Coronavirus, Conte sul “fondo salva stati” tende la mano alle opposizioni: «Il Mes così non è accettabile»

«No al Mes sotto qualsiasi forma», avevano chiesto le opposizioni. La Lega ha chiesto anche più fondi subito per i lavoratori autonomi. «Ma la risposta del governo è stata negativa», hanno fatto sapere dal Carroccio

Si è concluso il vertice sull’emergenza Coronavirus tra il premier Conte e le opposizioni che aveva preso il via intorno alle 20. Presenti al tavolo Matteo Salvini, con i leghisti, Durigon e Bagnai, Giorgia Meloni e Lollobrigida per Fratelli d’Italia, Antonio Tajani per Forza Italia e Maurizio Lupi in rappresentanza di Noi con l’Italia.


Secondo quanto si apprende, il premier Conte durante l’incontro con le apposizioni avrebbe spiegato che il governo non è intenzionato a utilizzare il Mes sulla base dell’attuale quadro regolatorio visto che le condizioni attuali non sono accettabili. Il ministro Roberto Gualtieri, viene riferito, ha spiegato che l’Italia, come la maggior parte dei Paesi e istituzioni Ue, è per l’uso di tutte le risorse disponibili a livello europeo, comprese (ma non solo) quelle del Mes attraverso l’emissione di Eurobond, senza alcuna condizionalità se non il loro uso per contrastare il Coronavirus. Dichiarazioni che sembrano essere un’apertura alle opposizioni che avevano chiesto: «No al Mes sotto qualsiasi forma, trattato infernale che mette a rischio i risparmi ed il futuro degli italiani».


La Lega: «Più fondi agli autonomi»

Con la premessa che «in tutta Europa spendono più soldi di noi», la Lega ha chiesto che ci fossero più fondi subito per le partite Iva e per i lavoratori autonomi, come per i lavoratori in cassa integrazione, ma la risposta è stata negativa. «I soldi in questo decreto non ci sono», è stata la risposta del governo, secondo le stesse fonti. Salvini, lasciando il vertice ha dichiarato: «Quanto meno le notizie le abbiamo sentite dai ministri, che sia l’inizio di un percorso che ci veda tutti insieme a collaborare perché l’Italia ha bisogno di questo».

«Quanto meno ci hanno ascoltato, dopo giorni in cui leggevamo cosa faceva il governo sui giornali, o in diretta su Facebook. Noi abbiamo fatto presente che esiste un Parlamento. Certo, ci hanno detto che per marzo, soldi non ce sono per le partite Iva. Ma ci hanno detto che ci coinvolgeranno sul decreto di aprile: vogliamo collaborare con le nostre idee», ha insistito Salvini al termine della riunione.

La conferma dell’assenza di ulteriori fondi è arrivata dagli stessi Conte e Gualtieri che hanno precisato che non ci sono altre risorse per il decreto Cura Italia, approvato a marzo e ora in Parlamento, anche perché per quel decreto è stato chiesto al Parlamento uno scostamento dal deficit che è stato già usato accogliendo anche richieste di opposizione. Ma ciò, si precisa, non significa affatto che il governo ritenga che risorse e misure già stanziate siano sufficienti. Lo precisano fonti di Palazzo Chigi. Con il prossimo decreto il governo stanzierà cospicue risorse per sostenere imprese, lavoratori e famiglie.

Le richieste

Tanti nodi ancora aperti, da quello della gestione della sanità, ai provvedimenti economici. In particolare, il segretario della Lega aveva chiesto apertamente una “cabina di regia” comune. «In un paese normale – aveva dichiarato l’ex ministro dell’Interno – tutti sarebbero coinvolti in questo momento intorno al tavolo della cabina di regia e tutti porterebbero le loro sensibilità, le richieste che arrivano dai loro territori, dai sindaci e dai governatori».

Anche il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un collegamento radiofonico, aveva sollecitato il governo ad ascoltare le proposte dell’opposizione. «Sinora Conte ha fatto tutto da solo. Ma non possiamo salvarci dal virus e poi morire di fame. Le conseguenze economiche potrebbero essere drammatiche – aveva avvertito l’ex premier – se non si aumentano gli aiuti, sinora insufficienti».

Si discute anche alle possibili modifiche del “Salva Italia” in Parlamento. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, poco prima del vertice con le opposizioni a Palazzo Chigi, ha convocato una riunione con i capigruppo di maggioranza e i sottosegretari all’Economia. Prima di vedere Conte, Meloni aveva elencato i temi al centro del confronto, attaccando il governo sul fronte della gestione dell’emergenza sanitaria e delle misure a favore delle imprese e delle famiglie colpite dalla crisi economica conseguente al contagio.

La leader di FdI aveva definito «incredibile» che ancora oggi «non ci siano abbastanza mascherine, non si facciano abbastanza tamponi, i medici che sono la prima fila continuino ad essere contagiati». «Su questo – aveva ammonito – intendiamo chiedere conto al Governo». Poi, aveva attaccato sugli aiuti economici. «Serviranno moltissimi soldi da immettere nel sistema per mettere in sicurezza le nostre imprese e i nostri lavoratori, per dare certezze alle famiglie italiane. Siamo disponibili ma chiediamo di essere coinvolti».

Quindi, aveva rilanciato la richiesta che il Parlamento non sia «un Palazzo chiuso e sbarrato agli occhi dei suoi cittadini», ma divenga «un’Unità di Crisi nella quale poter lavorare quotidianamente». Diversi i toni di Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia: «Non vogliamo fare polemiche – assicura su Facebook – la nostra azione vuole essere costruttiva con l’obiettivo di far migliorare l’azione del governo». Poi aveva avanzato a Conte proposte concrete a difesa delle partite Iva: per l’ex presidente del Parlamento europeo è necessario passare dagli attuali 600 euro a mille. Più soldi anche agli operatori sanitari, a cui, propone Tajani, prpone di raddoppiare lo stipendio.

Amici prima di andare dal Presidente del Consiglio,alle h.19,voglio fare il punto sull'emergenza coronavirus insieme a voi. Collegatevi in diretta!

Gepostet von Antonio Tajani am Montag, 23. März 2020

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