Renzi frena: «Tutti sanno che non si voterà». Nuova bozza del Recovery Plan e rimpasto: le mosse di Conte per spegnere la crisi di governo

di Redazione

Conte potrebbe convocare tra oggi e domani un vertice tra leader di governo. Renzi parteciperà? In cdm il 6 gennaio in arrivo una nuova bozza, ma non ancora un testo da votare

Da una parte l’Italia a colori (e no, non è una citazione allegra ma il riferimento al sistema di assegnazione delle aree alle regioni per combattere i contagi da Coronavirus), dall’altra la crisi di governo. Un fronte aperto da Matteo Renzi e da Italia Viva, ma dall’esito, in tempi di pandemia, ancora molto incerto. Il punto è – e lo sottolinea lo stesso leader di IV in un’intervista stamattina al Corriere della Sera – che il premier Giuseppe Conte avrebbe cercato ma non trovato il soccorso dei responsabili di fronte alla prospettiva renziana di ritirare la delegazione di governo, entro il 7, con le ministre all’Agricoltura Teresa Bellanova e alla Famiglia Elena Bonetti e con il sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto. La ministra Bonetti, in un’intervista a Repubblica, conferma oggi: Ho la valigia pronta.


L’atteggiamento tra le parti torna comunque interlocutorio, con un ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che a detta di Renzi ha colto il valore delle nostre critiche sul Recovery Plan. Si attende una nuova bozza, che dovrebbe essere portata in Cdm il 6 gennaio come tale evitando un voto dei ministri e delle ministre nelle intenzioni di Conte. In quello stesso consiglio dei ministri le ministre potrebbero presentare le loro dimissioni. Mentre Renzi lancia assist, quanto meno teorici di convergenze, al suo ex partito, il Pd: «Con i parlamentari dem condividiamo l’idea che una legislatura stia in piedi solo se si fanno riforme», dice Renzi.


Il leader di Italia Viva rigetta anche l’ipotesi, pure circolata, di arrivare un accordo in cambio di un ministro e qualche sottosegretario in più. la paura, sua e dei suoi, delle elezioni. Anche perché «tutti sanno che non ci saranno elezioni. Dobbiamo aprire le scuole, non i seggi. Ma non abbiamo paura del voto, aspettiamo Conte in Senato». Tra le condizioni renziane resta l’accesso alla linea di credito al Mes. Anche solo parziale. Un tema su cui il senatore di Rignano non perde mai occasione di pungere i grillini contrari.

Un nuovo governo Conte

Ci dovrebbe essere oggi una nuova riunione tra il premier e i capi delegazione per il provvedimento ponte dal 7 al 15 gennaio sulle norme anti-Covid. Per i renziani, il premier una possibilità da giocarsi ce l’ha: il Conte ter. «Ma solo se prende un’iniziativa, altrimenti il 7 gennaio le nostre ministre si dimettono e si volta pagina», dicono i big di IV secondo le ricostruzioni de Il Messaggero. Il confronto sul Recovery plan potrebbe finalmente avvenire con la nuova bozza che Gualtieri dovrebbe far arrivare alle forze di maggioranza per poi arrivare a un Consiglio dei ministri.

E poi c’è il fronte del rafforzamento della compagine di governo. Sul tavolo l’ipotesi che un o una renziana prendano il posto di Luciana Lamorgese al ministero dell’Interno. E ancora che ci sia uno spacchettamento del dicastero oggi guidato dalla dem Paola De Micheli, quello delle Infrastrutture e Trasporti: Italia Viva prenderebbe in mano il dossier delle grandi opere. Renzi, dal canto suo, nega l’ipotesi di accettare accordi in cambio di poltrone. Torna anche in campo il vecchio schema dei due vicepremier: un ritorno di Luigi Di Maio e con il vice segretario dem Andrea Orlando al posto che era stato di Matteo Salvini nel Conte I.

E la famosa delega ai servizi segreti, che fino a questo momento il premier ha voluto, in maniera peculiare, tenere per sé? Potrebbe essere giunto il momento di affidarla, per esempio a Gennaro Vecchione, al momento direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (il Dis): dovrebbe essere nominato sottosegretario. Una nomina che però non trova d’accordo Pd e Iv: Renzi vedrebbe in quella casella il suo Ettore Rosato, o al massimo il dem Emanuele Fiano. O ancora, in ultima istanza, Gianni De Gennaro.

Il destino in bilico del premier

L’avvocato a palazzo Chigi, dal canto suo, avrebbe accettato di promuovere – nonostante il timore di finire impallinato – un vertice tra i leader della maggioranza, per un maxi rimpasto e per quella che in gergo si definisce una crisi pilotata. Oggi o al massimo domani. Per convertirsi a un metodo di condivisione politica, per dirla alla Bonetti? «Il gioco di squadra serve, sarebbe un errore per Conte andare avanti autonomamente», affonda il capogruppo in Senato del Pd Andrea Marcucci.

A blindare il premier è invece l’ex capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. «Conte va difeso, metterlo in discussione è folle», è il suo ragionamento secondo quanto riporta ancora il Corriere della Sera. «Spingere al voto il Paese nel pieno della terza ondata sarebbe un fallimento, rischiamo di compromettere i fondi del Recovery senza quei 209 miliardi l’Italia è morta, non c’è futuro. Se si va a votare, il Recovery rischia di saltare». La crisi, insomma, va scongiurata (così come il voto, per Di Maio): «Sull’autorità delegata, sulla fondazione si trovi una quadra, siamo persone adulte, una nazione come l’Italia non può essere ostaggio di queste cose».

In copertina ANSA | Una veduta esterna di Palazzo Chigi durante il vertice di maggioranza tra il premier Giuseppe Conte, il capo politico M5S Vito Crimi, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, il leader di Iv Matteo Renzi e il capo delegazione di Leu Roberto Speranza, Roma, 5 novembre 2020.

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