Pranzo a Santa Marta decisivo per i sostenitori di Parolin papa. Trattativa con ala destra e ala sinistra fra un piatto di penne e un’orata


A tavola si sono messi poco dopo le 12,30 di giovedì 8 maggio con gran sollievo dei cardinali più deboli di stomaco che la sera prima sono stati costretti a una cena frugale verso le 21,30, orario per loro certo non comune. Il pranzo a Santa Marta dopo la terza votazione andata a vuoto potrebbe essere stato quello decisivo per le sorti del Conclave, e certamente lo è stato per il gruppo di elettori che dalla prima votazione ha appoggiato il segretario di Stato uscente, cardinale Pietro Parolin, che è restato in testa a tutte e tre le prime votazioni senza però crescere nel modo auspicato.
Le trattative in fila al self-service di Santa Marta con Erdo e Hollerich
In fila al self-service gestito dalle suore figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli i grandi elettori di Parolin si sono divisi gli obiettivi, con un gruppetto che ha provato l’approccio con il cardinale lussemburghese Jean-Claude Hollerich, il manovratore delle candidature dell’ala progressista, e con il cardinale primate di Ungheria Peter Erdo, cui fa riferimento la gran parte dell’ala conservatrice. Nell’uno e nell’altro fronte il voto è sembrato infatti disperso fra più candidati, che con i numeri visti avrebbero poche chance di salire al soglio papale. Parolin a cui servono almeno 30 voti in più si sta giocando la partita proprio in quei colloqui. Così accadde ad esempio nel pranzo di Santa Marta del 13 marzo 2013, quando gli elettori del cardinale Jorge Mario Bergoglio trovarono l’accordo decisivo per eleggere papa Francesco nel pomeriggio alla quinta votazione.
La candidatura di Grech che non decolla, e l’alternativa di Aveline e Zuppi
Scegliendo un piatto di penne in bianco o al ragù e poi fra le pietanze un petto di tacchino o un filetto di orata alla griglia accompagnato da insalata o verdure alla griglia, nelle tavolate del refettorio dove ogni giorno pranzava papa Francesco i cardinali hanno provato a stringere l’alleanza che mancava. Non un percorso facilissimo, perché unendo le candidature e abbandonando quella del maltese Mario Grech troppo divisiva i progressisti potrebbero avere numeri in grado di mettere in difficoltà Parolin, perché anche i conservatori potrebbero non essere così ostili come nelle prime votazioni a figure più di mediazione in quell’area, prima fra tutte quella di Jean Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, ma anche quella di Matteo Zuppi, presidente della conferenza episcopale italiana. Entrambi certamente sono nella scia di Francesco e inquadrati nelle fila progressiste, ma non vedrebbero alzare barriere da gran parte del fronte conservatore, con cui ci sono stati buoni rapporti.

Il gruppo pro Parolin se sconfitto pronto a trattare su Tagle o Prevost
Se gli accordi su Parolin non dovessero tradursi in nuovi voti alla quarta e alla quinta votazione, portando alla fumata bianca la sera di giovedì 8 maggio, si riaprirebbero tutti i giochi e il percorso diventerebbe più accidentato. Perché il gruppo di sostegno all’ex segretario di Stato potrebbe continuare a votarlo anche nella sesta e settimana votazione nella mattinata di venerdì 9 maggio per tenere accese le speranze. Ma se i voti non aumenteranno, dovrà inevitabilmente gettare la spugna e trattare su un candidato più scolorito, per non darla vinta né al fronte progressista più radicale, né a quello super conservatore, fin dall’inizio diviso da diverse scelte (due in Africa e una in Europa). A quel punto salirebbero le chance inizialmente molto basse per il filippino Luis Antonio Tagle e potrebbe esserci anche una possibilità per l’americano Robert Francis Prevost.