Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «Picco raggiunto in quasi tutte le province. Se a Pasqua ci sono state “fughe” pagheremo l’errore tra una settimana»

Per quanto riguarda la Lombardia, l’aumento anomalo di contagi nei giorni scorsi potrebbe essere spiegato, in parte, con i casi in via di definizione che erano più di mille

Il numero di nuovi positivi rimane stabile attorno ai 2mila mentre cala, rispetto a ieri, il numero dei nuovi morti e diminuiscono i ricoverati in terapia intensiva. È la fotografia sull’emergenza Coronavirus in Italia restituita dall’ultimo bollettino della Protezione civile del giorno di Pasqua. «Siamo in una fase in cui quasi la totalità delle province italiane ha raggiunto il picco. Mancano all’appello otto province, di cui quattro liguri, dove nei giorni scorsi c’è stato un problema nella trasmissione dei test, quindi la Liguria non influisce in questo momento sull’andamento nazionale», spiega il matematico del Cnr Giovanni Sebastiani.


Tra la province italiane, Perugia è la più virtuosa: qui ormai l’aumento si mantiene intorno a poche unità. In linea generale si sta volgendo verso una fase di stabilizzazione in tutta la Penisola: una fase in cui il numero di nuovi contagiati dovrebbe tendere sempre più allo zero. Per quanto riguarda l’aumento anomalo di nuovi contagi in Lombardia, di cui ha parlato anche l’assessore Giulio Gallera ieri, 11 aprile, in conferenza stampa, secondo Sebastiani, in parte, la variazione è spiegabile anche con i casi in via di definizione, che fino a pochi giorni fa erano più di 1100. Mentre una regione da tenere d’occhio, secondo il matematico, è la Sicilia, dove è stato registrato un aumento di casi anomalo in quattro province: Enna, Messina, Palermo e Siracusa.


«Come se ci fosse stato qui un nuovo impulso dell’epidemia», dice Sebastiani. Eventualità che è però da verificare, guardando tra qualche giorno il trend generale. Questi giorni, per l’andamento della curva, sono delicati, si rischia di vanificare gli sforzi con spostamenti anomali, a causa delle festività e delle belle giornate di primavera. «Se ci sono state o ci saranno fughe, cominceremo a vedere gli effetti tra una settimana, massimo 14 giorni, che corrispondono al tempo scala critico», spiega Sebastiani, che sta lavorando allo sviluppo di modelli matematici in grado di effettuare previsioni sull’andamento dei contagi.

Sebastiani, in collaborazione con l’Imperial College di Londra, ha elaborato uno studio che prende in esame il Regno Unito, dove da qualche giorno è stato raggiunto il picco. Nel Regno Unito l’epidemia è partita circa due settimane più tardi, ma hanno adottato le misure di lockdown leggermente prima, quando il tasso di nuovi casi era inferiore a quello registrato in Italia al momento dell’introduzione delle misure di contenimento. Questo, secondo l’ipotesi dei ricercatori, ha permesso al Regno Unito di raggiungere il picco prima del nostro Paese. Studio che ora verrà confrontato con i dati di altri Stati e che potrà servire per prevedere la tempistica dell’andamento dell’epidemia.

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