Sanremo, orchestrali sottopagati. La denuncia: «Cinquanta euro al giorno e rimborsi spesa ridicoli»

Il racconto del rappresentante sindacale che da anni si batte per salari giusti. Anche a Sanremo

Opulenza, abiti da sogno, lustrini e cachet da sballo. Per tutti, tranne per gli orchestrali – o meglio, per una consistente parte di loro – che, di fatto, hanno il compito di intrattenere e condurre musicalmente le cinque serate del Festival di Sanremo. È una situazione «che va avanti da anni», non è certo una novità, almeno stando a quanto riferiscono dai sindacati. Emanuela Bizi, rappresentante Cgil – e che da tempo si occupa del fenomeno -, spiega bene il meccanismo: «L’orchestra che vediamo trincerata nella buca, al teatro Ariston, è per la maggior parte composta da professionisti dell’Orchestra Sinfonica della Rai, regolarmente contrattualizzati dall’azienda del servizio pubblico».


Poi, però, dice: «Per la manifestazione sanremese la formazione “standard” viene rimpinguata, vengono cioè aggiunti alcuni elementi nell’orchestra per integrare l’organico già esistente». E qui l’intoppo. I musicisti extra sono sì assunti da mamma Rai e contrattualizzati, ma sono tecnicamente freelance, mantengono la partita iva, percependo circa 50 euro al giorno. «Vengono pagati mediante forfait. Parliamo però di un lavoro che inizia 40 giorni prima del festival e va avanti sino alla finale», racconta Bizi. Dunque, facendo un rapido calcolo, a fine Sanremo la loro busta paga è di circa «1930 euro lordi, più un rimborso spese ridicolo di 180 euro. Parliamo di professionisti, gente che ha studiato anni e che se è là dentro qualcosa deve valere».


In più, i ritmi di lavoro sono massacranti. Iniziano alle 10 del mattino con le prove, e vanno avanti anche per 10-12 ore. «Se poi pensiamo che ieri hanno cominciato alle 10 ma il festival si è protratto oltre l’una di notte, quante ore sono? E non è che uno può dire: “Bene, le mie ore da contratto sono terminate, ciao a tutti io vado a casa”. Si sta lì finché ce n’è, the show must go on, no?». Chiediamo allora se qualcuno abbia mai denunciato la cosa, e Bizi risponde: «Ti raccontano il dietro le quinte, e poi ti ammoniscono: “mi raccomando non dirlo a nessuno”. Questo perché vivono una situazione di evidente ricatto. Se venisse fuori il nome di qualcuno di loro, la Rai lo sospenderebbe dall’incarico e allora addio lavoro e stipendio».

Abbiamo chiesto alla Rai di replicare, ma stiamo ancora attendendo una risposta.

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