Nuovo «processo per stregoneria» contro i vaccini ad Avezzano, grazie a un test raccomandato dai NoVax

Torna la pseudo-scienza in Tribunale, alla sbarra finisce il vaccino esavalente

Secondo una recente sentenza del tribunale di Avezzano, il Ministero della salute e l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), dovranno versare a titolo di risarcimento un vitalizio di 20mila euro l’anno ai genitori di un bimbo di sette anni, affetto da tetraparesi ipertonica distonica e ritardo psicomotorio.

I due Enti sembrerebbero rei di non aver dimostrato che il vaccino esavalente non ha questo tipo di patologia tra gli eventi avversi. Il presunto collegamento causale sarebbe dovuto a un avvelenamento da metalli pesanti derivato dal vaccino esavalente, somministrato al bimbo nel 2014, dopo il quale avrebbe cominciato a manifestare i primi sintomi. Lo schema è molto simile a quello che in passato ha mosso la cause legali ispirate dallo studio truffa di Andrew Wakefield, il quale collegava i vaccini all’autismo.

Chi riporta la notizia parla di una sentenza senza precedenti, purtroppo non è così. Se teniamo conto di tutte quelle basate su collegamenti non dimostrati, abbiamo già numerosi esempi, non solo sui vaccini. Ci sono stati anche vulcanologi accusati di non saper prevenire i terremoti, o virologhe trasformatesi in «trafficanti di virus», eccetera.

«Quando arriverà il vaccino contro il Coronavirus non stupitevi se molte persone nel nostro paese si rifiuteranno di farlo. Sono anni che seminiamo vento, sarà giusto raccogliere tempesta», commenta il virologo Roberto Burioni su Facebook.

«20mila euro l’anno per tutta la vita, a partire dal 2015, perché è accertata la correlazione tra due vaccinazioni e l’insorgenza di una grave disabilità [tetraparesi ipertonico distonico e ritardo psicomotorio in soggetto con atrofia cerebrale e cerebellare] per un bimbo di Avezzano, M., 7 anni da compiere», riporta il quotidiano online Il Centro.

Questo per un esperto potrebbe suonare come una condanna “per stregoneria”. Abbiamo visto infatti, che le correlazioni non sottintendono necessariamente un rapporto causale. È possibile accertare correlazioni anche tra l’aumento dei finanziamenti della ricerca e il numero di ragazzi che si impiccano, come ci mostrano siti dedicati alle correlazioni spurie.

Sintesi

Dovremo aspettare circa 60 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza. Supponendo che i fatti siano andati come ricostruiti dai media, riscontriamo diverse criticità nella sentenza di Avezzano:

  • Si presume che una correlazione indichi un rapporto causale;
  • Non si tiene conto del fatto che il vaccino esavalente (antipolio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e Haemophilus B) è riconosciuto come sicuro e non presenta affatto quantità rilevanti di metalli nei suoi adiuvanti, tali da causare avvelenamento;
  • Non ci risulta al momento che siano state fatte analisi sulla partita di vaccini a cui è stato sottoposto il bimbo;
  • Il test utilizzato per accertare l’avvelenamento del bimbo non è riconosciuto come affidabile per questo genere di accertamenti, ed è promosso da personaggi apprezzati negli ambienti No-vax;
  • Le cause della patologia di cui soffre il bambino non sono state ancora accertate nella letteratura scientifica;
  • Si pretende che ministero della Salute e Aifa dimostrino che una correlazione non sottintenda un rapporto causale: questo è riconosciuto per le richieste di indennizzo, ma scientificamente è una falla che ha permesso, e permetterà ancora, sentenze shock di questo tipo. Provate a dimostrare, per esempio, che non esiste nessuna teiera in orbita attorno alla Terra in questo momento.

Come si è arrivati alla sentenza

I media riportano che il giudice Antonio Stanislao Fiduccia si sarebbe affidato alla relazione tecnica di Ilaria Agnifili, «specialista in medicina legale e delle assicurazioni». Riscontrata la correlazione tra vaccino esavalente e patologia del bimbo, il Tribunale condanna il ministero della sanità e l’Aifa a versare un vitalizio di 20mila euro all’anno, come risarcimento ai genitori di un bimbo, il quale avrebbe presentato i sintomi di «una grave disabilità».

Sembrerebbe al momento che le due importanti istituzioni sanitarie siano ree di basarsi sulla letteratura scientifica, la quale esclude un collegamento causale tra vaccini di questo genere e l’insorgere di disabilità nei bambini. 

«È ipotizzabile con elevata probabilità che – spiega Agnifili – nel caso di specie, vi furono manifestazioni cliniche, come descritte dallo specialista neuropsichiatra nel maggio 2014, in assenza di altre cause evidenti, nei tempi compatibili con un grave danno neurologico da co-somministrazione di vaccini in seconda dose, nel rispetto del criterio cronologico del nesso di causalità. In assenza di elementi probanti che dimostrino il contrario, è verosimile ipotizzare, con un criterio di elevata probabilità, che la patologia in questione, sia intimamente correlata alle somministrazioni di vaccini del 2 gennaio e del 4 marzo 2014».

L’unico indizio su cui si reggerebbe la sentenza sarebbe l’esito di un «Mineral test» eseguito sul bambino nel 2017, basato sull’analisi dei capelli, il bimbo avrebbe presentato nell’Organismo «rilevanti eccessi di metalli pesanti contenuti proprio dalle vaccinazioni di cui sopra che hanno determinato le invalidità psico-fisiche del minore e infatti nella stessa si legge: dall’esame effettuato si evidenzia eccesso di piombo, alluminio, arsenico, antimonio, argento, titanio, uranio e palladio».

Ricordiamo però, che non sembra sia stato accertato se la partita di vaccini incriminata, presentasse effettivamente una abnorme quantità di metalli, né esisterebbe una analisi sistematica che indichi nel vaccino esavalente, un fattore di rischio per la patologia del bambino.

Così, nonostante sia impossibile riscontrare una presenza rilevante di metalli pesanti nelle normali dosi somministrate, «le difese del ministero non sono risultate convincenti e persuasive per il tribunale», questo nonostante il Ministero presentasse un precedente simile, dimostratosi falso, ovvero il presunto collegamento vaccini-autismo; non verrebbe menzionata infatti la «atrofia cerebrale e cerebellare». Insomma, Ministero e Aifa sembrerebbero rei, di non aver presentato un elenco di tutte le patologie conosciute. La sostanza però cambia poco: i vaccini non contengono quantità tali di metalli pesanti, e non si capisce come potrebbero moltiplicarsi una volta in circolazione.

Cos’è il Mineral test e perché è stato usato in Tribunale

Abbiamo anticipato che i legali della famiglia si sarebbero avvalsi di un test, eseguito tre anni prima sul bimbo. Parliamo del Mineral test, promosso in Italia da Gerardo Rossi, sulla cui affidabilità in questo genere di analisi, sembrano esserci diversi dubbi in ambito scientifico. Non spetta a noi chiederci come sia potuto accadere che sia finito a fungere da ago della bilancia in un Tribunale, ma è sicuramente un problema che dovrebbe interessare le autorità competenti, al fine di migliorare i metodi di selezione, ne va della tutela degli innocenti.

Era l’aprile 2017, quando venne tenuto alla Camera dei deputati un convegno intitolato «Vaccini: l’altra verità», i cui relatori erano l’avvocato noto negli ambienti free vax Roberto Mastalia e Gerardo Rossi, direttore scientifico del «Mineral test», il quale dovrebbe «consentire di fare la diagnosi sullo squilibrio dei minerali nell’organismo e di prescrivere una terapia», persino nel trattamento della Sclerosi multipla.

Nel sito del Mineral test c’è una pagina che illustra come dovrebbe funzionare questo metodo di analisi:

«Questa analisi è considerata uno screening-test relativamente semplice, progettato per fornire una considerevole quantità di informazioni in modo rapido ed a basso costo. I campioni di capello che arrivano nel laboratorio, per prima cosa vengono tagliati in piccole parti con forbici. Quindi ad un esatto quantitativo pesato di capelli vengono aggiunti acido nitrico ultra puro e perossido di idrogeno ultra puro … In questa fase il campione viene “bruciato” a circa 10.000°C. A questa temperatura ciascun minerale emette una luce specifica di lunghezza d’onda. L’apparecchio ICP-AES ha una lastra fotosensibile che individua qualitativamente e quantitativamente lo spettro emesso da ciascun atomo».

Non è molto chiaro però in che modo questa analisi dovrebbe rilevare un avvelenamento dell’Organismo dovuta ai vaccini. Nel sito dedicato al test, troviamo anche pagine riguardo a malattie di cui tutt’oggi non si conosce affatto l’origine, come il Parkinson. Nella pagina dedicata ai vaccini leggiamo affermazioni piuttosto controverse, come «l’adiuvante dei vaccini a base di alluminio comporta un’esposizione acuta all’alluminio», oppure «dati empirici confermano che sintomi autistici sono relativi a esposizione ad Alluminio (vaccini) e Paracetamolo».

Ricordiamo che siamo in attesa di conoscere le esatte motivazioni della sentenza di Avezzano, fiduciosi del fatto che in un Tribunale italiano, non potrebbe mai essere considerato probante un test i cui promotori sembrano avere forti bias «free-vax», che potrebbero porre discreti dubbi di attendibilità. Del resto, dubbi riguardo a una posizione preconcetta da parte dello stesso Gerardo Rossi erano già emersi in precedenza, come possiamo leggere in un articolo de Linkiesta del gennaio 2017. 

Ci chiediamo anche – non conoscendo le motivazioni della sentenza – se per caso il lavoro della perita scelta dal Tribunale, sia stato in qualche modo condizionato dal Mineral test. Evitiamo per ora di trarne giudizio. Conoscere l’esatta motivazione di una sentenza simile è anche interesse di esperti come Burioni, e tanti medici impegnati nel combattere la disinformazione sui vaccini, un problema posto in evidenza anche dall’Oms.

I dubbi sull’attendibilità delle analisi basate sui capelli

Il noto debunker medico Stephen Barrett aveva già analizzato il controverso utilizzo della analisi dei capelli (detta anche mineralogramma), nel riscontrare presunti avvelenamenti da metalli, e conseguenti collegamenti con varie patologie, esaminando quanto riportato nella letteratura scientifica dagli anni ’80 al 2018, con una folta bibliografia.

«L’analisi dei capelli è inutile per valutare lo stato nutrizionale del corpo o servire come base per raccomandazioni dietetiche o integrative. Né dovrebbe essere usato abitualmente per schermare le persone dalla tossicità dei metalli pesanti – conclude impietoso Barrett – Se dovessi incontrare un praticante che utilizza l’analisi dei capelli per uno di questi scopi, corri all’uscita più vicina e lamentati con il procuratore generale!». 

Prima di ottenere l’attenzione in un tribunale italiano, questo tipo di analisi era già in uso da parte di chiropratici e medici sostenitori della “terapia chelante”, di cui spesso abusano i ciarlatani. In un editoriale pubblicato su Jama (Journal of the American Medical Association) nel gennaio 2001, gli autori raccomandano gli operatori sanitari di astenersi dall’usare questo genere di test:

«L’analisi minerale dei capelli di questi laboratori era inaffidabile e raccomandiamo agli operatori sanitari di astenersi dall’utilizzare tali analisi per valutare lo stato nutrizionale individuale o le sospette esposizioni ambientali. Dovrebbero essere affrontati anche problemi con la regolamentazione e la certificazione di questi laboratori».

Abbiamo contattato il Centro Antiveleni di Pavia. Il responsabile dello staff Carlo Alessandro Locatelli ci ha confermato che per questo genere di analisi «non esiste alcuna attendibilità», persino farsi uno shampoo potrebbe invalidarne i risultati. Del resto non c’è modo di capire con certezza come siano state rilevate determinate sostanze nei capelli: dipende dall’Organismo o dall’ambiente esterno? Questo genere di analisi non è in grado di stabilirlo.

Come per il provvedimento di sospensione – poi rimosso – contro il progetto LightUp (un esperimento sui macachi che aveva ottenuto il riconoscimento dei massimi enti competenti, ma anche l’antipatia dei movimenti animalisti), ci chiediamo se anche in questo caso la serenità della normale attività giudiziaria, possa essere stata minata da pressioni di lobbying, da parte delle associazioni free-vax. Per adesso possiamo solo affermare che ci sembra di osservare una forte correlazione.

Foto di copertina: VIRIN |VANDENBERG AIR FORCE BASE, Calif.

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