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Comunismo come nazifascismo: anche l’Anpi contro la risoluzione del Parlamento europeo

22 Settembre 2019 - 20:11 Redazione
«Si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell'Unione Sovietica - più di 22 milioni di morti - e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata rossa»

C’è una risoluzione approvata pochi giorni fa, il 19 settembre, dal Parlamento europeo che sta facendo discutere. Un lungo testo nel quale regime nazista e comunismo vengono sostanzialmente equiparati (e condannati), nel ricordo delle «vittime di tutti i totalitarismi».

Una risoluzione votata – sebbene con qualche distinguo – anche dal Partito democratico, con il gruppo dei Socialisti e democratici di cui fa parte. E dal Ppe di cui è parte Forza Italia, da Fratelli d’Italia e dal gruppo Identità e democrazia, di cui è parte la Lega. Il Movimento 5 Stelle si è astenuto. Da Italia, Polonia, Austria e Ungheria nessun voto contrario.

Le critiche dell’Anpi

Una decisione su cui si esprime negativamente oggi l’Anpi: «Profonda preoccupazione per la recente risoluzione del Parlamento Europeo in cui si equiparano nazifascismo e comunismo», si legge in una nota. «Per altro in palese contrasto con la risoluzione antifascista, antinazista e antirazzista del 25 ottobre 2018».

Per l’associazione nazionale partigiani «in un’unica riprovazione si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell’Unione Sovietica – più di 22 milioni di morti – e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata rossa».

Davanti al crescente pericolo di nazifascismi, razzismi, nazionalismi, «si sceglie una strada di lacerante divisione invece che di responsabile e rigorosa unità». L’Anpi si augura che al più presto «giunga dal Parlamento Europeo, al fine della sua stessa autorevolezza e credibilità, il chiaro segnale di un radicale ripensamento, nel solco dei principi che ispirarono la creazione di un’Europa Unita, figlia dell’antifascismo e delle donne e uomini che si opposero ai regimi nazifascisti e frutto del pensiero dei confinati a Ventotene proprio dal regime fascista».

La risoluzione

Il titolo del documento è «Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa». La Seconda Guerra Mondiale «è iniziata come conseguenza immediata del famigerato trattato di non aggressione nazi-sovietico del 23 agosto 1939, noto anche come patto Molotov-Ribbentrop, e dei suoi protocolli segreti». E i regimi nazisti e comunisti, si legge nel testo, «hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità, e si rammenta l’orrendo crimine dell’Olocausto perpetrato dal regime nazista».

Quindi la condanna agli «atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari». Nella risoluzione non manca «inquietudine per l’uso continuato di simboli di regimi totalitari nella sfera pubblica e a fini commerciali».

Polemiche sui social

Le polemiche non mancano, online, e sono indirizzate anche a chi, tra gli europarlamentari italiani, ha votato a favore, come Giuliano Pisapia e Pietro Bartolo.

Per il deputato Nicola Fratoianni la risoluzione è figlia di profonda ignoranza. «Ignoranza o malafede?», dice in un tweet. «Delle due l’una. La risoluzione votata dal Parlamento europeo nei giorni scorsi che equipara nazismo, fascismo e comunismo e che attribuisce al patto Ribbentrop-Molotov l’inizio della seconda guerra mondiale, non può avere alcuna altra radice», dice Fratoianni.

In copertina la bandiera europea su una sedia al parlamento europeo a Strasburgo, Francia, 1 luglio 2019. EPA/Patrick Seeger

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