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Campania, De Magistris cede sull’ordine pubblico. Il governo potrebbe inviare fondi straordinari

11 Novembre 2020 - 17:26 Sara Menafra
Venerdì arriverà l’ordinanza di Luigi De Magistris. Che ha ottenuto, però, di non bloccare le strade della movida ma limitarsi ad aumentare i controlli

Lo scontro tra il ministro della Salute, Roberto Speranza, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, su come fronteggiare l’emergenza Coronavirus è durata tre giorni. Dopo tre giorni di trattativa, però, il governo sembra essere riuscito a convincere il primo cittadino napoletano, a intervenire sugli assembramenti, con un provvedimento che sarà firmato venerdì. Non zone rosse o strade chiuse, è l’ipotesi, ma un provvedimento “articolato” e concordato con il prefetto Massimo Valentini. Resta aperta l’ipotesi che “in cambio”, il governo invii alla Regione, o alla città di Napoli, ulteriori fondi per fronteggiare le proteste degli imprenditori, negozianti inclusi.

La zona gialla

Sono giorni che si discute di Napoli e della Campania – che oggi ha registrato +3166 positivi su 18446 tamponi – senza trovare una soluzione. Il problema nasce prima di tutto dai 21 indicatori concordati tra il ministero della Salute, le Regioni e il Cts. Come ci spiega più di una fonte politica, al di là delle valutazioni in corso da parte dei Nas per capire se siano stati comunicati numeri falsi, sarebbe vero che l’emergenza sanitaria regionale è concentrata in due province in particolare, Napoli e Caserta, mentre altre hanno ancora numeri di contagi e ricoveri piuttosto limitati: bassi a Benevento e Avellino, ancora a livelli gestibili Salerno.

Anche la valutazione sulla saturazione delle terapie intensive è sotto soglia: tra il 2 e l’8 novembre ci si è fermati al 27%, dice il report pubblicato oggi, 11 novembre. Di qui la decisione del governo di non chiudere l’intera regione: la scelta su quali zone sottoporre a maggiori controlli, è l’indicazione dal governo centrale, deve essere fatta a livello locale, come ha ribadito fino a sera inoltrata il ministro Speranza, che si è rifiutato di dichiarare l’intera area zona arancione o rossa. Ed è qui, però, che la valutazione sanitaria si è incrociata con lo scontro tra De Luca e De Magistris.

Lo scontro politico

Il governatore per giorni ha insistito che dovesse essere il sindaco di Napoli, come prima cosa, a chiudere alcune zone della movida. Non ha voluto essere lui, il De Luca dalla voce grossa, a firmare un’ordinanza che avrebbe dovuto riguardare l’intera città, per vari motivi: prima di tutto perché resta il fatto che una parte della regione non è da zona rossa, poi c’è l’impatto economico che determinerebbe la chiusura totale di ogni attività e, ancora, la difficoltà di gestire le prevedibili proteste che seguirebbero e la volontà di rivendicare il lavoro fatto nel prepararsi alla seconda ondata di Covid. Il sindaco De Magistris ha aspettato a lungo, evitando di chiudere il lungomare o i luoghi principali della movida.

Il prefetto

In mattinata, il governatore De Luca ha provato una nuova strada e da qui è arrivata la soluzione. Ha chiesto l’intervento del prefetto di Napoli, Massimo Valentini, perché fosse lui a mettere in campo controlli straordinari anti assembramento. Un «piano generale di interventi articolati per precise realtà territoriali e garantito nella sua attuazione, già dai prossimi giorni, da controlli efficaci delle forze di polizia nazionali e locali, e volto a impedire assembramenti e attività che incentivano una mobilità non legata alle esigenze essenziali».

Valentini, però, non ha voluto intervenire in autonomia, scavalcando nei fatti il sindaco. Dalla trattativa tra prefetto, Regione, e sindaco – con le pressioni del governo – è emersa la prima soluzione: una ordinanza anti assembramenti che evita, però, di chiudere le strade della movida (De Magistris è contrario). Il governo inoltre starebbe valutando di rafforzare la presenza dell’esercito e della Protezione civile nel capoluogo campano.

La nuova riunione a Roma

L’ennesimo vertice coi capi delegazione, Giuseppe Conte, Speranza e il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, il governatore De Luca e il sindaco di Napoli, seguita al vertice in prefettura della mattinata ha almeno per il momento sbloccato la situazione. Anche se potrebbe non bastare: tra le ipotesi circolate in queste ore e che restano nell’agenda di palazzo Chigi, l’idea di dare a Napoli e forse ad altre città particolarmente colpite dalle eventuali chiusure, fondi straordinari per aiutare l’economia. Bisognerà, eventualmente, trovare i criteri giusti perché non sembri un provvedimento dedicato solo alla regione più riottosa. Ma il governo sta valutando come fare.

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