Coronavirus, l’appello di una coppia di medici: «Solidarietà? Neanche una babysitter per i nostri figli, hanno paura del contagio»

L’appello arriva da Trieste: «È desolante, abbiamo chiesto a chiunque ma tutti hanno paura e ci dicono di no. E succede non solo a noi ma anche a tanti altri medici con figli»

«Nessuno vuole badare ai nostri figli, le babysitter che abbiamo contattato hanno paura a venire da noi perché siamo medici e, dunque, potenziali untori. Sì, così ci chiamano: untori». Sono disperati, Francesco e Adriana (nomi di fantasia, nel rispetto della loro richiesta di anonimato, ndr), hanno bisogno di una babysitter che possa prendersi cura dei loro figli. Un maschietto e una femminuccia, di 1 e 3 anni. Loro sono due giovani medici e, nel periodo in cui tutti gli asili, così come scuole e università, sono stati chiusi per l’emergenza Coronavirus, non sanno a chi lasciarli, soprattutto se, come in questo caso, «non hanno nemmeno i nonni nella stessa città».


«Ci sentiamo soli»

L’appello arriva da Trieste: «È desolante, ho chiesto ovunque, anche ad amici e conoscenti ma tutti hanno paura. Ci sentiamo soli, emarginati e come noi, è giusto che si sappia, ci sono tanti altri medici. Tutti nella stessa condizione, con figli a casa a cui nessuno vuole badare. La nostra colpa? Lavorare in ospedale».


«A cosa serve la solidarietà e i “grazie” a medici e infermieri se poi di fatto veniamo lasciati da soli? Il sostegno sui social è vigliacco e bugiardo», aggiunge Adriana che in questi giorni è rimasta a casa mentre il marito è andato a lavorare regolarmente. Ma è corsa contro il tempo: «Tra qualche giorno aspetto la chiamata dell’ospedale in cui ho vinto il concorso. A quel punto come farò? A chi lascerò i miei figli?».

Come aiutarli

La coppia di medici ha bisogno di una babysitter a tempo pieno che possa occuparsi, a Trieste, dei loro figli, di 1 e 3 anni. Per aiutarli scriveteci (fabio.giuffrida@open.online), sarà nostra premura inoltrare le vostre e-mail alla coppia di medici.

Open vi aveva già chiesto aiuto per un medico cacciato di casa a Bologna per paura del coronavirus. Siamo felici di annunciarvi che il giovane ha trovato un appartamento e che, dopo la pubblicazione del nostro appello, sono arrivate decine di email che, riportiamo testualmente le sue parole, «gli hanno ridato fiducia nell’umanità».

Foto in copertina da Pixabay

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