L’ong che aiuta richiedenti asilo e rifugiati a orientarsi in Italia durante l’emergenza Coronavirus

I migranti e gli stranieri che non parlano bene la nostra lingua faticano a comprendere le disposizioni anti-Covid-19. L’ong Refugees Info lavora affinché non siano lasciati soli al loro destino

Da quando l’emergenza Coronavirus ha imposto la chiusura delle questure, la pagina Facebook di Refugee.Info è stata sommersa di richiesta d’aiuto. «A breve scadrà il mio permesso di soggiorno e non so come fare», scrive qualcuno sotto ai post. «Per favore, ditemi come posso fare per rinnovare i miei documenti prima che scadano», commenta qualcun altro. Oltre alle difficoltà burocratiche, tutte le domande dei rifugiati e dei richiedenti asilo hanno una cosa in comune: non sono scritte in italiano. Non parlando bene la lingua, molti di loro non sono riusciti a districarsi nel – già difficile – mare di provvedimenti pubblicati nelle ultime settimane.


«Gli stranieri in Italia fanno fatica a capire cosa sta succedendo», racconta Susanna Zanfrini. Susanna è la coordinatrice in Italia del Comitato internazionale di soccorso (International Rescue Committee), un’ong che si occupa di dare assistenza alle persone in difficoltà in 40 Paesi nel mondo, con un focus particolare sui soggetti migranti e sulla loro integrazione nei vari territori. Nel 2018 è stata aperta in Italia la piattaforma Refugee.Info, che, attraverso sopratutto l’utilizzo dei social network, lavora per raggiungere e aiutare il maggior numero di persone possibile. Il loro gruppo Facebook ne raccoglie più di 18mila.


Nei giorni del lockdown totale, il loro canali web già avviati gli hanno permesso di mantenere più facilmente i rapporti con i rifugiati e i richiedenti asilo in Italia. E, soprattutto, di far arrivare le informazioni anche a tutte quelle persone che fanno fatica a leggere in italiano. «Molti di loro non erano a conoscenza della proroga per il rinnovo dei permessi di soggiorno fino al 15 giugno», spiega Susanna. «Così come non hanno chiaro come evitare multe durante gli spostamenti (a proposito di moduli di autocertificazioni e di fraintendimenti burocratici, Ndr) o come avere accesso ai vari sussidi economici previsti dal “Cura Itala”».

Le difficoltà maggiori

Elena Caracciolo segue il progetto Refugees.Info da quando è attivo in Italia. Con il diffondersi del Covid-19, le persone che vivevano già in gravi condizioni di incertezza e instabilità hanno visto peggiorare la loro situazione in tempi brevissimi, senza poter mettere a fuoco al meglio quali conseguenze ne sarebbero derivate e su quali risposte avrebbero potuto far affidamento.

«Molti di loro hanno perso il lavoro e ora ci chiedono quali sono le misure adottate dal governo a sostegno dei lavoratori e delle famiglie», racconta. «Riceviamo spesso chiamate da persone spaventate perché non riescono a pagare l’affitto». Non è raro, infatti, avere testimonianze di richiedenti asilo che vivevano in case senza contratti formali, e che in questi giorni sono stati sfrattati dai proprietari senza alcun preavviso. «Recentemente ci ha chiamati una persona da Roma che si è ritrovata in mezzo alla strada dal nulla», spiega Elena. «Per fortuna siamo riusciti a metterla in contatto con le realtà che offrono aiuto nella capitale».

La situazione è grave anche all’interno dei centri di accoglienza. Con le nuove disposizioni e con i dispositivi di protezione individuali che scarseggiano, alcune attività di volontariato sono state sospese e gli operatori non riescono a continuare il loro lavoro nei vari centri. «Abbiamo ricevuto richieste d’aiuto da persone lasciate completamente sole, che davanti al peggioramento della loro salute non sapevano a chi rivolgersi», racconta ancora Elena. «Noi gli abbiamo fornito il numero di telefono nazionale e regionale per le emergenze, perché non avevano nemmeno quelli».

Il supporto psicologico

Inevitabilmente, l’aggravarsi di una condizione di vita già precaria ha inciso sulla stabilità emotiva di molti. Per questo, Susanna ed Elena spiegano che l’ong si è attivata per garantire l’accesso al supporto psicologico gratuito per chi ne ha bisogno. «Quel che facciamo è mettere in contatto le persone con alcune realtà che operano servizi sanitari gratuiti per i migranti in diverse lingue», spiega Elena.

Tra queste c’è Etna, un’associazione con base a Roma che normalmente fornisce supporto psicologico ai migranti sul territorio, ma che durante l’emergenza ha esteso il servizio a tutta Italia, riferendosi anche agli operatori che lavorano nei vari centri di accoglienza. C’è poi Médecins du Monde, l’ong che offre assistenza sanitaria anche a chi non possiede un medico di famiglia. E infine Ipso Care, con base in Germania, che fornisce supporto psicologico in diverse lingue tramite videochiamata. «Durante questo periodo di lockdown è di vitale importanza riuscire a raggiungere tutti e tutte», dice Susanna. «E noi lavoriamo quotidianamente affinché nessuno sia lasciato solo».

Il parere degli esperti:

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Immagine copertina: pagina Facebook di Refugee.Info