Le nuove regole della quarantena, 5 giorni per i vaccinati: «Per loro il virus come un raffreddore»

Il governo Draghi convoca il Cts per domani. L’ipotesi dell’isolamento ridotto a 5 giorni per i vaccinati. E le prime risultanze su Omicron: «Polmoniti rare sugli immunizzati»

Le nuove regole sulla quarantena sono in arrivo. Il governo Draghi ha convocato il Comitato Tecnico Scientifico per il 29 dicembre. Gli esperti dovranno ufficialmente «sull’eventuale accorciamento dei tempi di quarantena per i vaccinati con dose booster (o terza dose) che si sono trovati a contatto con persone risultate positive». L’ipotesi che va per la maggiore è che i tempi dell’isolamento per i vaccinati con richiamo vengano ridotti a 5 giorni. Come hanno annunciato i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie degli Stati Uniti. Una decisione presa sulla scorta dei primi dati sui sintomi della variante Omicron. Che sembra causare disturbi lievi a nove vaccinati su dieci. «Il virus sembra specializzarsi nell’attacco alle alte vie respiratorie, mentre diventano rari i casi di polmonite severa soprattutto tra gli immunizzati», spiega oggi l’immunologo Guido Silvestri.


Isolamento ridotto

Partiamo dai dati. Ieri il bollettino del ministero della Salute sull’emergenza Coronavirus ha contato 30.810 nuovi casi, registrando anche una discesa dell’indice di positività. Mentre secondo i dati Agenas sono 9 le regioni con gli ospedali oltre la soglia delle terapie intensive e delle aree mediche. Intanto Mario Draghi deve prendere una decisione sulla quarantena. Anche sulla scorta degli allarmi sul rischio di bloccare il paese. Con l’aumento dei contagi infatti aumentano anche i contatti stretti e non dei positivi che devono stare in isolamento. E visto che ciascun positivo ha almeno 3-4 contatti, oggi almeno 2 milioni di persone sono in quarantena. E con la crescita dei positivi si rischia di farcene finire addirittura 10 milioni. Per questo nel governo si pensa a una riduzione della quarantena. E nell’esecutivo tornano a dividersi i due fronti, gli aperturisti e i prudenti. Il primo fronte è guidato da Matteo Salvini, il secondo da Roberto Speranza. A Draghi spetterà di fare la sintesi. Con una soluzione già sul tavolo. Ovvero quella di ridurre a 5 giorni (da 7) la quarantena per i vaccinati. Una decisione motivata dalle prime risultanze su Omicron. Che ad oggi appare più forte rispetto alla Delta sul piano della trasmissibilità. Fino a sei volte maggiore. Ma anche più debole dal punto di vista della malattia. Che colpisce gola e bronchi ma lascia indenni i polmoni. Mentre i vaccini, anche se non proteggono con alta efficacia dal contagio, rimangono uno scudo valido contro le forme gravi.


Le nuove regole e la terza dose

Ma c’è chi non è d’accordo. La Stampa oggi cita una fonte che chiede l’anonimato per spiegare che Omicron è in grado di annullare al 25% anche l’efficacia della terza dose. E la nuova variante del virus ha un tempo di incubazione di due o tre giorni rispetto ai cinque della Delta. E quindi, «se si decide di correre un rischio calcolato, allora tanto vale ridurre quello ancor più temibile che il boom di contagi e delle quarantene finisca per far venir meno il personale essenziale nella sanità, la sicurezza e i trasporti». È quello che stiamo vedendo nel settore aereo, dove molte delle cancellazioni sono imposte dalla crescita dei contagi. Per questo, spiega il quotidiano, non è ancora chiaro se il governo cambierà le regole della quarantena questa settimana o se invece aspetterà i primi giorni di gennaio 2022. Ma niente di più, visto che i dati sulla nuova variante sono ancora preliminari e intanto ieri sono stati contati 503 ricoveri in più nelle aree mediche e 37 nelle terapie intensive. E da venerdì il Lazio (che si è autocandidato) e la Lombardia rischiano di passare in zona gialla. E altre regioni si candidano alla zona arancione. All’orizzonte non c’è nemmeno il lockdown dei non vaccinati, chiesto ieri anche da Matteo Renzi. Intanto preoccupa anche l’aumento dei contagi nel personale sanitario: nel week end di Natale un migliaio tra medici e infermieri si è infettato.

I contatti stretti e non stretti

Secondo le prime informazioni si potrebbe arrivare a una riduzione del periodo di isolamento, esclusivamente per i contatti stretti, fino a 3-5 giorni. Al momento, infatti, la quarantena per i contatti di un positivo è di 7 giorni per i vaccinati e di 10 per chi non ha la copertura vaccinale. E vige la differenziazione tra contatti stretti e non: per rientrare tra i contatti stretti basta una stretta di mano o, per esempio, la permanenza in un luogo chiuso senza la mascherina con una persona risultata poi positiva. Mentre termina comunque dopo 21 giorni se si è asintomatici da 7. Per questo in moltissimi tra i governatori e anche tra gli esperti chiedono la riforma della quarantena. Mentre le migliaia di nuovi casi in più al giorno ha portato al definitivo tilt del tracciamento dei contatti. Le Asl non hanno personale a sufficienza per rintracciare chi ha avuto incontri o rapporti con i positivi. Con il risultato che in molti sfuggono alla quarantena. Con tutti i problemi derivati per la pandemia.

Omicron e il virus come un raffreddore

D’altro canto in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera l’immunologo e virologo Guido Silvestri dice che il virus sembra “raffreddorizzarsi”, ma soltanto per chi è vaccinato. «I dati sembrano incoraggianti, in Sudafrica ci sono mezzo milione di malati e pochi decessi. Giorno dopo giorno i dati non peggiorano. Mortalità allo 0,28% rispetto al 2,5-4% dell’inizio della pandemia. E lì c’è solo il 42% dei vaccinati». Per il professore della Emory University di Atlanta «oltre a vedere che il virus è meno bravo a infettare i polmoni, i nuovi studi dimostrano una minore capacità a formare sincizi, la cui presenza sembra essere alla base del danno alveolare diffuso da Sars-CoV-2. Il virus sembra specializzarsi nell’attacco delle alte vie respiratorie, mentre diventano rari i casi di polmonite soprattutto tra i vaccinati».

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