Coronavirus. Una cura “fai da te” ha ucciso un uomo e ospedalizzato la moglie negli Stati Uniti

Due coniugi americani finiscono al pronto soccorso: credevano di proteggersi dal Covid-19 ingerendo la clorochina per pulire l’acquario

Il Washington Post riporta una storia bizzarra che ha parecchio da dirci sugli effetti nocivi della disinformazione, specialmente se veicolata da media e figure autorevoli. Parliamo della clorochina (chloroquine), ovvero il principio attivo utilizzato per curare la malaria. Sebbene l’Oms abbia confermato che non esiste un medicinale per prevenire o curare il nuovo Coronavirus, il farmaco basato su questo principio attivo – e altri pensati contro l’artrite reumatoide – sembrano aver mostrato qualche beneficio, ma saranno necessari ulteriori studi per dimostrarne l’effettiva efficacia.


Cosa ci insegna la vicenda dei coniugi dell’Arizona

Due coniugi over sessanta dell’Arizona usavano pulire il loro laghetto «koi pond», con un prodotto denominato proprio «chloroquine», un solvente per acquari utilizzato contro i parassiti. Effettivamente nel prodotto è contenuto lo stesso principio attivo del farmaco anti-malaria, ma «in forma diversa», spiega il Wp, tanto da essere nocivo per le persone.


Così, dopo aver sentito in Tv che la clorochina funzionerebbe contro il virus, i coniugi hanno pensato di diluire il solvente nella soda e berselo, nella convinzione di immunizzarsi. Sono quindi finiti al pronto soccorso, con vertigini e vomito: la moglie occupa un letto di terapia intensiva, il marito è deceduto.

Secondo il direttore del Banner Poison e Drug Information Center, Daniel Brooks, questo è solo uno dei tanti esempi di rimedi “fai da te” contro l’epidemia di Covid-19. In America c’è persino chi suggerisce di ingerire candeggina, argento colloidale, o fare impacchi al cloro. Altri rimedi – forse meno pericolosi – circolano anche in Italia, come il bere acqua frequentemente – magari calda e col limone – ne abbiamo trattato in un articolo apposito.

Cosa dicono gli studi sulla clorochina

Diverse ricerche scientifiche hanno provato a verificare l’effettiva efficacia del principio attivo anti-malaria sui pazienti affetti da Covid-19. Generalmente si tratta di studi basati su campioni ridotti, dove si vedono riduzioni nella carica virale dei pazienti. Un recente articolo, apparso il 23 marzo su Nature Nanotechnology, prende in esame la letteratura riguardante gli studi clinici e in vitro, arrivando a suggerire una potenziale efficacia. Tuttavia gli autori avvertono:

Joegoauk Goa | Pillole di clorochina.

Occorre prestare attenzione quando si effettuano interpretazioni premature, poiché gli studi clinici sono ancora in corso e non sono ancora stati resi disponibili i dati sugli studi provvisori … i meccanismi antivirali della clorochina rimangono speculativi.

Anche ammettendo che studi ulteriori dimostrino l’efficacia della clorochina contro il SARS-CoV2 – magari in combinazione con altre sostanze – sarebbe folle pensare che, qualsiasi cosa la contenga, possa essere utilizzata come farmaco. I medicinali devono essere testati, perché le sostanze in essi contenuti possono provocare danni alla salute, se non trattate e dosate con perizia. 

Conclusione: le bufale possono ostacolare il lavoro dei medici

Facevamo le stesse osservazioni trattando del Arbidol, la presunta cura contro qualsiasi coronavirus, venduta in Russia. Lo stesso per i rimedi pseudo-medici in circolazione. I reparti di terapia intensiva sono congestionati, c’è penuria di letti, attrezzature e specialisti. Evitiamo di contribuire a rendere difficile il lavoro dei medici, a causa delle nostre azioni avventate.

Foto di copertina: Joegoauk Goa | Pillole di clorochina.

Il parere degli esperti

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