Ucraina, Zelensky: «Milioni di persone rischiano di morire di fame»

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Nel 106esimo giorno della guerra in Ucraina le forze di Kiev oppongono una strenua resistenza nella città orientale di Severodonetsk ancora bombardata dai russi. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che i combattenti ucraini stanno infliggendo gravi perdite alle truppe di Mosca, che intanto hanno cominciato a bombardare anche la città di Lysychansk. Intanto la Russia continua a colpire obiettivi alimentari e agricoli e due cittadini britannici e uno marocchino sono stati catturati e potrebbero essere condannati a morte. Un migliaio di soldati ucraini arresisi a Mariupol sono stati trasferiti in Russia, mentre la Turchia ospita i colloqui con il ministro degli Esteri Lavrov per riavviare il processo di pace e trovare un modo per riaprire i porti.


14.00 – Ursula Von der Leyen a Roma: «È un nostro obbligo morale ricostruire l’Ucraina»

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen è intervenuta all’apertura del festival internazionale New European Bauhaus, in corso al Maxxi di Roma: «Questo pomeriggio avremo un dibattito tra il sindaco di Mariupol e gli architetti ucraini, perché ricostruiremo l’Ucraina: dobbiamo farlo e lo faremo», ha detto. «È un nostro obbligo morale – che va messo in atto, ha aggiunto – nel modo giusto, con lo spirito del nuovo Bauhaus europeo».


13.00 – Mosca conferma: «Nessun accordo sul grano»

Nessun accordo «concreto» sullo sblocco del grano è stato raggiunto tra Ucraina e Russia durante il vertice ad Ankara di ieri, 8 giugno, tra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu. A confermarlo è stato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che ieri sera l’ambasciatore ucraino in Turchia, Vasyl Bodnar, aveva dato la stessa informazione. «Al momento – ha detto Peskov citato da Interfax Guardian – non è stato raggiunto nessun accordo preciso. Il lavoro continua».

11.30 – Zelensky all’Ocse: «L’aggressione della Russia è una minaccia per tutto il mondo»

«Bisogna fermare l’aggressione della Russia che è una minaccia per tutto il mondo». Con queste parole Volodymyr Zelensky è intervenuto al consiglio ministeriale dell’Ocse, oggi 9 giugno, tra gli applausi delle delegazioni presenti. «Vi sono grato per il lavoro che state facendo per difendere i nostri valori. Interrompere l’adesione della Russia all’Ocse chiudendo i vostri uffici a Mosca dovrebbe essere un esempio per le altre istituzioni internazionali», ha aggiunto il presidente ucraino. «Bisogna utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per fare pressioni contro la Russia».

10.30 – Draghi: «Sbloccare i porti per evitare crisi alimentare»

«Lo sforzo per evitare la crisi alimentare deve iniziare dallo sblocco dei porti e della migliaia di cereali che sono lì. Lo sforzo di mediazione delle Nazioni unite è un notevole passo in avanti, sfortunatamente è l’unico». Lo ha dichiarato il premier Mario Draghi in apertura alla riunione ministeriale dell’Ocse a Parigi. «Il g7 e la Ue – ha continuato – hanno mostrato una notevole unità e solidarietà nel sostenere l’Ucraina e nel mettere pressione sulla Russia per riprendere i negoziati. L’Unione europea da sola ha approvato 6 pacchetti di sanzioni che hanno dato un duro colpo agli oligarchi vicini al Cremlino e a settori chiave dell’economia russa».

10.00 – Zelensky: «Milioni di persone rischiano di morire di fame»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato sul fronte della crisi alimentare evidenziando che milioni di persone in tutto il mondo rischiano di morire di fame se la Russia non permetterà all’Ucraina l’esportazione del grano, attualmente bloccato, dai suoi porti. «Non possiamo esportare il nostro grano, il mais, l’olio vegetale e altri prodotti che hanno svolto un ruolo di stabilizzazione nel mercato globale», ha detto Zelensky in un intervento video al Time 100 Gala. «Questo significa che, purtroppo, decine di Paesi potrebbero trovarsi di fronte a una carenza fisica di cibo. Milioni di persone potrebbero morire di fame se il blocco del Mar Nero da parte della Russia dovesse continuare», ha detto.

9.00 – Severodonetsk, bombardato impianto chimico Azot

Stanno aumentando in queste settimane gli attacchi alla città dell’Ucraina orientale di Severodonetsk. Ieri, 8 giugno, è stato bombardato l’impianto chimico Azot. All’interno si trovavano almeno 800 civili, 600 residenti e 200 operai. Due fabbriche sono state colpite. Ad annunciarlo è il governatore dell’amministrazione militare regionale del Lugansk, Sergiy Gaidai.

8.00 – Gli Usa: addestreremo gli ucraini all’uso delle nostre armi

Gli Stati Uniti hanno approntato un piano per addestrare i militari ucraini all’utilizzo dei sistemi di lanciarazzi multipli sofisticati che Washington invierà a Kiev. Lo ha detto il capo degli Stati Maggiori Riuniti, il generale Mark Milley, spiegando che un primo gruppo di militari ucraini sta già partecipando all’addestramento da parte di truppe americane in Germania. «Dobbiamo iniziare questa cosa con un programma che sia razionale e risoluto per addestrarli in modo efficace – ha detto Milley parlando ai giornalisti al suo rientro a Washington dalla Francia – non farebbe bene limitarsi a gettare queste armi nella battaglia, bisogna essere addestrati per avere un utilizzo efficace al massimo di questa arma di precisione». Il mese scorso l’amministrazione Biden ha approvato il trasferimento in Ucraina di quattro M142, High Mobility Artillery Rocket Systems, lanciarazzi mobili noti come Himars. Anche la Gran Bretagna ha annunciato l’invio di sistemi simili, gli M270. Anche i britannici addestreranno un battaglione ucraino alla volta all’utilizzo di questo lanciarazzi, ha detto ancora Milley.

7.00 – L’Onu e la guerra in Ucraina

«L’invasione russa dell’Ucraina deve finire. Ma finché ciò non accadrà, abbiamo bisogno di azioni immediate: 1. Dobbiamo portare stabilità ai mercati alimentari ed energetici globali. 2. Abbiamo bisogno di rendere immediatamente disponibili risorse per aiutare i Paesi e le comunità più povere»: lo scrive in un tweet il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

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