Coronavirus, dalla festa di laurea al corteo funebre alla riunione delle maestre: decine di denunce per violazione del decreto

Decine di trasgressioni tra Milano, Torino, Roma, Pesaro, Firenze, Agrigento. In tanti credono ancora di poter condurre una vita normale, nonostante le misure del governo per contenere l’epidemia

A Milano dieci persone sono state denunciate ai carabinieri perché festeggiavano insieme una laurea in un’area verde. Scenario diverso ma finale analogo a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento: 48 persone che stavano partecipando a un corteo funebre per le strade del paese sono state denunciate. Anche in questo caso, ad avvertire i militari sono stati alcuni passanti e ora i partecipanti devono rispondere penalmente per aver violato il Dpcm del 9 marzo contenente misure stringenti per arginare la diffusione del coronavirus. A Invorio, in provincia di Novara, invece, dieci insegnanti sono state denunciate per essersi incontrate a scuola per una riunione.


Temerari, sprezzanti del pericolo, o più semplicemente non curanti e poco consapevoli dei rischi legati al contagio. A nemmeno un giorno dalla firma del premier Conte sul decreto per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Coronavirus in Italia, si contano già decine di denunce per i trasgressori che nelle ultime ore non hanno rispettato regole e restrizioni per il contenimento dell’epidemia.


In piazza Vittorio, a Torino, uno dei luoghi simbolo della vita notturna dei giovani, sono stati denunciati dieci locali pubblici che non hanno seguito le disposizioni: i controlli qui erano stati fatti già sabato sera. La contestazione è quella di aver violato, in questo caso, il decreto del 4 marzo.

A Roma gli agenti di polizia hanno controllato già dalla notte scorsa oltre cento fra locali, pub e ristoranti per verificare il rispetto delle norme a tutela della sicurezza pubblica. Nel passare al setaccio i locali della movida, sono scattate due denunce per inottemperanza alla chiusura, una nel quartiere di San Lorenzo e l’altra a due passi dalla centralissima via del Corso. In tutti i locali c’è l’obbligo di distanza interpersonale di almeno un metro tra i clienti, ma pub e discoteche hanno il dovere di chiudere i battenti.

A Signa, in provincia di Firenze, è stato denunciato il proprietario di un circolo ricreativo che aveva tenuto aperta l’attività, con all’interno una decina di persone che giocavano a biliardo. A Besana Brianza, in provincia di Monza, una palestra è stata chiusa dopo che ieri sera le forze dell’ordine, mentre la ispezionavano, hanno trovato dentro il gestore e due clienti intenti ad allenarsi. E sempre il gestore di una palestra, a Cattolica, nel Riminese, è finito nei guai insieme a quattro clienti: i carabinieri sono intervenuti tre volte nella stessa giornata, trovando persone che si allenavano.

Anche il gioco d’azzardo non è riuscito a fermarsi in diversi casi: a Carpi, in provincia di Modena, ieri sono state trovate 50 persone in una sala slot, fatta velocemente sgomberare. E, ancora, no stati “beccati” una prostituta e un cliente, a bordo di un’utilitaria. Fermati, sono stati presi e portati al commissariato di Busto Arsizio dove hanno spiegato di essersi trovati a metà strada perché provenienti da Comuni di residenza diversi.

Altre cinque persone sono state controllate e denunciate a Mantova, viaggiavano su strade provinciali, durante la notte, senza avere motivi validi per farlo. A Guardiagrele, in provincia di Chieti, è stata fermata invece una persona proveniente da Pescara: voleva fare trekking ad alta quota. Un uomo, di Pesaro, è stato fermato a Forlì per un controllo di routine della polizia che ha scoperto come non avesse alcuna autocertificazione per circolare e sintomi sospetti come tosse e febbre. In ospedale, dove si trova sotto osservazione, ha detto di non aver avuto tempo di sottoporsi al tampone a causa della necessità di spostarsi in auto.

La sanzione penale ha colpito anche chi sembra volersi approfittare dell’emergenza, come i due denunciati per peculato per essersi appropriati di centinaia tra mascherine, guanti e disinfettanti nei magazzini dell’ospedale di Parma, con l’intento di rivenderli a prezzi elevatissimi, all’ingresso di una sala slot.

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