Il consigliere di Zelensky: «I partiti italiani filo-Putin hanno preso soldi dalla Russia»

Mkhaylo Podolyak dice che Kiev ha le prove. «Ecco perché certi partiti prendono posizioni filo-Mosca»

Anche alcuni partiti italiani hanno preso soldi dalla Russia. Parola di Mikhaylo Podolyak, consigliere dell’ufficio del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Kiev ha le prove di questo. Ma non intende svelarle perché significherebbe interferire con la politica del nostro paese. Nell’intervista rilasciata oggi a la Repubblica il consigliere si riferisce al dossier dell’amministrazione Usa sui 300 milioni di dollari “trasferiti” da Vladimir Putin a partiti stranieri. All’epoca della rivelazione del Washington Post i funzionari statunitensi si rifiutarono di parlare dei soldi che riguardavano l’Ucraina. «È ormai noto che la Federazione ha speso 300 milioni di euro negli ultimi anni per finanziare alcuni movimenti politici nell’Unione Europea e, così facendo, ha cercato di influenzare sia le politiche nazionali sia quelle dell’Unione».


Quali partiti italiani hanno preso soldi dalla Russia

Podolyak, nel colloquio con Fabio Tonacci, risponde anche in modo sibillino all’obiezione più ovvia. Ovvero che nella lista di paesi citati l’Italia non appare. «A noi non sfugge il comportamento di certi partiti, a volte proprio quelli italiani, che prendono posizioni apertamente filo-Putin, sostenendo per esempio che, per un motivo o per un altro, la Russia aveva il diritto di attaccare l’Ucraina». Questo argomento però non è stato sollevato mai da politici italiani di primo piano. A parte le dichiarazioni, poi ritrattate, di Silvio Berlusconi su Putin costretto dai «filorussi» alla guerra e su Zelensky da sostituire con «gente perbene». Dichiarazioni che l’Ucraina criticò duramente e che lo stesso Berlusconi provò a smentire il giorno dopo, sostenendo che stava riferendo «il pensiero di altri». Quelle frasi sollevarono il sospetto di un filo diretto tra Mosca e il Cavaliere. Un’ipotesi che poggiavaa anche sulla replica di Berlusconi. Ovvero sul punto in cui parlava di «altri» di cui riferiva semplicemente il pensiero. Chi sono gli altri? Ma anche un’altra affermazione a Porta a Porta sollevò qualche dubbio. Ovvero quella in cui Berlusconi diceva di «non aver capito perché le truppe russe si siano sparse in giro per l’Ucraina mentre dovevano fermarsi intorno a Kiev». Si tratta della stessa versione sugli errori militari circolata in ambienti vicini a Putin. D’altro canto dal 24 febbraio il comportamento del presidente di Forza Italia è stato ondivago.


Cosa dice l’Ucraina sui soldi ai politici italiani

Berlusconi ha dato un suo aereo per portare in Italia bambini ucraini malati di cancro. Ha sostenuto di aver chiamato un paio di volte proprio Putin, senza ricevere risposta. Ma ha anche espresso dubbi – e poi corretto il tiro – sulle armi a Kiev. E ha criticato il presidente Biden e la Nato. Podolyak non ha intenzione di fare nomi: «Cerchi di capirmi, non possiamo interferire negli affari interni dell’Italia e non possiamo parlare pubblicamente di chi ha ricevuto soldi russi a scopo di lobbying. Certamente, a livello di intelligence, i nostri due paesi cooperano. Ho motivo di ritenere che i dati fondamentali ci siano tutti: chi ha preso e quanto». Il riferimento, ancora una volta sibillino, alla cooperazione tra i servizi segreti fa pensare che Kiev abbia fornito nomi e numeri a Roma. Ma questo semmai dovrebbe essere un elemento al vaglio del Copasir. Il cui presidente Adolfo Urso (FdI) ha smentito in più occasioni di avere informazioni sull’argomento. Infine c’è la domanda su Matteo Salvini. E anche qui il consigliere di Zelensky svicola: «Questo lo sta dicendo lei. Non voglio aggiungere altro, sarebbe ingerenza…». Ma la memoria non può che tornare ai “pupazzi prezzolati” evocati qualche tempo fa da Mario Draghi. E alle numerose repliche del Capitano della Lega, che ha invitato in più occasione l’attuale premier a fare i nomi. Invano.

L’avvertimento al nuovo governo

Di certo c’è che il dossier dell’amministrazione Usa, per modi e tempi della sua pubblicazione, è sembrato a molti un avvertimento nei confronti del nuovo governo italiano. Il rapporto è stato redatto dal Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. Ed è composto da informazioni di intelligence e fonti aperte. Ossia già disponibili pubblicamente. Secondo questa tesi, Washington ha lanciato il sasso per lo stesso motivo che ha portato gli Usa a declassificare le informazioni sulla guerra in Ucraina e sulle mosse russe al confine con Kiev. Ovvero con lo scopo di fungere da deterrente. Ma anche per lanciare un avvertimento: gli Usa sanno. Se Podolyak dice la verità, allora sa anche Kiev.

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