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Voto ai sedicenni in lotta per il pianeta. Ma per chi voterebbero i ragazzi del Fridays for Future?

01 Ottobre 2019 - 06:31 Giada Ferraglioni
I dati parlano chiaro: considerato il numero di over 65 con diritto di voto, gli under 18 potrebbero compensare solo se il loro potesse valere per dieci

Tutti salgono sul treno con Greta. Tra i banchi del governo italiano tutti i ministri hanno accolto con entusiasmo le manifestazioni contro il cambiamento climatico dei giovanissimi. Dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che ha proposto di giustificare i ragazzi e le ragazze che hanno preso parte al grande sciopero internazionale, fino a Enrico Letta, che rispolverando una storica idea di Beppe Grillo (e dei democratici stessi, come puntualizza) propone di estendere il diritto di voto ai sedicenni.

Ci vuole «una riforma costituzionale da fare in un anno», ha detto in un’intervista a la Repubblica, ricevendo il plauso dei suoi. «Con questa maggioranza si può fare. È un modo per dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sotto-rappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi».

Una posizione rivendicata subito dopo da Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle, che tramite il Blog di Grillo arrivò quest’anno a proporla anche per i 14enni. «Giovani in Italia vengono definiti, a seconda del momento, choosy, viziati, ‘gretini’: per noi questi giovani vanno soprattutto rispettati, ascoltati e messi al centro della nostra politica».

«Per me va benissimo. Ci sta. In altri ordinamenti già lo fanno», ha sancito senza pensarci troppo il premier Giuseppe Conte. Che le idee dei giovani siano poco rappresentate è innegabile. Ma siamo sicuri che esista un partito di riferimento per i sedicenni e diciassettenni di Fridays for Future? E, ancora di più, siamo sicuri che tutti gli under 18 siano allineati per sensibilità ecologica?

ANSA / Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alla manifestazione Fridays for future, Milano, 27 settembre 2019

Pd e M5s, la rincorsa ai giovani

Che la prima idea sulla riforma sia venuta al Pd con Veltroni, al Movimento con Grillo o alla Lega Nord, sarebbe certo naive pensare che sia solo la cristallina ammirazione per i movimenti ecologisti a motivare una riforma costituzionale.

Non è un caso che sia stato Letta a riavanzare la proposta di allargare il bacino elettorale giovanile: il centrosinistra è al momento la corrente più votata dai giovani, e i dem svettano sugli altri (Leu e +Europa) con il 28% delle preferenze tra gli under 35% (percentuale che non tiene conto delle intenzioni dei minorenni).

Non era inaspettato nemmeno l’endorsement arrivato da Di Maio, che ha rivendicato il patrocinio dell’idea, proposta da Beppe Grillo quando il Movimento era giovane davvero, e ha marcato gli alleati tentando di riconquistare una fetta di elettorato perduta e disillusa dei giovani ambientalisti.

Al momento, la percentuale di preferenze tra under 35 si è molto attenuata, ferma in terza posizione al 18% (i primi sono i leghisti, che senza mai parlare di ambiente hanno conquistato il 32,9% dell’elettorato più giovane).

Il Movimento, che ha costruito gran parte del suo bacino elettorale sulle sfide ecologiche, ha perso credibilità e terreno durante l’esperienza di governo con l’industriosa Lega . Adesso, grazie agli interventi di alcuni nuovi ministri dell’esecutivo giallorosso, sembrerebbe voler rimettere a fuoco l’obiettivo – pur spostando la bussola dalle questioni storiche (Tav e Ilva) alle più recenti formulazioni del green (economia circolare, scuola sostenibile, etc).

Resta sul pezzo anche il Pd di Nicola Zingaretti, che il giorno della nomina a segretario del partito ha dedicato la vittoria a Greta Thunberg. Questo sebbene, storicamente, il Partito democratico sia a favore delle grandi opere come la Torino-Lione, osteggiata fin dalla prima guardia degli ecologisti italiani, e si sia astenuto durante il referendum sulle Trivelle del 2016. Anche loro, però, complice sia l’ondata giovanile, sia le scadenze europee, si stanno impegnando a rivestire di verde il loro spirito progressista.

I numeri dei giovani

In totale, i nuovi elettori della riforma costituzionale sarebbero poco più di un milione (1.144.682, specificano dall’Istat), su circa 50milioni di aventi diritto in Italia, di cui oltre 13milioni sono over 65. Ma come spiega a Open Lorenzo Pregliasco di Quorum/Youtrend, i dati sulle europee mostravano come non tutti i ragazzi e le ragazze dichiarassero una spiccata sensibilità per le questioni ambientali (e, inevitabilmente, sociali).

Un segnale tangibile sta nel fatto che, durante le europee, nessuno di loro si era schierato con Europa Verde, la lista ambientalista di quell’occasione. «C’è sempre il rischio di interpretare i grandi numeri dell’elettorato attraverso una lente di quelle parti minoritarie, o comunque non totalizzanti, che scendono in piazza».

E’ anche vero, di contro, che a differenza degli altri Paesi del Nord e del Centro Europa, l’Italia non ha un forte partito ambientalista di riferimento. I Verdi italiani al momento sono soltanto attorno al 2%, contro il 27% in Germania e circa il 13-15% in Regno Unito, Francia e Austria. Gli ideali ambientalisti, che per molti degli attivisti si coniugano con un ripensamento dei meccanismi economici, si diluiscono in nei partiti già citati.

ANSA / Studenti in corteo in occasione dello sciopero globale per il clima di Fridays for future, Trieste 27 settembre 2019

«Se anche tutti i sedicenni e diciassettenni votassero per un certo partito “X” filo-Greta», ha però specificato Pregliasco, «potrebbe contare solo su alcuni punti percentuali. Un milione di persone pesano per il 2% su 50milioni di aventi diritto. Dato anche il numero di over 65 con diritto di voto, gli under 18 potrebbero compensare solo se il loro voto potesse valere per dieci».

Ma quindi, chi voterebbero gli attivisti del Fridays for Future?

«Noi siamo totalmente apartitici». Il messaggio che passa tra gli attivisti del Fridays for future è chiaro: che siano maggiorenni o meno, bisogna lavorare per il clima senza far riferimento a nessun partito specifico in quanto movimento. Le posizioni dei vari partecipanti sono molteplici e, come ribadito da tutti gli intervistati, «strettamente individuali».

«Non parlo per altri», dice a Open Tommaso, attivista di 23 anni. Ammette di non aver fiducia nei Verdi italiani, che invece ha votato alle europee. «L’unica cosa che posso dire è che tutti condividono la necessità di inserire nel percorso di studi una maggior consapevolezza dell’educazione civica e del diritto dell’ambiente. Per quanto riguarda me, posso dire che ho apprezzato il lavoro del ministro dell’ambiente Sergio Costa, ma non legherei questa considerazione al Movimento 5 Stelle».

Alessandro, uno degli organizzatori di Fridays for Future a Milano che di anni ne ha 26, fa un discorso ancora più radicale. «Per quello che posso dire, non c’è voglia di farsi sentire con il voto. Sono i politici che si fanno sentire con noi e che si allineano a noi. Noi siamo il fulcro. Se loro iniziano a dare voce ai giovani bene, ma non siamo così ingenui da farci comprare da chi vuole solo accaparrare dei voti».

ANSA / Migliaia di giovani partecipano alla manifestazione indetta per il Fridays for Future, Torino, 27 settembre 2019

«Questo governo, a parole mi sta convincendo», dice Tommaso riferendosi all’alleanza M5s-Pd, e sottolineando come l’ipotesi di aprire ai sedicenni nelle elezioni lo convinca. «Ma per quanto riguarda i politici dobbiamo essere bravi a distinguere: le parole non mi bastano, siano quelle di Fioramonti, siano quelle di Costa. Certo, parlarne già fa molto, e l’ho sperimentato sulla mia stessa pelle: i dibattiti sull’ambientalismo in Fridays mi ha aiutato ad aprire gli occhi. Ma la scuola deve educare i giovanissimi a sostenere discussioni di questo tipo. Altrimenti è tutto inutile».

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