Il mercato del sangue donato: le aziende statunitensi che lucrano sulle vendite dei campioni ematici dei malati di Coronavirus

Mentre il mondo della ricerca scientifica corre per sviluppare test sierologici e vaccini per monitorare e contenere la pandemia di Coronavirus, diverse aziende intermediarie di campioni ematici lucrano sulla vendita del sangue raccolto dalle donazioni dei pazienti contagiati, secondo un’inchiesta del New York Times

L’intero mondo della ricerca scientifica è concentrato sullo sviluppo e sulla produzione del vaccino ma anche di test sierologici affidabili per la ricerca degli anticorpi presenti nel sangue dei pazienti contagiati dal Coronavirus. Tuttavia, gli sforzi degli scienziati e dei ricercatori sono talvolta ostacolati dalla carenza di campioni di sangue prelevati da pazienti rimasti contagiati dal SARS-CoV-2. Carenze che, sul lungo periodo, rischiano di ritardare lo sviluppo, la convalida dei test, la loro distribuzione e il conseguente utilizzo.


E mentre i casi nel mondo aumentano quotidianamente di giorno in giorno, alcune aziende degli Stati Uniti, tra cui la Cantor BioConnect – così come messo in luce da un’inchiesta del New York Times – hanno “colto l’occasione”, durante questa pandemia, per trarre vantaggio economico da quelle che, dal canto loro, vengono definite «donazioni», ma che in realtà si trasformano in vere e proprie aste di vendita dei campioni ematici prelevati dalle persone affette da Covid-19, da vendersi a laboratori e alle società di ricerca per sviluppare e testare i kit per la rilevazione degli anticorpi del SARS-CoV-2.


L’incremento del 40% sui prezzi di vendita dei campioni di sangue dei pazienti positivi al Coronavirus

Ed è così che stando ai documenti, alle e-mail e ai prezzi di listino ottenuti dal New York Times, la Cantor BioConnect, una «società californiana di intermediazione tra produttori e di raccolta di campioni e tessuti clinici rari per la ricerca scientifica e per lo sviluppo e la validazione dei prodotti», dal 31 marzo al 22 aprile 2020 ha aumentato del 40% i prezzi di vendita dei campioni di sangue raccolti dai pazienti positivi al SARS-CoV-2. La maggiore richiesta di campioni, stando a quanto riferito dalla Cantor BioConnect, è arrivata prevalentemente dai laboratori statunitensi, ma non mancano le richieste dall’Oriente e dall’Europa.

I tariffari dei campioni ematici venduti alle aziende e ai ricercatori

E se per i campioni “più economici” il prezzo si aggira sui 500 dollari per millilitro di sangue, si è arrivati a pagare anche 3mila dollari un campione ematico contenente il virus. Un insieme di 3 donazioni, poi, ha raggiunto la cifra di vendita di 40mila dollari. A detta dell’azienda californiana il prezzo così elevato è legato al fatto che si tratta di un panel «particolarmente prezioso e raro». Maggiore è il contenuto di anticorpi presente nel sangue, maggiore è il prezzo di vendita.

La difesa della Cantor BioConnect: «Margine di profitto legittimo e costo elevato dovuto all’alto prezzo dei parametri di sicurezza»

Davanti alle accuse di aver lucrato durante una pandemia globale, l’azienda californiana d’intermediazione si è difesa, sostenendo che l’aumento del prezzo dei campioni ematici sia stato «legittimo, e l’aumento dei ricavi rientra tra le norme sui margini di profitto concessi al settore» (pari al 30% – 40%, ndr). Oltre a ciò, la società ha sostenuto a propria difesa che i costi per la ricerca dei donatori, per la sicurezza del prelievo e della logistica delle spedizioni sono stati «molto elevati» e pertanto i costi dei campioni ematici sono aumentati anche per questo motivo.

L’amarezza dei donatori ignari della vendita dei campioni donati

In tutto ciò resta l’amarezza primaria di chi non solo è stato colpito da Covid-19 (e spesso precedentemente abbandonato senza aver avuto una diagnosi certa mediante tamponi tempestivi che certificassero lo stato di positività al virus), ma che è stato altresì raggirato per aver donato il proprio sangue per aiutare la ricerca scientifica nello sviluppo di strumenti per contenere e monitorare i contagi o per sviluppare e testare il tanto atteso vaccino.

Il tutto senza chiedere nulla indietro, mossi da uno spirito di generosità, mentre in realtà c’era (e c’è) chi, immancabilmente, non si pone alcuno scrupolo nel lucrare sulle tragedie e nel trarre profitto dalla generosità altrui, tra sangue donato e sangue lucrato.

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