Open Arms, Salvini smentisce Conte: «Finora nessun passo formale da altri Paesi Ue»

Mentre la situazione rimane bloccata, la Commissione europea conferma la disponibilità di sei Paesi ad accogliere i 147 migranti ancora a bordo della nave

Mentre 147 migranti rimangono bloccati in mezzo al mare sulla Open Arms, la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona. La decisione è stata presa dopo che l’Associazione dei giuristi democratici ha presentato un esposto contro il prefetto di Agrigento per velocizzare la procedura di sbarco imposta dal Tar, denunciando il mancato rispetto delle disposizioni da parte della Prefettura. L’Associazione ha anche chiesto di valutare eventuali ipotesi di «violazioni commissive o omissive» di rilievo penale.


Dal Viminale intanto è stato affidato l’incarico all’Avvocatura dello Stato di impugnare la decisione del Tar a proposito del divieto di ingresso in acque territoriali per la Open Arms. «Al momento – sottolineano fonti del Ministero dell’Interno – nessuno ha fatto passi formali per accogliere i migranti a bordo della Ong».


«L’Italia sta ancora aspettando che altri Stati mantengano la parola data e prendano in carico quanti promesso in passato», aggiungono, contraddicendo la posizione del premier Conte e quella della portavoce Ue.

Ue: «6 Paesi pronti ad accogliere»

La Commissione Ue ha confermato che Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Spagna si sono detti disponibili ad accogliere i 147 migranti. “La situazione in cui le persone sono bloccate in mare per giorni e settimane – ha sottolineato la portavoce europea Vanessa Mock – è insostenibile. Ricordiamo ancora una volta che servono soluzioni sostenibili nel Mediterraneo affinché quelle persone possano sbarcare in modo sicuro e veloce e che possano ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno”.

La disponibilità era stata comunicata già da Conte nella lettera via Facebook a Salvini. «I miei omologhi europei ci tendono la mano»«Mare agitato, bimbi a bordo. La nave entri in porto», dice il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello. Mentre la Open Arms è in rada da ore davanti a Lampedusa, Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo hanno comunicato al presidente del Coniglio Conte di essere «disponibili a redistribuire i migranti» a bordo della nave della ong.

«Il nostro Paese è disposto a partecipare a una ridistribuzione equilibrata di migranti accolti sulla nave», aveva fatto sapere nella mattina del 15 agosto il governo di Madrid, spiegando di essere al lavoro con la Commissione europea e altri Stati membri «per raggiungere una soluzione comune, europea, ordinata e unita».

I minori a bordo

Intanto, stando a quanto riportato dalla Ong su Twitter, la Procura di Palermo ha nominato i tutori legali per i minori a bordo.

Il premier Giuseppe Conte aveva già scritto nei giorni scontri al ministro Salvini – e per conoscenza ai ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta – chiedendo di «mettere in sicurezza i minori» presenti sulla nave Open Arms.

Facebook/Progetto Diritti Onlus

Poi Salvini e Conte si erano incontrati il 14 agosto a Genova: entrambi hanno partecipato alla cerimonia di commemorazione delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi. «Con Conte ci siamo salutati», racconta Matteo Salvini. Conte «mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di migranti a bordo di una nave di una ong che però è straniera e che è ancora in acque straniere… gli risponderò garbatamente. Non si capisce perché debbano sbarcare in Italia». 

Non esattamente le parole usate dal premier, dice il diretto interessato. Da qui, l’accusa di «sleale collaborazione» a Salvini.

I messaggi dalla Ong

«Cosa aspettano ad autorizzare lo sbarco di tutte le persone a bordo, che l’emergenza medica diventi insostenibile? Quanta crudeltà» si chiedeva l’Ong Open Arms su Twitter. Nonostante la decisione del Tar del Lazio di annullare i divieti imposti dal sicurezza-bis in virtù della «situazione di eccezionale gravità ed urgenza» a bordo della nave, le persone non sono ancora state fatte sbarcare.

«Tutte le persone a bordo devono essere fatte sbarcare urgentemente. L’umanità lo impone», ribadiscono dall’Ong. Ma nonostante le condizioni imposte dal Tribunale Amministrativo, senza l’autorizzazione della Prefettura – in questo caso quella di Agrigento – la situazione rimane in stallo. E pur avendo il Tar accertato «vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso», la Prefettura tarda a esporsi.

Intanto, chi è sbarcato nelle prime ore del 16 agosto è già stato trasferito dal poliambulatorio dell’isola all’hotspot di contrada Imbriacola.

Lo scontro tra i medici sulle condizioni di salute dei migrandi

«La situazione generale vede condizioni igenico-sanitarie pessime: spazi non idonei a ospitare un così ingente numero di persone. I naufraghi vivono ammassati gli uni sugli altri, non c’è possibilità di deambulare, sono presenti solo due bagni chimici e spesso i naufraghi sono costretti a espletare i loro bisogni nello stesso spazio in cui dormono e mangiano». A descrivere la drammatica situazione è il medico del Cisom (il Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta) Valeria Di Natale, in una relazione firmata anche dall’infermiere Daniele Maestrini.

«Inoltre, rileviamo condizioni di salute mentale precarie, lo stato d’animo a bordo è di profondo sconforto». Ma secondo il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Francesco Cascio, ci sarebbe «qualcosa che non funziona».

«Dei 13 naufraghi fatti sbarcare dalla Open Arms, solo uno aveva una otite, gli altri non avevano alcuna patologia come abbiamo accertato in banchina», ha osservato Cascio. «Infatti, sono stati tutti condotti nell’hotspot. Eppure dalla relazione dello staff Cisom, risulta che a bordo ci sarebbero persone con diverse patologie, tra cui 20 casi di scabbia».

La posizione di Cascio è stata presa come spunto da anche dal Ministro dell’Interno Salvini che ha definito l’emergenza «tutte balle». Ma le due testimonianze non sembrano entrare così in contraddizione.

Gli sbarchi delle ultime ore

La nave della ong spagnola Open Arms, in mare da 14 giorni con a bordo 147 persone salvate nel Mediterraneo centrale, è entrata il 15 agosto in acque italiane, a pochi metri dal porto di Lampedusa, in attesa del permesso per entrare. A sud dell’isola, in rada davanti alla Porta d’Europa. «Non stiamo ricevendo istruzioni allo sbarco», dice il presidente di Open Arms Italia, Riccardo Gatti.

Intanto, sul molo Favarolo di Lampedusa (Agrigento) sono sbarcate altre quattro persone, nella notte, dopo le sei donne e tre uomini che avevano lasciato l’imbarcazione in serata. Nel secondo caso si tratta di eritrei e somali che risulterebbero stremati a livello psicologico, motivo per il quale si è deciso di evacuarli con urgenza. Nel primo, di tre naufraghi e un accompagnatore, tutti scesi «per complicazioni mediche che richiedono cure specializzate».

https://twitter.com/openarms_it/status/1162245252113031168

Il Tar e i divieti di ingresso in acque italiane

Il divieto di ingresso in acque territoriali italiane da cui era stata raggiunta la Open Arms il 2 agosto scorso, firmato dal ministro Salvini e controfirmato, come previsto dal decreto sicurezza bis, dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta e dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli, è stato sospeso ieri, 14 agosto, dal Tar del Lazio per la «situazione di eccezionale gravità ed urgenza» a bordo della nave.

Qui il testo del decreto cautelare.

Una decisione inedita: è la prima volta che succede.  È in virtù di questo annullamento che la Open Arms ha cominciato, ieri, l’avvicinamento all’Italia, per poi arrivare a Lampedusa stamane.

Il tempo stava peggiorando, si era in attesa di onde alte due metri, e la stessa Ong aveva usato la definizione di «emergenza umanitaria» per descrivere la situazione a bordo. Il team si era detto preoccupato delle difficoltà a mantenere la calma e non far degenerare la situazione a bordo in tensione e violenza. Sulla nave, in questi giorni, anche gli psicologi di Emergency.

«Siamo lieti di constatare come, ancora una volta, dopo il Tribunale per i Minori, anche il Tar abbia ritenuto di dover intervenire per tutelare la vita e la dignità delle persone e abbia riconosciuto le ragioni della nostra azione in mare ribadendo la non violabilità delle Convenzioni Internazionali e del Diritto del Mare», aveva commentato Open Arms ieri nel diffondere la notizia della sentenza del Tar.

Video/Open Arms

Trenta e Toninelli contro Salvini

La decisione del Tar del Lazio ha mandato su tutte le furie Matteo Salvini, che non solo ha annunciato ricorso d’urgenza al Consiglio di Stato, ma ha anche firmato nella serata del 14 agosto un nuovo divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane per la Open Arms.

Giustificato, a suo dire, perché «ai fatti citati nel provvedimento sub judice (il primo divieto annullato dal Tar, ndr) se ne sono aggiunti altri. Per giorni, Open Arms si è infatti trattenuta in acque sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l’obiettivo politico di portarle in Italia», dice Salvini.

E però, a mettersi di traverso arrivano i ministri Cinque Stelle Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, la cui controfirma è necessaria, ai sensi del decreto sicurezza bis, all’efficacia del nuovo divieto. I due ministri hanno sempre firmato i divieti in caso precedente. Ma questa volta no: la ministra Trenta decide di non controfirmare il divieto «in nome dell’umanità».

Nè firma Danilo Toninelli: «Quel decreto è stato bocciato dal Tar ed emetterne un altro identico, per farselo bocciare di nuovo dal Tar dopo 5 minuti, esporrebbe la parte seria del Governo, che non è quella che ha tradito il contratto, al ridicolo. E a differenza di Salvini che cerca solo il consenso facile, noi agiamo con senso di Stato e concretezza», scrive il ministro su Facebook.

Avevo già firmato a suo tempo il decreto di Salvini, che vietava l’ingresso, il transito e la sosta della Open Arms…

Posted by Danilo Toninelli on Thursday, August 15, 2019

«Umanità non significa aiutare trafficanti e ong. Per me umanità significa investire seriamente in Africa e non certo aprire i porti italiani», ha detto Salvini in risposta a Trenta.

La ministra Trenta si era messa in contatto nelle ore precedenti con le altre autorità di governo competenti per arrivare allo sbarco dei 32 minori a bordo della nave. Dopo essersi messa in contatto con il tribunale dei minori di Palermo avrebbe anche dato mandato al capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, di spostare nei pressi della Open Arms due navi del dispositivo Mare Sicuro pronte ad effettuare il trasbordo dei 32 minori. Navi che però il team della ong dice di non aver avvistato fino ad ora.

Twitter/Open Arms

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