Sanremo e le «donne di Amadeus». Ecco perché nel 2020 non è accettabile un servizio pubblico del genere

Pagare le tasse per avere un servizio pubblico che promuove il modello femminile della ragazza bella e zitta, che come obiettivo nella vita ha quello di farsi scegliere da un uomo famoso e importante per un ruolo di secondo piano – fidanzata/ombra o co-conduttrice che sia – non era accettabile prima, figuriamoci nel 2020

«Sanremo ’70 dev’essere il più grande show che possiamo avere nel nostro Paese», esordisce così alla conferenza stampa di Sanremo Amadeus, conduttore della settantesima edizione del Festival della canzone italiana che anche quest’anno, dal 4 febbraio, tornerà ad allietarci in prima serata su Rai1. Un’edizione che, dopo i tentativi degli scorsi anni di emanciparsi dal solito pattern del presentatore al centro della scena affiancato da silenti e altresì provocanti vallette, si presenta all’insegna di un rassicurante ritorno alle tradizioni.


Già, perché quest’anno è Amadeus stesso a mettere in chiaro la situazione sin dai primi minuti di conferenza stampa, evidentemente compiaciuto di aver altruisticamente scelto di circondarsi di un harem di co-conduttrici. «Perché dovrebbero essere solo due?», confessa di aver pensato, «siamo al 70esimo, la presenza femminile è importante».

E, come se non fosse già abbastanza imbarazzante il messaggio – nemmeno troppo implicito – che per tener testa a un uomo della sua statura siano necessarie undici (undici!) donne, non esita a rendere manifesto il criterio sulla base del quale le ha selezionate: «Ovviamente sono tutte molto belle».

Selfie di Amadeus con le co-conduttrici Diletta Leotta, Antonella Clerici, Emma D’aquino, Laura Chimenti e Francesca Sofia Novella

Un ottimista potrebbe pensare che si tratti solo di un’uscita di cattivo gusto, uno scivolone dettato dall’emozione di presentare la kermesse più nazional popolare del bel Paese. Proprio per levarci ogni dubbio, Amadeus si lancia nella presentazione delle “belle” partendo da una «una modella, una ragazza bellissima», oltre che una sua «scommessa personale».

Dobbiamo infatti ringraziare il suo coraggio se insieme a lui, sul palco dell’Ariston, vedremo anche Francesca Sofia Novello, «la fidanzata del grande Valentino Rossi, che è stata scelta da me per la bellezza e per la capacità di stare con un grande uomo, stando un passo indietro». 

Grazie, Amadeus, ottima scelta: in effetti sentivamo proprio il bisogno dell’ennesima figura femminile rassicurante che non toglie luce al protagonista maschile al centro della scena, che non lo offusca con il suo talento ma anzi, da brava, sta un passo dietro di lui, zitta e sorridente, soddisfatta per il solo fatto di stare al suo fianco. 

Ci sarebbe da fermarsi qui, se non fosse che la conferenza stampa del Festival del patriarcato della canzone italiana prosegue con la presentazione di una giornalista del Tg1, Laura Chimenti, «uno dei volti storici più belli del Tg1» – sia mai che manchi un aggettivo qualificativo sull’aspetto fisico.

E dato che per la Chimenti può venire addirittura il dubbio che sia stata scelta per la propria professionalità, senza minimamente tener conto del fattore estetico, Amadeus si sente in dovere di citare quello che fu il commento di Fiorello davanti alle sue due prime proposte: «Quelle due femmine sono spettacolari, devi chiamarle».

Antonella Clerici, Amadeus e Diletta Leotta durante la conferenza stampa del Festival

Insomma, se per la settantesima edizione del Festival l’intenzione iniziale era mantenere «un occhio al passato, ma guardare soprattutto al presente e al futuro», Amadeus lo sta facendo decisamente nel modo sbagliato. Non solo quello a cui abbiamo assistito sino ad ora ha tutta l’aria di essere la fiera della subalternità femminile mascherata da emancipazione e quote rosa, ma il tutto è reso ancora più indigesto dal fatto che si tratti di un programma trasmesso su Rai1, la televisione pubblica. 

Pagare le tasse per avere un servizio pubblico che promuove il modello femminile della ragazza bella e zitta, che come obiettivo nella vita ha quello di farsi scegliere da un uomo famoso e importante per un ruolo di secondo piano – fidanzata/ombra o co-conduttrice che sia – non era accettabile prima, figuriamoci nel 2020. 

Se non ci è arrivato Amadeus, se non ci sono arrivati i vertici in Rai, ci è senz’altro arrivato il pubblico – donne e uomini che non si rassegnano a questa deprimente versione femminile obbligata a farsi piccola per rassicurare l’ego del maschio alfa di turno, nella vita professionale come in quella privata, e che non hanno paura di dirlo ad alta voce.

Che questa volta, oltre alla denuncia, la risposta più efficace sia seguire l’appello di Imen Jane e boicottare Sanremo?

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