«Roma ha bisogno di te. Aridaje!»: Grillo lancia la ricandidatura della sindaca Raggi

Il fondatore del M5s: «Chi sta con Virginia, sta con il Movimento». E ora cosa farà il Pd?

Nel mezzo del caos del Movimento 5 Stelle, innescatosi dopo la fiducia al governo Draghi, tra espulsioni, ipotesi di scissione e ricorsi, il fondatore del M5s Beppe Grillo lancia la ricandidatura a sindaca di Roma di Virginia Raggi. «Roma ha bisogno ancora di te! Chi sta con Virginia, sta con il Movimento», scrive telegraficamente Grillo sui social, accompagnando il post a una foto con la sindaca della Capitale con la scritta «Aridaje!». Insomma, la corsa verso le elezioni comunali è già iniziata.


Questa uscita di Grillo da un lato ricompatterebbe il M5s, mettendo d’accordo anche la compagine ortodossa del MoVimento che non ha votato la fiducia a Draghi, trovando altresì l’appoggio di Alessandro Di Battista (che nei giorni scorsi si era espresso a favore di una ricandidatura di Raggi), al contempo rischia di mettere in seria difficoltà il Partito Democratico e l’alleanza giallorossa per le Amministrative. Nei giorni scorsi era apparsa una pagina Facebook (successivamente rimossa) che faceva intendere che il candidato scelto dalla coalizione Pd-M5s per guidare Roma sarebbe stato l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Dal fronte dem era però arrivata l’immediata smentita.


Ma ora, con questa uscita in solitaria di Grillo, la prossima mossa tocca al Pd. E non è detto che questo endorsement non apra una frattura con i dem, proprio perché su Roma, molto più che in altri contesti elettorali, si giocherà il futuro dell’alleanza tra M5s e Pd. E se quando era emerso il nome di Gualtieri, malgrado la smentita del Pd, ci si domandava che fine avrebbe fatto Virginia Raggi, è ora naturale chiedersi cosa deciderà di fare il Partito Democratico.

Di Maio: «Basta faide interne, abbiamo accolto l’appello di Mattarella»

E mentre Beppe Grillo rilanciava in solitaria la ricandidatura di Virginia Raggi, il riconfermato ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook tentava di placare le polemiche e le dissidenze interne al MoVimento, invitando tutti a «rispettare il voto» su Rousseau. Le alternative, secondo Di Maio, erano due: «Stare dentro e spendere bene i soldi del Recovery Fund o puntare il dito sugli errori degli altri, che sarebbero ricaduti sui cittadini italiani».

Dal canto suo, Di Maio dice di aver «votato sì a Draghi per fare una promessa alla nazione, difendere le nostre leggi e portare altri risultati», accogliendo «l’appello di Mattarella per un governo di unità nazionale», ma non «per ottenere qualcosa in cambio». A tal proposito, l’ex capo politico del M5s ha spiegato di aver saputo della sua riconferma alla Farnesina «quindici minuti prima» dell’annuncio della lista dei ministri del presidente Draghi. Insomma, la speranza di Di Maio è che «i punti di forza non diventino punti di debolezza» al fine di «non spaccarsi», senza «dare retta agli opinionisti da salotto» che vorrebbero la fine del MoVimento.

Leggi anche: