Coronavirus, modello Vietnam: solo 53 casi. Cosa ha funzionato nel Paese asiatico

L’Oms ha lodato Hanoi per la sua rapida risposta all’emergenza, cruciale per contenere la crisi nella fase iniziale. Ma ora si temono i contagi di ritorno

Dopo che l’Oms ha dichiarato il coronavirus una pandemia globale, con l’Europa diventata il focolaio mondiale del Coronavirus, in Asia la diffusione del virus è rallentata inaspettatamente. Tra i Paesi più virtuosi c’è il Vietnam, la cui gestione della crisi è stata per molti versi un miracolo. Il Paese da anni nell’orbita di Pechino, con cui condivide il suo confine settentrionale, è stato colpito dal virus lo scorso 23 gennaio quando due cittadini di nazionalità cinesi sono risultati positivi al Covid19 nella città di Ho Chi Minh. Nel giro di due settimane, il primo febbraio, il Vietnam ha dichiarato il coronavirus un’epidemia nazionale quando il numero di contagiati era solo a sei. Ed è stato uno dei primi Paesi al mondo a farlo.


«La diagnosi, l’isolamento precoce e il trattamento attivo sono estremamente importanti. Le prime azioni del Vietnam hanno fermato l’ulteriore diffusione della malattia, salvando migliaia di vite », ha detto l’Oms sottolineando il successo del Paese nell’arginare il virus dopo che lo scorso 13 febbraio con l’apparire di 11 nuovi casi l’intero villaggio di Son Loi è stato messo in quarantena totale. I suoi 10.600 abitanti sono rimasti isolati per 20 giorni, e nessun nuovo caso è stato registrato alla fine di questo periodo.


Funzionari ed esperti sanitari dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno lodato la rapida risposta del governo all’emergenza, cruciale nel contenere la crisi nella fase iniziale. Tanto che a inizio Marzo Hanoi ha annunciato di aver debellato completamente il virus, come confermato dall’Oms. Ma ha messo in guardia da possibili contagi di ritorno: «Se combattere il COVID-19 è stata una guerra, noi abbiamo vinto il primo round, ma non l’intera guerra perché la situazione può essere molto imprevedibile», ha dichiarato alla Nazione il Ministero della Salute del Vietnam citando il vice primo ministro Vu Duc Dam. E infatti il 14 marzo il totale dei casi positivi è salito nuovamente, arrivando a 53.

Un grande lavoro è stato fatto dal governo in materia di sensibilizzazione all’importanza dell’igiene e dei comportamenti da tenere. Le norme di igiene sono state prese sul serio e adottate in materia ferrea da bambini ad adulti anche grazie al brano e cartone virale V-Pop «Ghen Co Vy». Ma non solo. La School of Biotechnology and Food Technology di Hanoi ha anche messo a punto un kit test che fornisce risultati in 70 minuti anziché quattro ore, diventando cosi il secondo Paese al mondo dopo la Cina a fornire tamponi che offrano risultati in tempi rapidi.

Mentre la risposta degli Stati Uniti è stata lenta e confusionaria, e in Europa la situazione si fa sempre più critica con l’Italia in prima linea in questa emergenza, il Vietnam con meno risorse e tempo a disposizione è riuscito a giocare d’anticipo. Ma, come dichiarato dal responsabile dell’Oms in Vietnam, Kidong Park, la lotta contro il virus nel Paese è «tutt’altro che finita», sottolineando i rischi delle crescenti trasmissioni globali.

Il parere degli esperti

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