Coronavirus, i numeri in chiaro. Il fisico Sestili: «Non tornano i dati sulle terapie intensive in Lombardia» – La videointervista

«Le ipotesi sono due. La migliore è che i posti in terapia intensiva sono finiti e i pazienti vengono ricoverati in altre regioni. La peggiore è che un certo numero di pazienti non riesce più ad accedere all’assistenza in terapia intensiva», dice il divulgatore scientifico che ha analizzato per Open gli ultimi dati dell’epidemia

I dati diffusi dalla Protezione civile il 24 marzo dicono che in Italia, attualmente, sono stati riscontrati 69.176 casi di positività al Coronavirus: 8.326 guariti, 54.030 ancora infetti e 6.820 morti. Se nella giornata di ieri si erano registrati oltre 3.780 nuovi casi di positività, oggi il numero è sceso a 3.612. «Dopo due giorni di calo, c’è stato un incremento nel numero dei decessi, 743 nelle ultime 24 ore. Questo dimostra che non bastano due giornate positive per dimostrare l’inversione del trend generale».


Giorgio Sestili, fisico e divulgatore scientifico, pone un dubbio: «La Lombardia continua a essere la regione con più difficoltà, ma c’è un dato veramente strano che riguarda le terapie intensive: il 24 marzo i dati ci dicono che i nuovi pazienti intubati sono soltanto 11». Sestili ha fondato una pagina Facebook molto seguita, Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche, dove condivide, appunto, dati e analisi scientifiche di scienziati e ricercatori sulla diffusione del coronavirus.


«Meno del 10% del totale delle nuove terapie intensive di oggi – aggiunge Sestili – è stato riscontrato in Lombardia, a fronte di percentuali ben più alte che riguardano i decessi e i nuovi contagi nella regione in confronto al resto del Paese. Possiamo fare due ipotesi. La migliore è che i posti in terapia intensiva sono finiti e i pazienti vengono ricoverati in altre regioni. La peggiore è che l’emergenza è così grave che un certo numero di pazienti non riesce più ad accedere all’assistenza in terapia intensiva».

«Il dato lampante tra le regioni principali del Centro-Sud, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia è la differenza nel numero dei tamponi. Il Lazio ha fatto oltre 19.000 tamponi mentre le altre tre regioni ne hanno fatti intorno ai 7.000 – e conclude -. Guardando questi dati, ci si aspetterebbe un numero di casi positivi nel Lazio molto più alto di Campania, Puglia e Sicilia. Così non è: la percentuale di contagiati nel Lazio è poco maggiore rispetto alle altre tre regioni».

Il parere degli esperti

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