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Sanremo è Sanremo, ma la pandemia non fa sconti: il sindaco blinda la città. I dubbi sul pubblico in sala

22 Gennaio 2021 - 21:45 Maria Pia Mazza
Mancano poco più di 5 settimane all’evento, ma non è ancora stato definito il protocollo sanitario per lo svolgimento in sicurezza della kermesse

Dal 2 al 6 marzo il Festival di Sanremo ci sarà. Ma sull’organizzazione, di fatto, tutto è ancora avvolto da una nube d’incognite. Malgrado le speranze di Amadeus e del direttore di Rai 1 Stefano Coletta di poter realizzare un Festival all’insegna della «normalità», se non addirittura della «rinascita», senza tradire le tradizioni e i riti che accompagnano la kermesse da decenni, certo è che non si può far finta che il virus non esista. Ma oltre alle date e al cast pressoché definito, Sanremo 2021 deve inevitabilmente fare i conti con la realtà della pandemia, con le restrizioni dell’ultimo Dpcm (valide fino al 5 marzo, data che peraltro coinciderebbe con la semifinale di Sanremo, ndA), e con il ritardo nella creazione di un protocollo che garantisca la sicurezza sanitaria per artisti, staff, orchestra, tecnici, conduttori, ospiti, discografici, giornalisti, pubblico e, ovviamente, i sanremesi.

Il sindaco di Sanremo Biancheri blinda la città

Il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri ha già preannunciato che sarà un evento «diverso, delicato, misurato e prudente», anche se avrebbe preferito in un rinvio, proprio al netto delle misure anti-contagio stilate dal Governo. La speranza che la Liguria rientri in fascia gialla è tanta, anche per permettere a tutti gli esercizi commerciali di poter rimanere aperti. È ovvio, tuttavia, che sul territorio andranno prese delle misure non indifferenti per riuscire a trattenere lontano dall’ingresso del teatro Ariston fan e curiosi accalcati davanti al red carpet.

Anche il Palafiori resterà chiuso, a meno che non si renda necessario un luogo in cui ospitare le figure essenziali allo svolgimento del Festival. E piazza Colombo, almeno quest’anno, non farà più da sfondo al maxi-schermo per seguire l’evento all’aperto. Il prefetto di Imperia Alberto Intini ha già messo in chiaro che «Sanremo 2021 non sarà un evento pubblico», escludendo in toto che possa esserci la «presenza di pubblico né pagante, né su inviti», tanto desiderata dal direttore artistico, quanto complessa nella gestione. 

Salta l’idea della nave per il pubblico: al loro posto spazio ai tecnici

In tal senso si era ipotizzato l’uso di una nave, una bolla in cui ospitare e tenere monitorati gli ospiti. Ma per via degli attuali decreti di contenimento dei contagi, l’ipotesi di questa bolla rischia di infrangersi. O meglio: la nave potrebbe sempre esserci, ma potrebbe ospitare i tecnici sanremesi, anziché il pubblico. Amadeus, sebbene abbia più volte ribadito che «la musica non si può fare in un luogo vuoto», con tutte le probabilità dovrà fare un passo indietro e accontentarsi di una platea semi-vuota. Ci saranno invece «figuranti della zona, distanziati opportunamente in platea e diversi ogni sera», spiega il prefetto in un’intervista a la Repubblica.

La pandemia c’è, e il Festival deve gestirla al meglio

Abbandonata, in parte, l’idea di avere medici, infermieri e personale sanitario in platea. Ma anche questa ipotesi pare essere impraticabile, sebbene non sia del tutto escluso che in rappresentanza delle diverse categorie qualcuno ci sia, per riconoscenza verso chi di vite ne ha salvate e continua a salvarne ogni giorno in corsia. Certo, il Festival è anche intrattenimento. L’obiettivo di riuscire a offrire un po’ di sollievo e qualche ora di distrazione dalla situazione attuale, dopo un anno di pandemia, è il punto focale. Ma la ridondanza della presenza del Coronavirus non può essere la via maestra da seguire per uno show e una competizione canora di portata nazionale e internazionale. I richiami a questa saranno probabilmente limitati, e verranno gestiti con la dovuta delicatezza e dignità, senza scadere nel morboso. 

Il “carrozzone” deve ripartire, ma mancano i protocolli di sicurezza

Ci si dovrà fare i conti, questo è certo. Anche sulla “tradizionale” flotta di circa 1.300 giornalisti, quest’anno, si dovrà per forza di cose limare. O trovare un’alternativa. Al momento si ipotizza che in sala stampa potranno accedere massimo 70-80 giornalisti che dovranno uscire e rientrare in sala stampa per le dovute sanificazioni. Sul tavolo anche l’ipotesi di creare una sala stampa satellite a Roma. Ma i nodi restano. E serviranno minuziosi protocolli per gestire e tenere monitorato il “carrozzone” e la sicurezza di tutte e tutti. Anche come punto di ripartenza per i lavoratori dello spettacolo e i musicisti, fermi ormai da un anno. 

Già, gli artisti, i loro staff, i tecnici, gli orchestrali, i discografici: anche loro andranno costantemente tenuti al riparo e monitorati, e hanno già presentato richiesta di ridimensionamento dell’evento, affidando a Enzo Mazza, Ceo di Fimi, la richiesta di «realizzare un evento esclusivamente televisivo», nonché di ricevere con il dovuto anticipo un serio protocollo sanitario approvato dal Cts. In tal senso, l’Associazione Fonici Italiani (Afi) insieme a FIMI e PMI, ha infatti inviato domanda al ministro della Salute, Roberto Speranza e ai membri del Cts. 

La regista Emma Dante: «Se ci sarà il pubblico all’Ariston, si riaprano anche i teatri e cinema»

Ma il braccio di ferro sul pubblico in sala resta, con non poche polemiche. Perché il teatro Ariston può riaprire e tutti gli altri teatri italiani e cinema no? E la regista Emma Dante si è fatta portavoce di questo malcontento, che unisce un po’ tutti i lavoratori del settore in Italia: «Se si decide di fare Sanremo con il pubblico, si riaprono i teatri e i cinema. È pacifico».

Anche in luce del nuovo Dpcm nelle zone gialle sono consentite le riaperture solo dei musei, ma non quelle dei teatri o dei cinema e i lavoratori e le lavoratrici di questi comparti della cultura che sembrano essere rimasti ai margini delle agende politiche. Perché certo, Sanremo è Sanremo. Ma gli spazi e il lavoro di spettacolo e cultura non esiste solo a Sanremo.

Foto in copertina: Amadeus | ANSA / FABIO FRUSTACI

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