Sanremo, Jebreal: «Mia madre si suicidò, combattere la violenza sulle donne per me è imprescindibile»

La giornalista ha anticipato il tema del suo monologo a Sanremo: «Mia mamma si è tolta la vita dopo un’infanzia di violenze, nessuno le aveva creduto per salvare “l’onore” della famiglia»

Alla vigilia del debutto sul palco dell’Ariston, per la prima serata del Festival di Sanremo, Rula Jebreal si è raccontata in esclusiva a Vanity Fair parlando, tra le altre cose, del monologo che porterà a Sanremo: «Parlerò di fatti che conosco, di adesso. È una battaglia che va combattuta anche dagli uomini. Per me è imprescindibile, non combatterla vorrebbe dire che non è cambiato niente da quando mia mamma si è suicidata. E lo devo a mia figlia». Ammira Amadeus, sottolinea, «perché ha fatto la scelta coraggiosa di chiamare dieci donne a condurre con lui, e mi auguro che per le prossime edizioni ci siano direttrici artistiche». A Sanremo porta proprio un monologo contro la violenza sulle donne. «Non è un discorso di destra né di sinistra», precisa. Jebreal, giornalista e scrittrice, punta l’accento sui momenti più dolorosi della sua infanzia, segnata dal drammatico suicidio della madre, vittima di violenze. «Mia mamma si è tolta la vita dopo un’infanzia di violenze tra i 13 e i 18 anni, nessuno le aveva creduto per salvare “l’onore” della famiglia (…)».


E sulla maternità a 23 anni, che le ha cambiato in meglio la vita: «Quando ho avuto mia figlia ho iniziato davvero a vivere, lei è la mia coscienza morale ancora più sviluppata, fuori dal mio corpo». Quanto ad alcuni attacchi ricevuti in Italia, e a chi l’accusa di essere diventata famosa in tv grazie al suo aspetto, Jebreal risponde: «Gli amministratori delegati delle cento società più importanti del mondo sono tutti uomini: nessuno si chiede se abbiano avuto successo perché sono belli. Nessuno può essere selezionato in un sistema come quello americano (…) per l’aspetto fisico. (…). Sa che cosa mi ha aiutato? Il duro lavoro, raccontare la verità».


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