Coronavirus, i giovani sono d’accordo con il governo, ma solo uno su due rispetta rigorosamente le misure

l 43% dei ragazzi intervistati considera giusta e adeguata l’informazione fornita da tv e giornali

Un’indagine condotta da Laboratorio Adolescenza su un campione di 2500 giovani, in Italia, ha dimostrato che i ragazzi sono d’accordo con le misure di contenimento adottate dal governo, sebbene molti di oro non le seguano alla lettera, e meno della metà si dichiara preoccupato per la pandemia da Coronavirus che ha investito il mondo. Questa, in sintesi, la fotografia scattata dal centro statistico e diffusa dagli stessi ragazzi e dagli insegnanti.


I dati

L’86% dei ragazzi condivide e trova giuste le indicazioni date dal governo e dal ministero della Salute sui comportamenti da tenere per evitare il diffondersi della malattia. Ma solo il 47% dichiara di rispettarle rigorosamente. Per il 44,7% del campione sono cambiate molto le abitudini di vita e per il 41% solo in parte.


Il 23% soffre per aver dovuto sospendere le relazioni sociali con gli amici, mentre il 68,2% dice di aver riparato alla cosa con l’utilizzo dei social. Il 50% si dice abbastanza preoccupato, il 14% molto preoccupato, il 35% poco o per nulla. Il 52% ritiene che i genitori siano mediamente più preoccupati di loro, ma il 44% sostiene che il livello di preoccupazione genitori-figli sia uguale.

I giovani e l’informazione

Il 43% dei ragazzi intervistati considera giusta e adeguata l’informazione fornita da tv e giornali; il 36,6% troppo allarmistica e il 20,2% reticente per non spaventare. Tra i maschi aumenta la percentuale di chi la considera eccessivamente allarmistica. Il 71,6% concorda invece nel dire che l’informazione sui social è imprecisa, per cui è difficile valutarne la veridicità, a cui si aggiunge un ulteriore 10% che ritiene si prevalentemente falsa o non affidabile.

«Siamo di fronte ad un’emergenza che non ha precedenti recenti in Italia – afferma Maurizio Tucci, Presidente di Laboratorio Adolescenza, ad Ansa – con il rischio che l’emergenza sanitaria possa trasformarsi anche in emergenza sociale. E a fare le spese maggiori dell’emergenza sociale rischiano di essere proprio gli adolescenti per i quali la socialità è l’essenza della vita».

Il parere degli esperti

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