Coronavirus, la dottoressa a caccia del “paziente zero” in Veneto: «Ormai inutile, può essere chiunque. Più urgente l’epidemia in Europa»

In passato, eseguire i tamponi sugli asintomatici è stato utile per capire che può «risultare positiva anche la persona che non ha viaggiato e sta benissimo»

La caccia al “paziente zero” sta ormai passando in secondo piano, con l’attenzione dei virologi sempre più concentrata sul numero crescente di contagi da coronavirus in Europa, non solo in Italia. Lo chiarisce a Repubblica la dottoressa Francesca Russo, a capo del team di medici dei Servizi di igiene e sanità pubblica delle Asl venete. Come già ribadito dal primario dell’ospedale Sacco, Massimo Galli, anche Russo sostiene che il virus «circolasse sotto traccia da tempo, insieme con il normale virus influenzale». È arrivato in Europa «in un momento imprecisato e ha dato luogo ai primi contagi in Germania, poi in Faccia e poi abbiamo avuto i nostri. Può essere stato portato in Italia da chiunque».


Bloccare il coronavirus insomma sarebbe stato impossibile: «Essendo presente anche negli asintomatici». E quindi non si sa chi possa essere il paziente zero: «potrebbe essere uno straniero, ad esempio un turista tedesco, francese o cinese, oppure un italiano di rientro dall’estero».


Dunque l’indagine è arrivata a un bivio: la prima strada si rifà al criterio epidemiologico, «cioè riguarda soggetti infetti che provengono dalla Cina oppure che si sono contagiati qui stando a contatto con loro; la seconda riguarda i casi che si sono manifestati perché il virus circola in Europa. Non è corretto dire in Italia, meglio dire in Europa». La caccia al paziente zero è diventata inutile, perché l’emergenza è uguale su entrambi i fronti. La dottoressa Russo spiega che, nonostante l’ultima direttiva consenta di fare i tamponi solo ai sintomatici, non è stato un errore, prima, farne in larga parte anche agli asintomatici. «In questo modo, abbiamo capito che può risultare positiva anche la persona che non ha viaggiato e sta benissimo».

Tirando in ballo il contagio avvenuto a Vo’ Euganeo, dove oggi ci sono 78 casi confermati, il medico ipotizza possa essere causato da qualcuno proveniente dalla Cina. E anche se le otto persone cinesi passate allo scanner erano negative, «essendo tornate dalla Cina 20 giorni prima dell’esame, potrebbero essersi negativizzate». E solo ulteriori esami daranno la risposta. Ma è certo, per ora, che il caso di Vo’ non è assimilabile né a quelli del Veneto né a Codogno.

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