La terza ondata dell’epidemia di Coronavirus sta rallentando: ora siamo a 247 casi ogni 100 mila abitanti rispetto ai 270 su 100 mila della settimana precedente. E il governo, per una volta, ha scelto di privilegiare la scuola, con la decisione di far tornare in classe dopo Pasqua tutti gli studenti che frequentano la prima media, le scuole elementari e gli asili, a prescindere dal colore della regione. Ma per riprendere una sorta di “normalità” bisognerà attendere l’estate: «Sarà più libera», promette infatti Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Cts, intervistato dal Corriere della Sera.
«Andiamo verso la stagione calda dove sarà più facile restare all’aperto», aggiunge lo scienziato, «e questo favorirà il rallentamento della trasmissione, sempre mantenendo distanziamento, mascherina e igiene delle mani. Possiamo però pensare a periodi di vacanza dove potremmo concederci qualche libertà in più facendo tesoro della lezione imparata la scorsa estate, vissuta un po’ troppo allegramente».
La scuola
Rendere possibile ai ragazzi il ritorno sui banchi, ha detto ancora Brusaferro, «è l’obiettivo principale». Nelle fasce più giovani della popolazione «l’infezione circola meno e c’è minore rischio di trasmissione agli adulti». A questo si aggiunge la vaccinazione del personale scolastico, che il presidente dell’Iss definisce un «fattore favorevole a una riapertura permanente», e l’ipotesi di sottoporre gli alunni ogni settimana a test salivari, sui quali però non c’è ancora sufficiente chiarezza: «Alcune regioni hanno cominciato con studi pilota. È presto per decidere, servono maggiori evidenze per capire quale potrebbe essere l’impatto di questi strumenti. È un progetto su cui lavorare, aspettiamo i dati».
Lo scontro sulle riaperture
Ma se l’epidemia sta rallentando, perché l’esecutivo pensa di sospendere la zona gialla per tutto il mese di aprile, salvo riservarsi (su pressione della Lega) verifiche periodiche in itinere? Brusaferro risponde da una parte citando l’occupazione dei posti letto nelle terapie intensive (cresciuta dal 36 al 39%, ben oltre la soglia limite del 30%), dall’altra ricordando che le varianti Covid «hanno una maggiore trasmissibilità» e dunque richiedono misure rafforzate per poter essere contrastate con efficacia.
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