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Coronavirus, alta tensione nelle fabbriche: scioperi a Genova e Pistoia. Cresce la paura tra gli operai per i contagi a lavoro

Braccia incrociate all'Arcelor Mittal e all'Hitachi rail. Ducati di Bologna chiude per iniziativa dell'azienda concordata con i sindacati

Continuano gli scioperi nelle fabbriche con i lavoratori che lamentano i pericoli da contagio nell’ambito dell’emergenza Coronavirus. A fermarsi per una settimana, da oggi al 21 marzo, sono gli addetti dello stabilimento Hitachi rail Pistoia. La serrata è stata proclamata dalle segreterie provinciali pistoiesi di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uglm.

Lo sciopero, si legge in un volantino diffuso dai sindacati, è promosso alla scopo di «permettere la verifica che siano state prese tutte le misure possibili perché si possa lavorare all’interno dello stabilimento rispettando le prescrizioni di sicurezza stabilite dai decreti ministeriali. Sono esclusi dallo sciopero i lavoratori già collocati in smart working».

Intanto, come annunciato ieri, stamani alle 9,30 è scattato lo sciopero indetto dalle rsu nello stabilimento ArcelorMittal di Genova «in tutti i reparti, zincature incluse». Gi operai incroceranno le braccia fino a domattina alle 7. Le Rappresentanze Sindacali Unitarie nell’incontro con l’azienda avevano richiesto «la sanificazione degli impianti del nostro sito genovese» mentre le segreterie nazionali Fim Fiom Uilm hanno chiesto ufficialmente «la messa in sicurezza di tutte le fabbriche fino al 22 marzo per la tutela dei lavoratori».

Ma è dai metalmeccanici che arriva la richiesta più netta di fermare le attività. «La proposta di tutti e tre i sindacati metalmeccanici – ha dichiarato il segretario della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24 – è laddove è possibile utilizzare strumenti contrattuali fino al 22 marzo, lavorare al minimo e fermarsi per mettere in sicurezza le aziende insieme al sindacato locale e alle Rsu e ai lavoratori che sono addetti alla sicurezza. Se un azienda è in sicurezza da subito o in due giorni da martedì si può tornare a lavorare». «Non bisogna fare – ha aggiunto Bentivogli – un discorso ideologico o assecondare le spinte emotive. Appena ci sono le condizioni di sicurezza rientrare a lavorare».

Per iniziativa dell’azienda si fermano invece gli stabilimenti della Ducati di Bologna, almeno fino all’inizio della prossima settimana. Una scelta, presa in sintonia con i sindacati, con l’obiettivo di riaprire progressivamente nei giorni successivi a turni ridotti alcuni reparti, opportunamente adattati alle norme di sicurezza per l’emergenza coronavirus. Lo stop è stato deciso in un periodo in cui Ducati è al picco della produzione. Nelle ultime settimane l’azienda aveva già incentivato il più possibile il lavoro da casa e messo in atto alcune azioni mirate a garantire la sicurezza dei propri dipendenti, come riunioni da remoto, il rispetto della distanza minima e la modifica delle postazioni nelle linee di produzione.

L’Antia, l’Associazione Nazionale Filiera Industriale Automobilistica, in un manifesto diffuso in rappresentanza dell’automotive italiano, chiede di resistere e proseguire nello sforzo per preservare la competitività internazionale di un settore di punta dell’economia italiana, fiduciosi che, passata la tempesta, si potranno cogliere i frutti dell’impegno dimostrato in questi giorni difficili. Nel manifesto l’Anfia ringrazia gli imprenditori del settore, ma anche «le maestranze e gli impiegati di queste imprese, che stanno lavorando nel rispetto delle misure straordinarie, in smart working o negli stabilimenti, rendendo possibile il mantenimento in attività degli impianti produttivi e delle altre funzioni aziendali. Un grazie anche ai sindacati, per la flessibilità dimostrata nell’accogliere queste condizioni di lavoro, consapevoli di trovarsi di fronte a una situazione inedita per tutti gli
operatori».

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