Coronavirus, svolta in Usa: pronto un milione di test. E Twitter corre ai ripari
La Food and Drug Administration, organo competente negli Stati Uniti per la protezione della salute pubblica, ha annunciato nuove regole e un significativo aumento dei test per svolgere la diagnosi del Coronavirus. Saranno così circa un milione i cittadini americani che, entro il fine settimana, dovrebbero essere sottoposti al tampone: è stata l’amministrazione di Donald Trump a comunicarlo, lunedì primo marzo.
Un cambio repentino nella gestione dell’emergenza: se fino alla scorsa settimana tanto la diagnosi quanto la responsabilità di autodenunciarsi alle autorità sanitarie era a carico dei cittadini – molte le storie di chi ha rinunciato a sottoporsi al test diagnostico per il costo troppo elevato -, adesso le istituzioni hanno deciso di prendere in mano la procedura per il contenimento.
D’altronde, negli ultimi giorni, i casi di contagio negli Stati Uniti hanno superato le 100 unità e sei persone infette da Covid-19 sono morte. Per recuperare il tempo perso in una gestione poco centralizzata, il medico Stephen Hahn, commissario della Food and Drug Administration, parlando dalla Casa Bianca ha invitato aziende private e laboratori accademici a sviluppare test diagnostici propri per sottoporre al tampone più americani possibile.
«Prevediamo un aumento sostanziale del numero di test questa settimana, la prossima e per tutto il mese di marzo», ha dichiarato Hahn, affiancato dal vice presidente Mike Pence e da alti funzionari della sanità federale. «Il rischio del coronavirus per il popolo americano rimane basso», ha detto Pence ai giornalisti: l’indicazione di Trump è di evitare ogni sorta di allarmismo.
Ma le rassicurazioni contrastano con gli avvertimenti dei funzionari federali della Food and Drug Administration e del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie. Da entrambi gli enti sarebbe partita una nota per gli impiegati del Congresso degli Stati Uniti in cui si spiega che il «tasso di mortalità del coronavirus non sarà così grave come l’influenza spagnola del 1918». Un paragone che non ha tranquillizzato i dipendenti – scrive il New York Times -, dato che all’epoca il numero di morti superò i 50 milioni in tutto il mondo.
Twitter e lo smart working
Intanto Twitter sta incoraggiando tutti i suoi dipendenti a lavorare da casa per ridurre le probabilità di contagio. Una decisione, spiegano dall’azienda, presa per eccesso di cautela in tutto il mondo – sono circa 5mila gli impiegati di Twitter -, ma che è obbligatoria per i dipendenti della società che lavorano a Hong Kong, in Giappone e in Corea del Sud. Twitter, così come Facebook e Google, sta iniziando a posticipare o a cancellare gli eventi pubblici e le conferenze programmate negli Stati Uniti.
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