Le misure anti-crisi delle imprese: serve prudenza, per non trasformare una palla di neve in una valanga

Riduzioni di stipendio, cassa integrazione, spending review: le misure anti crisi sono necessarie ma rischiano di generare altra recessione.

Gli effetti economici dell’emergenza Coronavirus tolgono il sonno a tutte le imprese, chiamate a definire misure rapide e incisive per fronteggiare questo scenario senza conoscere l’effettiva dimensione e durata della crisi che dovranno fronteggiare. Di fronte a questa grande incertezza, le aziende stanno adottando misure estremamente dure, che consentono di mettere in sicurezza i conti, ma rischiano anche di aggravare la portata collettiva della crisi.


Come una palla di neve che, man mano che scende a valle, diventa più grande fino a trasformarsi in una valanga. Le misure più in voga per gestire questo momento di incertezza sono il ricorso agli ammortizzatori sociali, la riduzione degli stipendi per i manager e le fasce “alte” di compenso e la spending review.


Gli ammortizzatori sociali

La cassa integrazione consente di spostare il costo del personale sulle casse pubbliche, anche se ha una durata limitata (quella “speciale” per l’emergenza Covid-19 dura 9 settimane) e produce un effetto depressivo molto pesante sulle persone, che subiscono una forte riduzione di salario, e sulla produttività aziendale.

La revisione dei compensi

Il taglio dei compensi per i manager e le fasce di reddito più alte è un’altra misura molto in voga, con formule diverse: tagli percentuali della retribuzione fissa, revisione dei bonus e dei sistemi incentivanti, taglio dei benefit sono le azioni più frequenti. Anche queste misure non sono indolori, perché producono un effetto disincentivante non banale, oltre ad avere un impatto sui consumi tutto da valutare. 

La spending review

Un’altra misura molto diffusa tra le aziende è la spending review: le imprese stanno rivendendo al ribasso tutte le voci di spesa, a partire di quelle dedicate ad eventi, viaggi, progetti speciali e iniziative non strettamente necessarie (revisione, questa, in parte resa inevitabile dalle prevedibili restrizioni che interessano queste attività).

Una tabella di marcia prudente e un approccio selettivo

Tutte queste misure, come si diceva, hanno sicuramente una giustificazione concreta all’interno delle singole imprese, ma possono derivare anche da un eccesso di prudenza che a livello collettivo rischia di generare un effetto paradossale: di risparmio in risparmio, la somma di tante condotte prudenti genera quella recessione che, senza tali misure, non ci sarebbe stata (o sarebbe stata meno grave). È bene, quindi, che le imprese abbiano un approccio selettivo a queste misure: se l’emergenza Covid-19 impatta in maniera diversa sui comparti economici, non ha senso applicare sempre e comunque la stessa ricetta.

Inoltre, sarebbe opportuno seguire una tabella di marcia prudente, evitando di considerare come certo il peggiore degli scenari possibili: se invece di decidere in maniera frettolosa, si aspetta qualche settimana per comprendere la possibile evoluzione dell’emergenza, si evita di applicare una medicina troppo pesante.

Questo approccio diventa ancora più importante in vista della scadenza del 15 maggio, data dopo quale verrà meno (salvo proroghe) il divieto di licenziamento per motivi economici introdotto dal decreto Cura Italia: le imprese dovranno gestire il recupero della facoltà di licenziamento con estrema cautela, per evitare che la palla di neve si trasformi in una valanga di dimensioni irreversibili. 

Il parere degli esperti:

Leggi anche: