Come ha fatto la Sardegna a passare da zona bianca a quella rossa?

Dall’eccessivo lassismo alla corsa alle seconde case, dal coprifuoco esteso alle 23.30 alla riapertura serale dei ristoranti. Così sono aumentati i casi che, di fatto, hanno portato la Sardegna in zona rossa (per tre settimane consecutive)

La Sardegna è l’unica regione italiana a essere passata, nel giro di pochissimo tempo, dalla zona bianca a quella rossa. Da regione-modello nella lotta al Covid, supportata tra l’altro dallo scienziato Andrea Crisanti, a regione-disastro. Cosa è successo? Cosa ha determinato il peggioramento della situazione epidemiologica sull’isola? La Sardegna, tra l’altro, da lunedì 3 maggio, potrebbe passare in zona arancione (insieme a Calabria, Sicilia e Basilicata; allo stato attuale ha un indice Rt dello 0,81 secondo Ansa) mentre il resto d’Italia resterà in gialla (eccetto la Valle d’Aosta che è in bilico tra l’arancione e il rosso).


Cosa è successo in Sardegna

Questa per la Sardegna è la terza settimana consecutiva in fascia rossa. In altri termini, è da tre settimane che vigono misure restrittive molto rigide sull’isola, peraltro arrivate dopo quelle “leggerissime” della zona bianca con un coprifuoco esteso alle 23.30, con i ristoranti aperti la sera e con un liberi tutti che potrebbe aver peggiorato la situazione. A questo si aggiungano gli atteggiamenti, in alcuni casi irresponsabili, dei cittadini e le centinaia di persone che hanno raggiunto le seconde case in fretta e furia. A contribuire al passaggio alla zona rossa potrebbe essere stata, dunque, la sottovalutazione del rischio da parte degli abitanti presi dalla (legittima) euforia della riapertura di bar e ristoranti la sera e, dunque, di una ritrovata normalità.


157 focolai e l’Rt in salita

Così sono emersi i nuovi focolai (157 in tutto) con un indice Rt che è schizzato in alto (l’ultimo registrato è stato dello 0,97), dunque oltre la soglia di allerta. I malati Covid occupano il 27 per cento dei posti letto delle terapie intensive (la soglia di allerta è fissata al 30 per cento, dunque ci si avvicina molto) mentre l’incidenza settimanale è di 132 nuovi casi ogni 100mila abitanti. Per l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu, la regione è rimasta in zona rossa per così tanto tempo solo perché le misure restrittive, di norma, devono essere applicate per 14 giorni, altrimenti – sostiene lui – l’isola avrebbe già cambiato fascia (grazie al calo dell’Rt). Insomma, un tracciamento dei dati troppo lento che rischia di dare una fotografia sbagliata, o quanto meno non tempestiva, della regione.

La parabola della Sardegna: dalla fascia bianca a quella rossa

La Sardegna è approdata in fascia bianca – la prima in Italia, con grande gioia per chi aveva lavorato a quel traguardo come il prof Andrea Crisanti – lo scorso 1 marzo con un indice Rt pari a 0,68 e un’incidenza di casi settimanali di 29 ogni 100 mila abitanti. Ma in tre settimane è cambiato tutto: i contagi sono tornati a salire così come l’indice Rt al punto che la Sardegna, dal 22 marzo scorso, è finita in zona arancione (senza passare dalla gialla perché non prevista dal nuovo decreto). Dall’arancione, poi, il passaggio al rosso, dove si trova da tre settimane.

La stagione estiva in Sardegna

Adesso, però, incombe la paura che possa saltare (o quanto meno che possa essere compromessa) la stagione estiva. La Sardegna è meta turistica. Grazie alla certificazione verde, però, il problema potrebbe risolversi: infatti basterà un tampone eseguito nelle 48 ore precedenti, per approdare sull’isola, anche nell’ipotesi in cui dovesse restare rossa o arancione nelle prossime settimane. Intanto la campagna vaccinale non va a gonfie vele: gli ultimi dati parlano di 486.654 vaccini somministrati su 591.590 consegnati (l’82,3 per cento contro l’84,3 della media nazionale; dati aggiornati a oggi, 29 aprile 2021, ore 6.11).

Foto in copertina: ANSA

Leggi anche: