Il vertice dei vertici, inizia la riunione europea in cui si decide il nostro futuro (e quello di Conte)

La riunione straordinaria del Consiglio europeo vedrà lo scontro tra Italia e Olanda. Ma anche Rutte dovrà cedere qualcosa per ottenere quello che vuole

Oggi e domani i leader dell’Unione europea si riuniscono a Bruxelles per un Consiglio europeo straordinario, l’obiettivo è definire il piano per la ripresa in risposta alla crisi Coronavirus e il nuovo bilancio pluriennale. Mercoledì Giuseppe Conte ha riferito sia alla Camera che al Senato sugli obiettivi dell’Italia. Il premier ha detto che l’intesa sul Recovery Fund deve essere trovata entro luglio e che va evitato ogni compromesso al ribasso. Allargando la finestra temporale, il premier ha preparato l’opinione pubblica al mancato raggiungimento di un accordo completo in questo vertice. Ieri Conte è stato di nuovo dal presidente francese Emmanuel Macron, tappa finale di un tour europeo che l’ha visto incontrare tutti gli attori in campo in quello che ha assunto (un po’ esageratamente) i contorni del vertice dei vertici europei.


Rutte e i frugali

L’uomo che ha interpretato la parte del grande villain di questa storia è il premier olandese Mark Rutte, leader del suo Paese ma anche del gruppo dei “quattro frugali” e in qualche modo di tutti i falchi dell’Unione europea. Anche per Rutte però è arrivato il momento di negoziare e cedere su qualche punto. Il premier olandese vuole principalmente due cose: una riduzione del contributo dei paesi frugali e il collegamento del Recovery Fund a riforme economiche. Sono richieste sulle quali è possibile trovare convergenza, la proposta iniziale di Francia e Germania era un fondo di 500 miliardi di euro invece che 750 come proposto dalla Commissione, mentre il principio di collegare le risorse a investimenti e obiettivi concordati è generalmente condiviso, anche se bisogna stabilire come decidere i termini. Nelle richieste dei frugali ci sono dei punti essenzialmente insoddisfacenti: il veto olandese su ogni singola erogazione di prestito, cosa che accadrebbe se si spostasse il potere decisionale nel Consiglio europeo invece che nella Commissione, e un Recovery Fund composto esclusivamente da prestiti, privo di sovvenzioni a fondo perduto. Rutte ha dato l’idea di essere pronto a scendere a compromessi sulla questione prestiti/trasferimenti, probabilmente accettando un fondo meno generoso (quindi meno costoso per i frugali) ma con una quota importante (almeno un terzo) di sovvenzioni a fondo perduto.


Potere decisionale e condizioni

Resta il problema del potere decisionale, questione direttamente legata alle condizionalità che rischia di far slittare il compromesso finale. L’opinione dei frugali è che la Commissione non applicherebbe le condizioni in maniera rigorosa, ma l’idea portata avanti da Rutte è più invadente e pervasiva della Troika. Il premier olandese sembra irremovibile nel volersi assicurare la possibilità di esercitare un forte grado di interferenza nelle politiche economiche dei percettori di fondi comunitari. Questo livello di interferenza può diventare molto antidemocratico, e verrebbe inevitabilmente respinto dall’elettorato dei paesi coinvolti, sia nel breve che nel lungo periodo. Vale per l’Italia, la Spagna, la Grecia (e in maniera diversa anche per la Francia) quando si parla di economia; vale per Polonia e Ungheria quando si parla di questioni legate alla giustizia e allo stato di diritto. Quello delle condizionalità imposte è un percorso dalle conseguenze politiche potenzialmente pericolose.

L’altro lato delle condizionalità

Tuttavia, la leva delle condizioni può essere usata anche nei confronti di alcuni frugali. Proprio in questi giorni la Commissione ha mostrato un rinnovato interesse per il problema dell’evasione ed elusione fiscale nell’UE. Con un’editoriale sul Financial Times, il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha presentato un pacchetto di misure europee per il contrasto del fenomeno, definendola uno scandalo non più tollerabile. Non è un segreto che la terra dei tulipani è tra i paesi più attraenti in Europa per l’elusione fiscale di aziende europee e internazionali, sia per schemi perfettamente legali all’interno delle normative comunitarie, sia per situazioni che si rivelano legate a frodi o attività di riciclaggio.

Il tema della fiscalità in Europa è improvvisamente tornato in cima alle priorità anche a causa della sconfitta della Commissione nel Tribunale UE, che ha stabilito che Apple non dovrà restituire i 13 miliardi di euro di tasse non pagate in Irlanda grazie alla generosa fiscalità di Dublino. La partita non è ancora chiusa, ma per ora ha dimostrato che il tema dell’elusione fiscale in Europa va affrontato direttamente, non facendone una questione di concorrenza. Dopo il vertice di oggi e domani capiremo se e quanto questo argomento verrà usato dalla Commissione, dalla Francia e dalla Germania come leva negoziale contro i frugali. Se si vuole azzardare un’ipotesi, in questo Consiglio sarà trovato un compromesso sulla dimensione del fondo e il rapporto prestiti/sovvenzioni, rimandando i dettagli su condizioni e potere decisionale a un altro vertice estivo.

Foto in evidenza: Ansa | Mark Rutte e Giuseppe Conte nell’ultimo bilaterale

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