i giovani ambientalisti siano sufficientemente rappresentanti in Italia? 

«Credo che in Italia i partiti del centro-sinistra sono riusciti a intercettare la domanda di sviluppo sostenibile che veniva dall’elettorato perché non abbiamo visto emergere un grande partito verde come è successo per esempio in Germania. I milioni di ragazzi in strada ci fanno capire che bisogna fare tutto il possibile per implementare il Green New Deal e attuare un piano di investimenti che veda come primo obiettivo la de-carbonizzazione totale dell’economia»

Renzi ha detto che il vostro piano per l’ambiente verrà presentato alla prossima Leopolda. Sarà diverso da quello del Pd? 

«Ci stiamo lavorando. Diciamo che sarà complementare»

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