Coronavirus, gli strumenti dei datori di lavoro in attesa delle ulteriori misure per imprese e lavoratori

Dopo l’estensione delle misure restrittive adottate dal governo in tutto il territorio nazionale, si attendono per domani i provvedimenti economici per fronteggiare la crisi per le imprese e i lavoratori

Imprese e lavoratori chiedono misure urgenti e idonee a fronteggiare lo stato di emergenza dovuto all’epidemia da Coronavirus. Per contrastare la crisi di liquidità delle famiglie, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha chiesto di intervenire subito con la sospensione di pagamenti mutui, bollette, tributi in tutta Italia, a partire dalla prossima scadenza fiscale del 16 marzo, con un costo che si aggira intorno ai 2 miliardi di euro


Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha chiesto di introdurre la cassa integrazione in deroga per tutti i lavoratori e le imprese privi di strumenti ordinari per far fronte alla sospensione e alla riduzione delle attività e per estendere l’utilizzo del fondo di integrazione salariale. La durata dovrebbe essere di almeno 60 giorni.


I tecnici del ministero stanno valutando di adottare procedure più snelle, tempi più celeri per la richiesta con una causale speciale e l’erogazione dei contributi e la possibilità di una applicazione retroattiva per tutte le domande che saranno presentate nei prossimi giorni. In particolare l’ipotesi è quella di evitare la procedura di consultazione sindacale, ove prevista, o di attivarla successivamente per facilitare l’accesso a tutte le piccole e medie imprese.

Oltre alle misure per le imprese, si sta valutando altresì di attivare un congedo straordinario al 30% della retribuzione destinato a tutti i dipendenti pubblici e privati in modo da favorirei genitori che hanno i figli a casa da scuola fino al prossimo 3 aprile. In base alle risorse disponibili, il congedo avrebbe durata di 12 o 15 giorni per tutti i genitori con figli minori di 12 anni e senza alcun limite per chi ha figli disabili.

L’alternativa è un “voucher baby sitter” del valore di 600 euro che sarebbero accreditati sul libretto famiglia. L’importo e la misura dei congedi potrebbero variare a seconda delle risorse allocate per la pandemia ed in considerazione della flessibilità che concederà l’Europa.

Per i lavoratori autonomi (e forse anche per gli stagionali) è prevista una indennità una tantum di 500 euro. Il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha ribadito che le misure economiche devono assicurare un sostegno al reddito anche per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione in deroga, come gli stagionali, inclusi quelli del settore turismo, gli autonomi, tra cui quelli del settore dello spettacolo. Il numero esatto della platea dei destinatari di questa misura non è stato ancora definito, ma gli iscritti alla gestione separata INPS oggi sono circa 300 mila collaboratori o autonomi.

Ulteriori ipotesi sul tavolo del governo per gli autonomi riguardano la sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e per gli stagionali si ipotizza l’estensione della Naspi, l’indennità di disoccupazione.

Lavoro agile, utilizzo di ferie e spostamenti per comprovate esigenze di lavoro

L’intero territorio nazionale è stato uniformato alle misure stringenti adottate con il Dpcm dell’11 marzo. «#iorestoacasa», è l’espressione che ha usato il premier Giuseppe Conte nell’annunciare il nuovo provvedimento teso a contenere l’epidemia da Coronavirus

Le imprese che ad oggi continuano a svolgere la propria attività, devono provvedere alla chiusura dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione e limitare il più possibile gli spostamenti delle persone e le presenze sui luoghi di lavoro per soddisfare l’interesse generale della tutela della salute ed evitare quindi la diffusione ulteriore del contagio.

L’ultimo Dpcm ha quindi ribadito a tutte le aziende di incentivare la modalità di lavoro agile e in caso di impossibilità la collocazione in ferie o in permesso retribuito dei propri dipendenti. Sotto tale profilo, in considerazione dell’emergenza sanitaria, si può ritenere che non sia necessario il consenso dei lavoratori e sia quindi possibile la collocazione forzata da parte delle imprese.

Sarà possibile esercitare questa misura qualora non sia possibile attivare il lavoro agile e l’impresa non riesca ad adottare misure di prevenzione idonee a tutelare la salute dei dipendenti all’interno dell’azienda.

Il precedente Dpcm permetteva gli spostamenti delle persone fisiche per «comprovate ragioni di lavoro», formulazione ampia e poco circostanziata che comporta ancora molteplici dubbi interpretativi. La sola esistenza di un rapporto di lavoro non è più sufficiente poiché lo scopo delle nuove disposizioni sarebbe completamente vanificato.

È quindi evidente che le «comprovate ragioni di lavoro» dovrebbero essere solo le esigenze indifferibili ed eccezionali. Sul punto, sebbene la circolare del ministero dell’Interno, abbia previsto la possibilità di una autocertificazione per gli spostamenti da parte del singolo lavoratore, le aziende dovrebbero ora inviare ai  propri dipendenti una dichiarazione che attesti l’esistenza del rapporto di lavoro e indichi la necessità indifferibile dello spostamento da parte del lavoratore.

Palazzo Chigi ha chiarito nelle FAQ pubblicate sulla pagina ufficiale che «è’ sempre possibile uscire per andare al lavoro, anche se è consigliato lavorare a distanza, ove possibile, o prendere ferie o congedi. Comprovate significa che si deve essere in grado di dimostrare che si sta andando (o tornando) al lavoro, anche tramite una autodichiarazione vincolante o con ogni altro mezzo di prova, la cui non veridicità costituisce reato. In caso di controllo, si dovrà dichiarare la propria necessità lavorativa. Sarà cura poi delle Autorità verificare la veridicità della dichiarazione resa con l’adozione delle conseguenti sanzioni in caso di false dichiarazioni».

Il parere degli esperti

Leggi anche: