Jair Bolsonaro e la bufala dei vaccini anti Covid-19 che provocano l’Aids

No, i dati del Governo britannico non suggeriscono che i vaccini provocano l’Aids

Circola un filmato, originariamente trasmesso in live il 21 ottobre 2021, dove il presidente brasiliano Jair Bolsonaro riporta acriticamente le affermazioni decontestualizzate di un report britannico. Secondo il Presidente confermerebbe quanto aveva già detto in precedenza, ovvero che i soggetti vaccinati a 15 giorni dalla seconda dose manifesterebbero una “Sindrome da immunodeficienza acquisita”. Torna quindi la suggestiva associazione tra vaccini Covid e Aids, definita negli ambienti No vax con la sigla Vaids (Sindrome dell’immunodeficienza da vaccino). Tale patologia non è mai esistita. Si tratta di una narrazione che veniva già diffusa prima dell’emergere del nuovo Coronavirus. Noi ne trattavamo già in un articolo del marzo 2019. Di cosa trattava allora la fonte citata da Bolsonaro?

Per chi ha fretta:

  • Quanto affermato da Bolsonaro sul collegamento tra vaccini e Aids era talmente infondato da costargli l’apertura di un’indagine da parte della Corte suprema del suo Paese.
  • La fonte del Presidente brasiliano non è direttamente il Governo britannico, bensì un blog sensazionalista.
  • L’Ente sanitario del Regno Unito aveva già chiarito che il numero di casi tra vaccinati e non vaccinati poteva essere fuorviante se letto fuori contesto.

Analisi

Alcune pagine Facebook stanno ricaricando il filmato aggiungendo allusioni che potrebbero sembrare antisemite, riferendosi a non meglio precisati “Poteri forti” sionisti, in combutta coi Servizi segreti americani, i quali avrebbero operato sotto banco per censurare Bolsonaro:

Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, allertava l’intera popolazione brasiliana sul pericolo Aids costituito dai vaccini Covid. La stampa corrotta in mano alla Cia e Sionisti lo attaccò, denunciandolo come diffusore di fake news. […] Leggeva una relazione del Governo inglese, non le boiate di Bassetti o Burioni, sapendo bene a cosa andava incontro.

Di seguito riportiamo la trascrizione delle affermazioni di Bolsonaro nel video del 21 ottobre 2021:

Sto solo riferendo la notizia. Non farò commenti. Sono stato preso di mira qualche tempo fa per averne parlato in passato. Eccolo: “I rapporti ufficiali del governo del Regno Unito suggeriscono che quelli totalmente vaccinati […] stanno sviluppando la sindrome da immunodeficienza acquisita molto più velocemente del previsto”. Ti consiglio di leggere l’articolo. Non lo leggerò qui perché potrei avere problemi con la trasmissione in diretta; non voglio che la trasmissione venga interrotta. Voglio dare informazioni.

Riepilogo

Il video originale era stato rimosso da Facebook nell’ottobre 2021, in ragione delle politiche del Social network, che «non consentono di affermare che i vaccini contro la Covid uccidono o causano gravi danni alle persone». Il Presidente brasiliano si era già visto rimuovere un contenuto dalla Piattaforma, quando nel marzo 2020 aveva invitato le persone ad assumere clorochina contro la Covid-19, a cui è seguito un recente dietrofront, in cui Bolsonaro ha riconosciuto l’inconsistenza delle proprie affermazioni. «Forse è placebo», ha affermato.

Intanto a indagare Bolsonaro per queste affermazioni non sono stati né la Cia, né i Sionisti, bensì la Corte suprema del suo Paese, su richiesta di una commissione del Senato. Il capo d’accusa è grave, si parlerebbe infatti di «crimini contro l’umanità» e altri reati commessi durante la gestione della Pandemia.

La fonte di Bolsonaro

Bolsonaro non fece altro che distorcere i dati del Ukhsa (UK Health Security Agency). Più precisamente si rifaceva a una tabella della precedente Agenzia sanitaria Phe (Public Health England), come testimonia un suo tweet del 24 ottobre scorso:

In realtà il Presidente stava leggendo la versione stampata di un post tratto dal blog Before It’s News, che a sua volta copiava dal tabloid The Expose.

La fonte di Bolsonaro non è il Governo britannico, bensì un blog sensazionalista.

Alla base vi è un errore molto noto negli studi epidemiologici, i cosiddetto «problema del denominatore». Si deve al fatto che se in una popolazione è facile contare i vaccinati, è più difficile avere una stima dei non vaccinati. Questi valori stanno al denominatore, mentre il numero di casi sono il nominatore. A questo si aggiunge il paradosso di Simpson, che porta a vedere più casi tra i vaccinati semplicemente perché costituiscono una fetta considerevole della popolazione.

Il risultato è che nelle tabelle del Ukhsa compilate nel settembre 2021 il tasso di casi tra i 40 e 79 anni nei vaccinati risultava sovrastimato, mentre quello dei non vaccinati veniva sottostimato.

Tabella Ukhsa del settembre 2021, dati tra la 32ma e la 35ma settimana dell’anno.

Ma chi ha interesse a screditare le campagne vaccinali e senza precisazioni da parte dell’Ente sanitario britannico, ha avuto buon gioco, adducendo all’esistenza di una Sindrome da immunodeficienza da vaccino simile all’Aids. Oggi l’Ukhsa ha aggiornato le tabelle inserendo delle avvertenze.

Full Fact | Gli aggiornamenti della tabella Ukhsa a seguito dell’uso improprio dei dati.

Altri tentativi di collegare vaccini e Aids

Recentemente sono stati distorti altri dati del Ukhsa, per sostenere che secondo il Governo britannico chi si è vaccinato con due o tre dosi svilupperebbe Aids. Trovate maggiori approfondimenti nel fact-checking dei colleghi di Full Fact.

I tentativi di manipolare fonti ufficiali non si fermano. Dal momento che negli ambienti complottisti e No vax il riciclo di vecchie tesi è sempre in atto, l’emergere di una nuova variante di Hiv (il virus dell’Aids) considerata più virulenta, è finita immancabilmente per essere distorta e integrata a una narrazione precedente, tanto repellente quanto efficace: quella dei vaccini anti-Covid che causano una sindrome da immunodeficienza da vaccino (Vaids), che come avevamo già visto è a sua volta una vecchia narrazione contro i vaccini, rivelatasi totalmente inventata. La stessa Vaids non è mai esistita.

La nuova variante di Hiv denominata VB, è stata scoperta in Olanda da un team di ricercatori coordinato dall’epidemiologo Chris Wymant dell’Università di Oxford. Lo studio è apparso su Science il 3 febbraio 2022.

Nei 109 pazienti presi in esame in cui è stata trovata la variante VB, i ricercatori hanno riscontrato un aumento da 3,5 a 5,5 volte della carica virale. Rispetto a oltre seimila individui con altri ceppi noti, mostravano anche un declino delle cellule CD4, fino a due volte più rapido. In parole povere: il Sistema immunitario di queste persone ospitanti la variante si indebolisce molto più rapidamente.

Come si evolvono i virus?

Avevamo già analizzato le presunte «profezie» di Montagnier in un articolo precedente. La sua idea è che la variante Omicron in particolare sia il risultato della pressione evolutiva data dalle stesse vaccinazioni. Chi sostiene queste tesi fa confusione con la farmaco-resistenza dei batteri.

I virus non possono riprodursi autonomamente. Al contrario batteri come E. coli possono moltiplicarsi in coltura, quindi adattarsi alle sostanze a cui vengono sottoposti, prima di infettare l’Organismo ospite. Coi virus questo è impossibile. I vaccini riducendo drasticamente la probabilità che SARS-CoV-2 si diffonda in una popolazione, riducono anche la probabilità che emergano varianti.

Se ci affidiamo invece alla immunità naturale avremo una elevata siero-prevalenza: il virus si moltiplica di più, ed emergano con più probabilità le varianti preoccupanti (VOC), capaci di eludere le difese immunitarie e/o infettare con più efficacia. Come al solito a questo punto mostriamo una cronologia delle principali varianti Covid. È evidente che queste emergono proprio dove non si vaccina o lo si fa molto poco:

  • Alfa – Regno Unito: 20 settembre 2020, 0% della popolazione vaccinata;
  • Beta – Sud Africa: 19 agosto 2020, 0% della popolazione vaccinata;
  • Gamma – Brasile, 11 settembre 2020, 0% della popolazione vaccinata;
  • Delta – India, 23 ottobre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
  • Eta – Nigeria, 20 dicembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
  • Iota – New York, 23 novembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
  • Kappa – India, 1° dicembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
  • Lambda – Perù, 30 novembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
  • Mu – Colombia, 11 gennaio 2021, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
  • Omicron – Sud Africa Botswana, novembre 2021, dove appena il 20% della popolazione era stata pienamente vaccinata.

Vaccini, Hiv e dissonanza cognitiva

Se tutto questo non ha senso per SARS-CoV-2 in relazione ai vaccini antigenici studiati apposta per lui, figuriamoci Hiv, che fa parte di un’altra famiglia, quella dei Retrovirus. Anche la modalità di trasmissione è differente: si diffonde infatti tramite i fluidi corporei, a eccezione della saliva, per ragioni ancora da chiarire.

Soprattutto i vaccini anti-Covid trasmettono le sole informazioni per far produrre alle cellule l’antigene di SARS-CoV-2, in modo che il Sistema immunitario agisca specificamente contro quel virus. Parliamo insomma di tesi che non stanno insieme a diversi livelli: logico, bio-medico e statistico; visto che per fortuna la modalità di trasmissione di Hiv sarà sempre relativamente lento rispetto a SARS-CoV-2.

La ragione per cui stiamo tornando a sentir parlare di Hiv non è nemmeno la scoperta della variante VB, bensì il fatto che la tecnica basata sugli mRNA si stanno rivelando potentissima anche per sviluppare un vaccino anti-Hiv, come quello studiato da Moderna. L’unica «pezza» come la chiamano certi No vax è la dissonanza cognitiva insita nei post complottisti. I vaccini di nuova generazione funzionano, emergono evidenze tutti i giorni difficili da confutare, per tanto chi fin da subito li ha osteggiati è continuamente a caccia di elementi che per pura assonanza appaghino l’idea di un complotto globale dei «sieri genici».

Conclusioni

Nel video riproposto in alcune pagine No vax, Bolsonaro si affida all’interpretazione di un sito sensazionalista dei dati riportati dal Governo britannico, senza considerare il contesto e limitazioni statistiche ben note, come il problema del denominatore e il paradosso di Simpson. In nessun modo tali dati hanno portato gli esperti a suggerire l’esistenza di una immunodeficienza indotta dai vaccini.

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