Coronavirus, i numeri in chiaro. Laurenti: «Non è detto che la nuova variante del virus sia più aggressiva»

di Riccardo Liberatore

Secondo la direttrice dell’Istituto d’Igiene il fatto che la nuova variante del Covid abbia una circolazione maggiore non implica che abbia anche una maggiore virulenza

I dati di oggi sul Coronavirus confermano un trend in miglioramento per quanto riguarda il numero di decessi: mai così poche vittime per Covid in Italia dall’8 novembre. Sono comunque tante – 352 – e come spiega al telefono Patrizia Laurenti, docente presso l’Università Cattolica e direttrice del Servizio di Igiene ospedaliera, non possiamo dire con certezza di aver lasciato il picco dei decessi alle spalle. Secondo Laurenti, la notizia a cui bisogna prestare attenzione è stata diffusa venerdì dall’Istituto superiore di sanità (Iss) che, analizzando i trend settimanali, riporta un Rt in aumento. «Questo è un indicatore più immediato della circolazione del virus, quindi espressione di una ripresa della circolazione virale a causa degli assembramenti che abbiamo visto nei weekend di shopping delle ultime settimane».


Professoressa, calano i positivi ma con meno tamponi. Aumenta il tasso di positività?


«Chiaramente anche oggi risentiamo dell’effetto weekend, ovvero che diminuiscono i nuovi contagi ma contemporaneamente diminuiscono i tamponi effettuati. Quindi di fatto il tasso di positività rispetto a ieri è salito di un punto percentuale».

L’Rt rimane comunque sotto alla soglia dell’1 e i ricoveri continuano a diminuire. Come giudica questi dati?

«Ci sono ancora delle differenze regionali. Nel Lazio per esempio i ricoveri sono leggermente aumentati. Infatti è una delle regioni in cui l’Rt è risalito sopra 1. Quindi ci sono delle situazioni locali che vanno osservate con molta attenzione. Sono ancora segnali di una pressione esistente sugli ospedali, che potrebbero modificarsi in peggio a causa degli assembramenti degli ultimi fine settimana. In nessuna regione il tasso di occupazione delle terapie intensive è al di sotto del limite del 30%. La situazione è talmente fluida che ci vuole davvero poco per modificare questi indicatori nel senso del peggioramento».

A proposito di variazioni tra Regioni. Il Veneto oggi ha registrato quasi 4mila casi, mentre la Lombardia circa la metà. Come lo spiega? 

«Certamente ci sono le condizioni che ancora una volta favoriscono una continuazione del virus e contemporaneamente il Veneto ha perso più di altre regioni la capacità di fare questo tracciamento dei contatti. Se non scendiamo intorno ai 5.0006.000 nuovi casi a giorno, di fatto non potremo riprendere il contact tracing. In Veneto evidentemente la circolazione avviene di più anche per quelle condizioni socio-sanitarie che conosciamo, come il fatto che ci sono più anziani».

Quindi in base a questi dati a suo avviso è giustificato il Decreto Natale? Brusaferro (Iss) lo ha definito «inevitabile».

«Si è giustificato perché l’Rt in aumento è l’espressione più diretta dell’aumento della circolazione del virus. Il virus viaggia con le persone, quando le persone sono tante e si assembrano nei luoghi, al chiuso così come all’aperto, la circolazione aumenta. Questo è un dato di fatto. Sono misure dolorose, ma sono giustificate».

Oggi il Regno Unito ha registrato circa 36mila nuovi positivi e monta le preoccupazione per la nuova variante del virus.

«Il virus viaggia più velocemente delle persone. In Italia si sono attivati tutti i laboratori di riferimento per monitorare la situazione. Certamente, il monitoraggio è molto importante ma le mutazioni sono all’ordine del giorno di questa tipologia di virus, è un’esigenza naturale che il virus ha di mutare per continuare a circolare: questo è coerente con un apparente maggiore contagiosità. Non è detto che questo coincida con una maggiore aggressività. Nella storia delle epidemie si è osservato che alcune mutazioni che hanno aumentato la contagiosità di virus hanno corrisposto a una minore virulenza».

Attualmente non ci sono segni di una maggiore aggressività della nuova variante?

«Per ora non sembra avere un impatto né sulle caratteristiche epidemiologiche, né sull’efficacia del vaccino. Maggior circolazione non vuol dire maggiore aggressività clinica. Voglio ricordare che il Coronavirus appartiene alla famiglia dei coronavirus, tra cui c’è il virus del “raffreddore”, che nella storia ha subito questo tipo di variazione, diventando più contagioso ma meno aggressivo rispetto alle origini».

Dobbiamo aspettarci un aumento nei casi tra circa due settimane legata a questa nuova variante?

«La caratteristica di questo virus, che circola di più d’inverno, rende plausibile questa ipotesi. Mi auguro che le misure prese in questo lockdown natalizio, ci mettano in condizioni di sicurezza, dal 7 gennaio in poi, quando è prevista la ripresa della scuola in presenza».

Tra le ultime misure c’è anche il blocco dei voli dal Regno Unito. Sarà decisivo?

«In questo momento potrebbe essere necessaria per avere una sorta di “tempo zero”, per cercare di capire cosa può essere successo prima e cosa succederà d’ora in poi. Non credo che sarà una misura a lungo termine, perché ripeto, il virus va più velocemente delle persone e dei mezzi di trasporto».

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