Parler offline, Amazon spegne il social network che piace ai sovranisti: «Troppi post che incitano alla violenza»

Dalla società di Jeff Bezos hanno confermato di aver sospeso il servizio Amazon Web Services sui cui server girava il social. Ma intanto Parler fa causa e chiede il reinserimento

«Impossibile raggiungere il sito». Il social network conservatore Parler è stato messo offline. Nelle scorse ore Amazon, Apple e Google avevano annunciato che non avrebbero più ospitato il social network sulle loro piattaforme. Così Amazon ha sospeso il social network alle 9 di oggi, 11 gennaio: il sito è irraggiungibile. L’ad della piattaforma, John Matze, ha detto che entro una settimana tutto tornerà alla normalità: «Abbiamo avuto troppo successo e troppo velocemente», ha scritto in una nota. Il colosso di Jeff Bezos ha spiegato la sua decisione dicendo che su Parler circolano «post che chiaramente incoraggiano e incitano alla violenza». E questo è il motivo alla base di tutto quello che sta accadendo nelle ultime ore.


Intanto il social network ha deciso di fare causa ad Amazon per «violazione antitrust» e «violazione del contratto». A darne notizia sono diversi media americani, secondo cui Parler avrebbe espressamente chiesto a un giudice federale di ordinare ad Amazon di procedere con la reintegrazione.


Ieri è comparso sul social anche un profilo riconducibile a Matteo Salvini. «Amici, da oggi anche su Parler. Happy to be on Parler, love from Italy», recitava l’unico post comparso. Nonostante lo sbarco sulla nuova piattaforma sembri organizzato dall’ufficio stampa del leader della Lega, l’operazione non è ancora stata annunciata sugli altri suoi social. Sempre su Parler si sono rifugiati, durante la settimana, molti nazionalisti americani – e fan sfegatati di Donald Trump – dopo le proteste e l’assalto a Capitol Hill. Una specie di esodo organizzato dopo il ban del presidente Usa su Twitter e dopo che Facebook lo ha bandito a tempo indeterminato.

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