Il premier Conte: «Draghi? Non è un rivale. Il Mes? Ne parlerò in Parlamento»

Il presidente del Consiglio alla festa del “Fatto Quotidiano” ha risposto alle domande sulla gestione della pandemia

«Quando si prendono decisioni molto importanti in termini di allarme sociale è bene che si lavori in modo riservato, ma non segreto. Gli omissis? Un fatto tecnico. Di solito è per protezione della privacy, ma se ne sono occupati gli uffici». Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte intervenendo alla festa del Fatto Quotidiano.


Sulla zona rossa Conte ha detto di non aver «mai rivisto le mie dichiarazioni: al giornalista del Fatto ho parlato del verbale del 3 marzo. Il 4 marzo il ministro Speranza incontra Fontana e Gallera a Milano, il 5 parliamo al Consiglio dei ministri e parliamo del contenuto e nasce l’esigenza di un supplemento di approfondimento. Brusaferro dà un parere la notte stessa del 5. Quando io vado la mattina del 6 abbiamo già predisposto lo strumento normativo per Alzano».


E continua: «La mattina del 6 arrivano i dati del 5, fatti nuovi, e nel confronto gli esperti stessi maturano la decisione della zona rossa in tutta la Lombardia e per altre province».

Mes: «Se servirà ne parlerò in Parlamento»

Sul Mes il presidente del Consiglio ha spiegato che «il ministro della Salute non mi ha detto che c’è bisogno di più soldi per la sanità. Per quando riguarda il Mes non bisogna pensare che chiedendo questi soldi per la sanità li spendiamo tutti là. Ho un atteggiamento laico: se avremo bisogno di altri soldi sulla sanità ne discuteremo in Parlamento». Conte ha anche chiarito come un utilizzo del Mes inevitabilmente incida sulla finanza pubblica.

Italia in prima linea su ricerca vaccini

«Il numero dei vaccini disponibili? Io non posso rispondere. Sicuramente stiamo incrementando notevolmente i test che costano e devono essere accessibili a tutti. Abbiamo investito molti miliardi anche sulla ricerca del vaccino. L’Italia è tra i primi Paesi Ue a partecipare tra i più significativi progetti di ricerca», ha spiegato Conte.

Per quanto riguarda la scuola, Conte ha parlato dei contestati banchi, spiegando che sui 2,4 milioni di banchi nuovi «abbiamo fatto gare europee con penali per consegnarli. Se le aziende non consegnano non rispetteranno un contratto e chiederemo le penali».

Riguardo il ricovero di Silvio Berlusconi il presidente del Consiglio ha riferito di averlo «chiamato la sera in cui ho saputo che aveva contratto il virus. È stata una breve telefonata. Gli ho presentato i migliori auspici di pronta guarigione». Sulle polemiche innescate dalle dichiarazioni di De Benedetti, Conte ha detto: «Quando una persona è ricoverata ci si astiene da considerazioni personali. De Benedetti? È giusto che esprima critiche anche aspre al premier. Il premier è giusto che si astenga dal commentare un imprenditore».

Rapporti con le opposizioni e referendum

Conte ha anche risposto a domande sull’attuale congiuntura politica, in primis sui rapporti con le opposizioni: «Quando si parla di opposizione si parla di tre partiti di centrodestra con esponenti dai temperamenti diversi. Con Fi il dialogo è costante e molto istituzionale e rispettosp dei ruoli, con Meloni anche. Con Salvini invece quando lascio un in messaggio non vengo richiamato…», ha spiegato il presidente del Consiglio.

Sul referendum invece Conte ha detto che quella del taglio dei parlamentari «è una riforma costituzionale votata dalla stragrande maggioranza parlamentare. La mia opinione è che se si passa da 945 a 600 parlamentari non viene assolutamente pregiudicata la funzionalità del Parlamento».

Passaggio poi anche sulle prossime elezioni regionali: «Abbiamo un centrodestra unito e forze che sostengono la maggioranza che vanno in ordine sparso. Bisogna tenere in conto questo dato, è una lotta impari». «Ritengo che le regionali – ha aggiunto Conte -non avranno incidenza sul governo, è un Contesto diverso, non possiamo abbandonare il Recovery Fund».

Il rapporto con Mario Draghi

«Quando si è lavorato per nuova una Commissione Ue fu proposto innanzitutto Timmermans ma alla fine non andò a buon fine – ha ricostruito Conte -. Subito dopo io stesso cercai di creare consenso per Draghi, lo avrei visto bene come presidente della Commissione Ue. L’ho incontrato perché non volevo spendere il suo nome invano, ma lui mi disse che non si sentiva disponibile perché era stanco della sua esperienza europea».

Conte ha poi messo a tacere ogni speculazione, affermando di non vedere Draghi «come un rivale. È una persona di valore, una eccellenza espressa dal paese nei ruoli che ha coperto». E ha continuato: «Draghi penso che quando si invoca lo si tiri per la giacchetta», ha detto il presidente del Consiglio.

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