Lega

La “questione settentrionale” e la fondazione del partito

Le origini ideologiche della Lega risalgono alla seconda metà degli anni Ottanta, quando un crescente malcontento nelle regioni più ricche e produttive diede origine a quella che in ambito storiografico è stata indicata come “questione settentrionale”. Con questo termine ci si riferisce a una sorta di invidia provata dagli abitanti del nord Italia nei confronti delle regioni del centro-sud, beneficiarie di maggiori investimenti pubblici in quanto più fragili a livello socio-economico. Questo sentimento si strutturò in “leghe” autonomiste, come la Liga veneta e la Lega lombarda, che in questi anni cominciarono a presentarsi alle elezioni amministrative. Dopo incoraggianti risultati anche alle politiche, Umberto Bossi, già fondatore della Lega lombarda, ebbe l’intuizione di federare queste realtà nella Lega Nord, di cui divenne segretario.

L’alleanza con Berlusconi e la prima volta al governo

Nel 1993 Bossi e la sua Lega furono travolti da Tangentopoli, ma le elezioni dell’anno successivo offrirono una nuova occasione per recuperare popolarità. La coalizione denominata “Polo delle Libertà” con la neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi (che al centro-sud aveva trovato la collaborazione dei conservatori di Alleanza Nazionale) vinse alle urne nella primavera 1994 e proiettò la Lega Nord al governo. L’esperienza durò poco: la diversità di vedute tra Berlusconi e Bossi portò presto quest’ultimo a rompere l’alleanza, facendo cadere il governo. La Lega Nord tornò quindi al suo programma originale, insistendo su un federalismo fondato sul mito della “Padania”, una regione prospera e operosa, in grado di mantenersi in maniera autonoma dal resto del Paese.

Il consolidamento del consenso negli anni Novanta

Negli anni successivi, a partire dalla tornata elettorale del 1996, la Lega Nord si ritagliò un buona percentuale di consensi, pur radicalizzando progressivamente le proprie posizioni. Nel settembre del 1996 Bossi proclamò simbolicamente l’indipendenza della Padania, organizzando una manifestazione lungo il Po e istituendo un proprio parlamento a Mantova. In questi anni il partito si incaricò di una nuova campagna, quella contro l’immigrazione, destinata a diventare un cavallo di battaglia del Carroccio. Proprio su questo tema, tornati al governo con Berlusconi nel 2001, i leghisti spinsero la promulgazione della Bossi-Fini, una legge volta a ridefinire le normative sugli immigrati in modo da favorire solo chi lavorava stabilmente in Italia.

La malattia di Bossi e la successione alla guida del partito

Nel 2004 Umberto Bossi venne colpito da un ictus e la sua leadership ne uscì indebolita. Un’ulteriore battuta d’arresto arrivò nel 2006 quando la Lega perse il referendum confermativo sulla “devoluzione”, una delega alle Regioni su alcuni temi (scuola, polizia, sanità) che avrebbe permesso un grande avanzamento nel cammino del federalismo. Il ritorno al governo nel 2008 fu il segnale di un consenso stabile al Nord, ma pochi anni più tardi, mentre Mario Monti è presidente del Consiglio, una serie di inchieste giudiziarie colpisce Bossi, che nel 2012 si dimette dalla segreteria del partito. Il successore è Roberto Maroni, già ministro dell’Interno nel 1994 e nel 2008. La sua guida termina però dopo solo un anno, quando viene eletto presidente della Regione Lombardia.

La segreteria di Salvini e i grandi successi elettorali

Il 7 dicembre 2013 le primarie del partito vedono la vittoria di Matteo Salvini, che batte proprio Umberto Bossi con uno schiacciante 82% dei voti. A lungo consigliere comunale di Milano ed eurodeputato, Salvini abbandona rapidamente la tradizionale linea secessionista e abbraccia posizioni più nazionaliste ed euroscettiche. Per raggiungere le regioni tradizionalmente non interessate dal programma leghista, nel dicembre 2014 lancia la lista “Noi con Salvini”, con il quale supporta la destra radicata nel sud del Paese. La crescita nel Mezzogiorno e la riconferma alle primarie del 2017 (con il famoso slogan “Prima gli italiani!”) preludono al grande risultato delle politiche del 2018. Rimosso ogni riferimento al Nord, la nuova “Lega per Salvini Premier” riscuote il più grande successo della sua storia, superando il 17% sia alla Camera che al Senato e risultando il primo partito della coalizione di centrodestra.

L’esperienza al governo con il Movimento 5 Stelle

Nello scenario frammentato restituito dalle elezioni, il Movimento 5 Stelle (primo partito del Paese con il 32% dei voti) accetta di firmare un «contratto di governo» con la Lega di Salvini. Si costituisce così il governo “giallo-verde”, con Giuseppe Conte presidente del Consiglio e Salvini, vicepremier, agli Interni. In queste vesti il segretario della Lega può portare avanti la battaglia contro l’immigrazione: il Consiglio dei ministri approva due Decreti sicurezza, che aboliscono la protezione per motivi umanitari e restringono l’operatività delle Ong. Sulla scia del successo alle politiche, ne arriva un altro: alle elezioni europee del 2019 la Lega è il partito più votato del Paese con il 26%. Forte di questi risultati, il partito di Salvini lascia la maggioranza, sperando di andare a nuove elezioni. Un nuovo accordo tra Pd e 5 Stelle permette però il reinsediamento di Conte per un secondo esecutivo che taglia fuori il Carroccio. Negli anni successivi il consenso per il partito di Salvini calerà progressivamente.

La Lega oggi e il ruolo nel governo Meloni

Nel 2022 la Lega è tornata al governo con la vittoria della coalizione di centrodestra. Nel neonato governo Meloni, Salvini ricopre la carica di vicepremier e quella di ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Altri ministri con portafoglio provenienti dal partito sono il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti e quello dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Sul fronte europeo, la Lega aderisce dal 2024 ai Patrioti per l’Europa, il gruppo euroscettico e sovranista costituitosi su spinta del premier ungherese Viktor Orban. Con i partiti di questo gruppo, che comprende il francese Rassemblement National e lo spagnolo Vox, la Lega di Salvini condivide i principi del nazionalismo, una posizione critica verso l’Unione Europea e la ferma volontà di combattere l’immigrazione illegale.